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Rubrica -Three Lions

Dopo 64 anni di attesa, il Galles va nel paradiso del Qatar

Dal nostro inviato a Cardiff: Simone Filippetti

Se la politica è la continuazione della guerra sotto altre forme, nell’epoca moderna, diretta e plasmata dai circenses, il calcio è la prosecuzione della politica e dunque della guerra. Il barone Von Clausewitz non avrebbe certo immaginato una svalutazione così “proletaria “ della sua famosa massima. Spoiler: ha vinto il Galles che va ai Mondiali dopo 64 anni e rovina i piani della propaganda filo-Ucraina che voleva usare una vittoria per alimentare la macchina mediatica.

Mai una partita di pallone, come quella tra il Galles e Ucraina, è stata più politica. Le due nazioni si giocano a Cardiff un posto per i Mondiali in Qatar, il prossimo novembre. E mentre infuria la guerra tra Russia e Ucraina, anche i Mondiali diventano uno strumento politico di propaganda. Se Ucraina, che già ha battuto la Scozia, vince contro il Galles e va ai Mondiali, sarà la vittoria della democrazia e dell’Occidente. Soprattutto perché la Russia di Vladimir Putin in Qatar non ci sarà: non perché non si siano qualificati (come gli Azzurri che sperano, solo loro, in un improbabile ripescaggio), ma perché è stata punita dalla FIFA (come se l’invasione dell’Ucraina fosse colpa dei calciatori russi, alcuni dei quali peraltro giocano in Europa).

Per lo Stato Etico globale, versione edulcorata dello stato totalitario di Karl Popper, l’occasione di Cardiff è troppo ghiotta. Sarebbe fantastico se l’Ucraina, nazione ormai feticcio della cultura liberal-progRessista, andasse ai Mondiali a discapito di Mosca. La nazionale di Kiev è sventolata come il simbolo del bene contro l’Impero del Male (copyright di Ronald Reagan).

Ci si è messo anche il calendario a incrociare la geopolitica: lo spareggio per staccare un biglietto con destinazione Doha cade. Non era previsto fosse così. La finalina era stata inizialmente fissata per la fine di marzo, ma poi è scoppiata la guerra ed è stata posticipata a tempo indeterminato. Sul treno che da Londra va a Cardiff, la “schizofrenia” del doppio appuntamento è visibile: da Londra a Bristol, i vagoni sono stipati di inglesi che tornano a casa dopo le celebrazioni per la Regina. Da Bristol il treno si vuota di inglesi e si riempie di gallesi che vanno a tifare la nazionale. Due paesi distanti e diversi sul medesimo convoglio.

In questi mesi di ritardo, la Gran Bretagna è diventata il più grosso sostenitore dell’Ucraina invasa: l’esercito inglese è quello che ha inviato più armi a Kiev; Boris Johnson è il premier europeo che più volte è andato a visitare Zelensky; il ministro degli Esteri Liz Truss è quello che più ha annunciato sanzioni e condanne contro la Russia.

E allora ecco che, dopo la vittoria “farlocca” dell’Eurovision, chiaramente regalata all’Ucraina, si annusa un pericoloso profumo di biscotto, di gran inciucio, giocato tra le diplomazie di Londra e Kiev, per “aiutare” la povera Ucraina ad arrivare in Qatar. Non ci vuole un genio a capire che una vittoria dei gialloblu sarebbe un’ulteriore arma mediatica da usare contro Putin e come panacea per i cittadini europei. Fuori dallo stadio, ci sono giovani tifosi ucraini arrivati persino da L’Viv: suona un po’ strano per un paese sotto le bombe, senza cibo, senza soldi e stremato. Il profumo da forno diventa un afrore di combine quando dopo solo un minuto l’arbitro estrae un cartellino giallo esagerato a un giocatore del Galles: stai vedere che la partita è davvero stata taroccata. Rimarrà solo un dubbio.

Gli oltre 32mila spettatori, un mare di rosso perché tutti sono venuti allo stadio indossando la maglietta della squadra, applaudono i giocatori ucraini quando entrano in. Ma poi vince il nazionalismo: aiutare l’Ucraina va bene, ma il Galles qualche buon motivo per voler vincere ce l’ha. Il Cymru non si è mai qualificato ai Mondiali negli ultimi 64 anni. Dal 1958, quando nessuno dei giocatori in campo e la maggioranza del pubblico sugli spalti era nato, aspetta di poter andare a giocarsi la Coppa del Mondo. Se la vedrà con la stessa Inghilterra, ulteriore ironia dei sorteggi. Cardiff, giovanissima capitale (lo è ufficialmente solo dal 1905), di un popolo storicamente povero, che ha subìto una sanguinosa colonizzata dagli inglesi nel ‘300, nutre un odio secolare per il governo centrale. E, tramite il calcio, ha fatto un grosso dispetto a Londra. C’era da aspettarselo: prima della partita, lo stadio intona una malinconica canzone in gaelico, l’inno ufficioso della nazionale, che racconta di un paese indomito e che mai la darà vinta agli inglesi.

Tanto per avere un’idea del clima, le migliaia di tifosi, tutti con la maglia rossa della nazionale, che dal castello di Cardiff, simbolo della città, si dirigono a piedi allo stadio intonano a squarciagola “F*** the Queen” (“Fan….alla Regina). Non avevano tutti i torti: altro che Londra, il vero Giubileo è a Cardiff.

Calcisticamente parlando, è stata una partita molto combattuta tra due squadre grintose ma non eccelse dal punto di vista tecnico. Su entrambi i fronti, molti stop sbagliati, passaggi fuori misura e molti errori davanti al portiere. Quando nessuno dei due avversari ce la fa a segnare, unico modo per sbloccarla è solo su calcio piazzato. E così è stato: ci ha pensato il panchinaro di lusso GarthBale, che LR ada paga epr non giocare, cn un tiro. Durante i 90 minuti si è fatto ammirare anche per giocate deliziose e dribbling ubriacanti.

Il vero motore del gioco del Galles però, è l’Ufo, nel senso di oggetto misterioso, Aaron Ramsey che pennella giocate (ma anche qualche errore di troppo sottoporta) mai viste alla Juventus.

Bale andrà in Qatar a giocare il suo ultimo Mondiale e poi si ritirerà dal calcio. Ci andrà anche Ramsey, mentre gli italiani guarderanno le partite alla tv. E gli juventini rimarranno con l’eterno dubbio se il giocatore gallese sia stato un flop o non sia stato valorizzato dalla Vecchia Signora.

Non ci sono dubbi, invece, sul fatto che finisce in una piovosa e grigia domenica di un giugno che pare novembre la favola calcistica dell’Ucraina, beniamina d’Europa. Per dirla alla Inzaghi: spiaze.

Galles – Ucraina 1-0 – Yarmolenko ( aut). 34°

“Simone Filippetti, giornalista del Sole 24 Ore basato a Londra, è autore e commentatore tv. Ha vissuto a Milano e New York. E’ autore di numerosi libri: Serenissimi Affari (Marsilio, 2014); I Signori del Lusso (Sperling&Kupfer 2019); e il recentissimo Un Pianeta Piccolo Piccolo (Il Sole 24 Ore 2021)”

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