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Editoriale

EDITORIALE – PERCHE’ LO FAI ?

Abbiamo chiesto a DIEGO PISTACCHI, caposervizio de Il Giornale – edizione Piemonte Liguria – di esprimere la Sua opinione, sulla crisi tecnica e di risultati del nostro amato Genoa – Ringraziamo Pistacchi per la sua disponibilità!

Ormai siamo al passo successivo. Capire perché.
Dato per lapalissiano che a Torino si è assistito alla nona partita su nove (dieci su dieci con la Coppa Italia) sbagliata in fase di impostazione dall’allenatore, quello che stupisce è il livello di assurdità che ogni volta cresce già in fase di analisi della formazione. Più correttamente, neppure della formazione, ma della disposizione in campo dei giocatori.


I nomi di chi scende in campo sono giustamente scelti dal mister e non si può eccepire su ciò che ha visto per tutta la settimana il tecnico. Differente è quando si vede il ruolo che va a coprire il singolo. Perché Sturaro seconda punta (o trequartista, se proprio si vuole) e contemporaneamente Ekuban a fare il quinto di centrocampo è qualcosa che va oltre l’invenzione. Specie in un momento in cui il Genoa avrebbe bisogno di certezze e non di continui esperimenti. E ancor più, a partita iniziata, quando l’evidenza del campo conferma ciò che chiunque saprebbe dire anche col senno di prima: il Torino spinge sulla sinistra (la fascia destra dell’avversario), con un giocatore di qualità assoluta come Ansaldi. Ecco, opporre su quella fascia la catena Ghiglione-Ekuban, non uno che assomigli vagamente a un giocatore con doti difensive, vuol dire scegliere di farsi male e di perseverare dopo i primi campanelli d’allarme. Anzi, addirittura dopo le campane a morto del primo gol e di una partita a senso unico per tutto il primo tempo.


Il problema non è neppure tanto la difesa a 3 o a 4. Il problema è vedere Fares su quella linea, che esattamente come durante la partita con il Sassuolo, dimostra che le poche volte che spinge come esterno di centrocampo (il suo ruolo) mette in mezzo occasioni che Destro trasforma in gol o quasi. Ma giocando da quarto di difesa è giustamente costretto, con l’azione che si sviluppa dalla parte opposta, a scalare al centro e a trovarsi in mezzo all’area a contrastare Sanabria. Era normale ci fosse lui, ma non ci si può stupire dei risultati.


Chi si è lamentato per settimane di avere troppi giocatori a disposizione, certo non può lamentarsi per gli infortuni, soprattutto portando in panchina (e tenendoceli) due difensori di ruolo, perfetti per giocare a quattro, ma utili anche a tre, magari risparmiando a Mimmo Criscito (enorme finora nell’inizio di campionato, finché è rimasto nella sua posizione) certe esibizioni contro la prima punta avversaria.
Non si può sperare di vedere un’idea di gioco, azioni ripetute, sincronismi tra reparti e tra giocatori, se la squadra viene rivoluzionata ogni volta nell’impostazione e nelle caratteristiche degli interpreti. Figurarsi se queste rivoluzioni avvengono poi più volte nel corso della stessa partita per riparare alle impostazioni date dal mister. Nel crescendo rossiniano delle intuizioni di Ballardini manca solo Sirigu trequartista, giacché se venisse schierato regista non sarebbe neppure così clamoroso, dal momento che tutte le azioni già ora devono nascere dal suo piede che illumina di traccianti terra-aria il centrocampo.


La reazione che scatta in un certo momento della gara, sempre dopo aver preso sonori schiaffoni, è spesso frutto di uno moto d’orgoglio, di uno spessore umano di chi veste la Maglia e non si arrende mai. Nascono da episodi e dall’iniziativa dei singoli. Soprattutto raccontano di una impressionante media realizzativa di Destro e compagni, perché ogni volta, riavvolgendo il nastro della partita, ci si rende conto che il portiere avversario non ha fatto parate. Che ogni tiro in porta è un gol, roba non da Genoa. E allora sì, bene fa Ballardini a elogiare lo spirito, la serietà e anche la qualità dei suoi ragazzi. Non pensando però che così facendo peggiora la propria situazione.


La “balla” del poco tempo a disposizione è scaduta. La “balla” dei troppi giocatori è meglio metterla da parte. La “balla” della sfortuna (peraltro oggettivamente e onestamente mai invocata dal mister) non è proprio materia del Genoa del “Balla”.
Si torna alla domanda iniziale. Perché? Perché un allenatore arriva a fare tutti questi tentativi diametralmente opposti sconfessandosi sempre da solo? Perché forzare posizioni di giocatori e caratteristiche in maniera talmente plateale da sembrare quasi fatte apposta? Se a queste domande si uniscono poi le clamorose dichiarazioni rese nei post partita con il sorrisino stampato in viso, che raccontano di un “bel Genoa” e spiegano che non c’è “motivo di preoccuparsi”, è legittimo persino arrivare a ipotizzare che – chissà perché – lo si faccia apposta. Che si voglia provocare. Assurdo? Sì, forse, ma non meno di certe scelte.

Diego Pistacchi

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