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Il fatto del mese, a cura del direttore

Genoa e gli americani.  Bellinazzo a Radio Skylab: “Come creare intorno al  calcio italiano un business vincente”

di Moreno D’Angelo

“Quando una proprietà di lungo corso ha esaurito la sua forza propulsiva il cambiamento è ben accetto, sempre che non si finisca nelle mani sbagliate” è il commento del giornalista Marco Bellinazzo del Sole 24Ore, interpellato da Radio Skylab, nel corso del programma sportivo del giovedì, condotto dagli instancabili  Angelo e Valentina, in compagnia di Raimundo Navarro di Genoani Foresti.

Ovviamente tema del giorno lo sbarco degli americani della holding 777 Partners nella società Genoa. Un fatto che ha messo fine a 18 anni di gestione del patron Preziosi. Uno delle ultime storiche gestioni calcistiche nazional affettive.

 Bellinazzo ha subito precisato “Meglio una holding ad un fondo in quanto vi è un gruppo di controllo che dovrebbe impegnarsi nel progetto con maggiori garanzie di continuità”. Insomma dovrebbe allontanare quel timore per i rischi di un investimento meramente speculativo, in cui spesso prevale un orizzonte finanziario di breve termine.

“La vera scommessa – si domanda l’esperto di finanza e sport – è quella di come creare, intorno a un club di calcio italiano, un business vincente tenendo conto dei vincoli burocratico politici e delle specificità della nostra realtà nazionale”. Prosegue con un auspicio: “i nuovi investitori potranno portare l’esperienza dallo sport business americano. Certo si tratta di un approccio che conosciamo sulla carta ma che spesso non mettiamo in pratica per un contesto nazionale caratterizzato da problematiche burocratiche e lentezze decisionali. E’ evidente che per un management che non conosca le dinamiche e le specificità nazionali possa vedere anche i migliori progetti impantanarsi”.

Insomma, la vera sfida è come creare intorno a un club di calcio italiano un business vincente, tenendo conto dei vincoli burocratico politici della nostra realtà nazionale.

In ogni caso l’arrivo di questa nuova proprietà sta riscontrando un certo entusiasmo sulla piazza, anche alla luce del coinvolgimento che la holding vanta in progetti sportivi (in ben 40 società europee) e del ruolo di alcuni suoi referenti indicati e a quanto risulta già operativi nella gestione.  Una gestione che farà vedere i primi frutti solo tra qualche mese.  

Intanto i tifosi sognano e si aspettano qualche acquisto importante, mentre si preannuncia per ora una particolare attenzione verso giovani promesse, “ma speriamo che questo entusiasmo non sia vanificato da difficoltà interne” precisa Bellinazzo.

Ma perché questo interesse americano e non solo per il mondo del calcio italiano, da tanti descritto sempre in crisi (e parliamo di seria A)?

il calcio come industria, a parte i due ultimi anni, è sempre cresciuto: dal 2009 al 2019 è passato da 13 a 24 miliardi di fatturato”. È la considerazione base di Bellinazzo che aggiunge – “i nostri club hanno una particolare appetibilità  perché a situazioni finanziarie spesso non ottimali si abbinano brand quanto mai importanti e quindi appetibili sul piano internazionale”.  

Bellinazzo evidenzia come anche il nostro calcio risenta particolarmente delle inefficienze del sistema. E’ il caso dei ritardi evidenti nella realizzazione di stadi e centri sportivi di qualità, ormai ordinari in tutta Europa. Questo fa emergere costanti difficoltà in un circuito in piena crescita che risulta a doppia cifra all’estero. Fattori che possono a volte bloccare l’appeal sugli investitori stranieri con i loro preziosi flussi di risorse diretti al nostro mercato.

C’è un ulteriore aspetto storico critico messo in risalto dal giornalista del Sole:   “Gli americani  che sono arrivati  fino ad ora nel nostro calcio (vedi Roma , Fiorentina, Spezia , Bologna e Parma)  non hanno ottenuto quell’atteso cambio di mentalità societario”. Un discorso che travalica l’immediatezza dei risultati sul piano meramente sportivo.  Ora è la volta dello storico Genoa e vedremo cosa succederà.

Intanto, come rileva Raimundo Navarro, qualcosa è cambiato: rispetto al silenzio del passato ora piovono comunicati stampa. Un segnale indubbiamente positivo di apertura e comunicazione. Ma non sempre abbondanza di parole significa comunicazione efficace. In ogni caso costituisce un indicatore di  apertura verso una città e un popolo di tifosi che attende da tempo una svolta.

E’ stato ben accolto il fatto che i protagonisti della nuova proprietà abbiano subito “messo la faccia” esprimendo le loro valutazioni sul piano strettamente calcistico. Si tratta di Josh Wander, uno dei fondatori di 777Partners e dell’ad Juan Arciniegas, che dopo il match pareggiato con il Verona hanno dichiarato: “Peccato non aver vinto ma abbiamo visto tutto quello che speriamo di vedere in questa avventura”.  Questi Signori paiono aver capito che, senza la condivisione di quel pathos che anima un tifo caldo come quello dei grifoni, poco valgono fredde parole che auspicano futuri successi.  Anche se non sono mancati da parte della nuova proprietà proclami che parlano anche di lotta per lo scudetto. 

Insomma dopo tante sofferenze, rimanendo sempre in serie A, ora si spera sia possibile un autentico salto di qualità per puntare a lottare per la Uefa. Con Ballardini? Sembra proprio di no.

Purtroppo quando si afferma troppe volte di vedere un bel gioco e si perdono troppi punti c’è qualcosa che non va.

In ogni caso mentre si dovrà fronteggiare la concorrenza di squadre a gestione straniera (americana o cinese) e le solite big, ritengo non si possa dimenticare il fascino e la costanza di certe gestioni familiari. Si pensi all’Ascoli guidato e seguito attimo per attimo dal mitico Costantino Rozzi scomparso nel 1994. Realtà in cui non è certo tutto da gettare di fronte agli attesi miracoli a suon di dollari americani o cinesi. 

Il calcio è  estro ma soprattutto armonia di squadra e di gioco, in sinergia con  tutte le sue componenti (dirigenziale, tecnica e del tifo).  Insomma per i successi serve pazienza e non basterà l’acquisto di qualche nome altisonante.   

Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2010 nella redazione di Nuova Società. Interessi estesi dal sociale, alla divulgazione scientifica, con attenzione alla futurologia e al mondo del mistero con grande criticità.

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