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Il fatto del mese, a cura del direttore

Blessin, l’amore della Nord e il decisionismo americano

 

Non ci ha messo nemmeno cinque minuti il nuovo allenatore piovuto dalle Fiandre  per capire cosa sia la passione del popolo rossoblù e della sua Gradinata Nord, entrando subito in sintonia con questa realtà.

Un pragmatico che non ha avuto una parola di stizza per una partita dominata con diverse occasioni da gol mancate per un soffio. Il senso si esplica in questo concetto “le partite si vincono o meglio star zitti per migliorare e guardare avanti”.  Sembra impossibile ma dopo solo tre giorni il 48enne Alexander Blessin  ha fatto ritrovare alla squadra una determinazione, un pressing e una foga  agonistica che sembravano ormai perdute. Fattori che hanno fatto ritrovare entusiasmo alla Nord. Un entusiasmo che rappresenta una vera boccata di ossigeno perché senza la spinta dei suoi tifosi difficilmente questa squadra potrà ottenere la sospirata salvezza. Questo Blessin l’ha subito colto nelle sue ferme battute riferite dopo la positiva prestazione registrata con l’Udinese.

Anche quel vero signore che è Gabriele Cioffi, allenatore dei bianconeri di Udine, ha ammesso che il Genoa avrebbe meritato i tre punti.

Inutile nasconderlo. Il cambio repentino da un personaggio prestigioso come  Andrij Shevchenko, che rappresentava un profumato e accattivante biglietto da visita per il nuovo Genoa targato 777 Partners, ad un quasi sconosciuto tecnico del  Koninklijke Voetbalclub Oostende, squadra fiamminga che milita nel campionato belga, dopo che era stato annunciato l’arrivo del tecnico tedesco di origini italiane Bruno Labbadia, ha creato un certo disorientamento,  alimentando ulteriori  perplessità sulle prospettive della crisi del Grifone. Certo un conto è allenare una nazionale un conto e combattere  l’ardua lotta per la salvezza.  In questo forse la scelta dell’ex campione del Milan non si è dimostrata la migliore. Ma invece di farsi trascinare nel vortice delle polemiche che avrebbero, ce ne fosse bisogno, avvelenato ulteriormente il clima, l’ importante era correre al più presto ai ripari.  Ripari a cui si è ricorso con un taglio, un’impostazione davvero innovativa.

Come Genoani Foresti ci prendiamo il merito di aver continuato a crederci, anche quando le critiche piovevano da ogni parte. Questo non per una sorta di fedeltà acritica e incrollabile nei confronti della nuova proprietà, ma sulla base dei fattori che hanno fino ad ora caratterizzato la serietà di un progetto che guarda a medio e lungo termine.  In questo prospettiva un ruolo fondamentale è stata la scelta, più che di un attaccante , che ha portato ad avere come direttore sportivo una risorsa con l’esperienza , riconosciuta a livello internazionale, come quella del  39enne Johannes Spors.

Vero. Il calcio ci ha abituato a improvvisi cambi di allenatori. In questo  il decisionismo  della gestione americana, capace di svolte coraggiose e innovative,  dietro le quali vi è l’operatività del citato Spoor,  va visto come un fattore positivo  in quanto non vi era più tempo per ulteriori  tentennamenti.  Una scelta che ha mostrato dei segnali incoraggianti in attesa dei sospirati rinforzi in un calcio in cui il ruolo degli allenatori,   nel motivare e  valorizzare l’efficacia degli schemi di gioco, si dimostra  sempre più determinante.  Certo l’approccio di Blessin, tutto pressing e corsa, con schemi che coinvolgono più elementi ha portato importanti cambiamenti che dovranno essere confermati dai risultati. Cambiamenti che rientrano nel tanto citato progetto che ora dovrà passare la prova del mercato con innesti adeguati a sostenere una sfida impegnativa ma non impossibile.

Certo l’impegno di Sheva, aldilà dei risultati negativi e soprattutto per il gioco espresso, non era riuscito a dare quell’attesa scossa. Ma torniamo al presente. Ora la parola chiave sono quei rinforzi che si attendono come il pane.  Rinforzi che, oltre ad elevare il tasso tecnico (a partire a nostro avviso da un’incontrista, capace di rompere il gioco avversario,  un veloce uomo di fascia ed un puntero), dovrebbero integrare una rosa  per rispondere anche a emergenze sanitarie, incidenti vari, cartellini arbitrali, assicurando un adeguato turn over  con una panchina in grado di fronteggiare i ritmi di un campionato che non  consente cadute di ritmo.

Inutile fare tabelle. Solo un Genoa grintoso e determinato può guadagnarsi la salvezza. Un obiettivo possibile che impone una serie di vittorie, anche alla luce dei risultati e della crescente combattività che stanno dimostrando le squadre in fondo alla classifica. Una zona salvezza che potrebbe dare sorprese coinvolgendo realtà che si sarebbero potute ritenere fuori da questo rischio.  Spesso chi non è abituato a queste battaglie può avere amare sorprese nel rush finale.

Per il Genoa non vi sono molte alternative. Occorre anche andare a vincere qualche trasferta e iniziare a prendere punti pesanti anche su campi difficili, a cominciare dalla ostica sfida in programma sabato 5 febbraio  all’Olimpico  contro una Roma che si sta mostrando in grande salute, ma tuttavia capace di improvvisi cali di tensione e concentrazione. Cali che i grifoni non potranno più permettersi.

Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2010 nella redazione di Nuova Società. Interessi estesi dal sociale, alla divulgazione scientifica, con attenzione alla futurologia e al mondo del mistero con grande criticità.

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