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Juventus

Delusione Juve. Le polemiche non cancellano una stagione carica di errori in attesa di una inevitabile rifondazione.

Come accade a tutte le squadre “normali” ora anche la Juventus sbraita contro gli arbitri mentre sui social c’è anche chi arriva anche a invocare il complotto di fronte alle non esaltanti prestazioni dei bianconeri. Un quadro negativo che non ha consentito nemmeno di aggiudicarsi la Coppa Italia. Un trofeo che avrebbe potuto, in parte, compensare una stagione deludente.

I maligni hanno notato una scarsa presenza di Andrea Agnelli sugli spalti, mentre sono continue le voci su forti contrasti all’interno della sempre meno ovattata e riservata dirigenza bianconera.  Di certo il silenzio della presidenza, sia dopo l’eliminazione dalla Champions con il Villareal che dopo la finale di Coppa Italia con l’Inter, non hanno rasserenato gli animi.

La Juve non vince più nulla.

Su questa crisi (dopo i successi con una squadra che per un decennio ha sempre portato a casa almeno un titolo e che ha rappresentato l’asse portante della nazionale) è evidente quanto sia pesata l’assenza di un giocatore importante come Federico Chiesa. Uno che ha contribuito in modo determinante al successo italiano nell’Europeo.  Un Chiesa che è stato pagato meno di quel “fenomeno” di Vlahovic che, fino ad ora, non ha fornito il contributo sperato come goleador, nonostante la sua buona volontà.  Per non parlare dell’altro fenomeno strapagato di Moise Kean che ha tutt’altro che entusiasmato.  Chi spesso si è dimostrato davvero in grado di cambiare le sorti di una partita è il colombiano Cuadrado,  oltre a  quel discusso campione di nome Paulo Dybala sempre determinante.  Un vero talento argentino di 28 anni che, pur soggetto ad infortuni,  è stato protagonista  di alcuni momenti polemici  verso la società, principalmente per “nobili” questioni economiche. Questo mentre si moltiplicano le voci su un suo possibile  futuro milanese (sponda Inter). Un passaggio su cui non sembra un mistero il ruolo del direttore sportivo Marotta.

Le vere note dolenti per la zebra riguardano un centrocampo in cui nessuno è riuscito a tenere il bandolo della matassa come faceva con maestria unica Andrea Pirlo quando era in campo.   Un autentico punto di riferimento per la squadra che ora non c’è e che non è stato compensato dai diversi centrocampisti che hanno indossato la maglia bianconera. Come nel caso di Manuel Locatelli (costo quasi 38 milioni di euro).

Gli indubbiamente talentuosi ultimi acquisti bianconeri, spesso risultati sopravvalutati,  non sono riusciti a creare la giusta amalgama e  tensione sportiva.

C’è anche chi ha malignato sul fatto (ma la cosa non riguarda certo solo la Juve) che alcuni giocatori siano messi in campo solo per non far scendere la loro valutazione, visto che saranno oggetto di immediate e quasi certe cessioni.

Anche in difesa lo strapagato Mathias De Light (85 milioni di euro. Il più costoso difensore europeo)  non sembra avere risposto alle attese  e infatti ci si deve sempre attaccare agli highlander  Chiellini e Bonucci, con il primo  ormai a un passo dall’appendere le scarpe al chiodo.

Ora la Juventus pare davvero un cantiere a cielo aperto che, nonostante gli immancabili nuovi investimenti per un inevitabile rinnovamento, dovrà fare un percorso non facile per tornare competitiva come nei suoi standard ordinari.

Nel calcio alla fine i valori autentici emergono sempre . Il fatto che ora anche i bianconeri si lamentino in abbondanza , anche non a torto, per Var, arbitri , episodi discutibili, come avviene per tutte le squadre, è un ulteriore  segno  di un certo declino. Un fatto che contrasta con quello stile Juventus che appare anch’esso sempre più appannato.

Come detto   ci si attacca  alle ingiustizie, all’episodio per finire con il  possibile  complotto milanese per giustificare  evidenti carenze di gioco e di gestione. Un quadro in cui   Allegri, dopo le stagioni dei continui successi, sembra quasi aver fatto il suo tempo a Torino, e con lui una intera squadra che va rinnovata.  Una società che ha trattato come ferri vecchi un allenatore, mai gradito se non rifiutato dalla piazza, come Sarri (che ha vinto uno scudetto ed è stato cacciato) e quell’Andrea Pirlo che si era anche  aggiudicato una  Coppa Italia alla sua prima esperienza sulla panchina di un club.  Lo scudetto di Sarri fu ottenuto anche grazie alla straordinaria annata di Paolo Dybala che quell’anno si aggiudicò non a caso il titolo di miglior giocatore pur avendo come compagno un certo Ronaldo. Forse ci sarebbe da interrogarsi su questa scelta che non ha sorpreso anche se era nota l’incompatibilità tra Sarri e Ronaldo. Sarri voleva Jorginho e un buon esterno facendo a meno di Ronaldo ma si adeguò ai diktat societari.  Nel giugno 2020 fu esonerato senza alcun rimpianto e con una stampa locale totalmente avversa nonostante lo scudetto.

Col senno di poi cacciare quell’allenatore, dopo uno scudetto per nulla scontato, si è rilevato un errore. Anche se il suo gioco privilegia il collettivo sulle individualità (fosse anche il Ronaldo superstar). Sarri si è dimostrato un  grande professionista (come sta dimostrando con la Lazio) che però non  ha potuto nulla contro un ambiente totalmente ostile aldilà dei risultati.

Tornando ad oggi  è evidente che in questa stagione la Juve non sia mai esistita come realtà vincente. Gli errori di mercato e quelli che hanno fatto allontanare come dei falliti prima Sarri e poi Pirlo, oltre alle  divergenze a livello societario, hanno determinato un contesto davvero critico che è alla base di questi risultati. Si parla  da tempo del persistere di atavici contrasti ai vertici della società sulle scelte tecniche. Contrasti che vedono come protagonisti  Andrea Agnelli e il presidente della holding che controlla anche la Juventus John Elkann. Un progetto che ha contemplato una spesa di circa 250 milioni spalmati in cinque anni che non ha portato per ora a niente. Con una squadra con un gioco  che non ha mai brillato nonostante i diversi talenti che sono stati acquistati. Insomma i colpi di genio dei vari Chiesa, Dybala e Cuadrado non sono assolutamente sufficienti se non vi è squadra e senza un Ronaldo che da solo era in grado di togliere le castagne dal fuoco al momento giusto.

Ci si attacchi pure e giustamente a Var e complotti vari.  Per ora i tempi della “vecchia signora” sembrano   incerti  in attesa di una rifondazione che, al momento, non si sa se  avrà  Allegri  sulla panchina bianconera.  Dopo la bruciante eliminazione in Champions con il Villareal si è riproposto  quel  gioco non certo esaltante.  Un gioco sparagnino  “corto muso” che alla fine non ha pagato,  non portando  ai risultati sperati con una dirigenza che viene dagli appassionati ritenuta  la principale responsabile di un quadro assolutamente deludente.

Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2010 nella redazione di Nuova Società. Interessi estesi dal sociale, alla divulgazione scientifica, con attenzione alla futurologia e al mondo del mistero con grande criticità.

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