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Genoa

Genoa in B. Errori e rimpianti. Ora occorre guardare avanti.

Vi sono alcuni fattori positivi che danno fiducia dopo una retrocessione che ha portato il Genoa in serie B dopo ben 15 anni.

La forza e il sostegno dell’incredibile tifo genoano e la solida impostazione societaria, da una proprietà che, dal suo sbarco a Genova, si è impegnata in logiche di lungo termine, confermando tutto il suo rilevante apporto finanziario, rappresentano fattori base per l’auspicato pronto riscatto.

Un discorso di continuità che passa dalla quasi scontata fiducia al tecnico Alexander Blessin alla conferma di Johannes Spors come general manager, che aveva subito ambiziosamente parlato di dimensione europea.

Una proprietà che è stata capace di rimediare ad errori ed approcci forse eccessivi, pomposi e presuntuosi (che hanno caratterizzato l’arrivo di Sheva), visto il quadro di classifica, non riuscendo però a raggiungere l’obiettivo salvezza pur con la svolta rappresentata dal nuovo tecnico e l’arrivo di giocatori da cui ci aspettava legittimamente un contributo maggiore.

In realtà, aggiustata difesa e centrocampo, si è sentita e tanto la mancanza di un’autentica punta in attacco. Esperta, talentuosa o giovane, ma in grado di “metterla dentro”. Insomma un centravanti opportunista come Pippo Inzaghi, Palacio o Edin Dzeko per restare ai giorni nostri.

Un ulteriore elemento di forza è sicuramente rappresentato dalla franchezza di un presidente tifoso che non si è nascosto dietro facili alibi, analizzando i punti deboli dell’organico di una squadra che è riuscita a migliorare certamente l’interdizione a centrocampo e in difesa, ma che in attacco ha segnato con il contagocce, perdendo scontri diretti determinanti.

Inutili i se e i ma, il risultato non è stato raggiunto perché la squadra, pur con tutta la buona volontà e l’impegno, non poteva esprimere di più. Insomma poche scuse con una panchina anche qualitativamente troppo corta rispetto a quanto spesso si poteva riscontrare nella concorrenza.

Zangrillo ha parlato di una rosa promettente, determinata, in parte rinnovata, sotto la guida del tecnico tedesco, ma ancora insufficiente per reggere un campionato duro come quello di chi deve lottare per salvarsi.

Non ci possiamo certo fare illusioni. Anche la Serie cadetta è molto dura e nasconde insidie specie per chi crede di fare una passeggiata.  Sono tanti gli esempi di squadre di prestigio che in B hanno faticato e non poco.  Basta vedere come si sono messe le cose per realtà come Spal e Parma, per non parlare del fallimento di quel Chievo, di quei mussi volanti diventati per anni la favola della serie A.

Insomma anche in B è importante continuare a lavorare in modo mirato, senza cali di tensione, con il supporto di adeguati investimenti. Per questo è evidente la necessità di affiancare elementi esperti ai tanti giovani promettenti per affrontare una realtà non facile, in cui bisogna pienamente calarsi. Quella B dove abbondano pareggi e gioco duro ed in cui fino alla fine il quadro resta aperto.

Ora non pare di trovarsi di fronte a una rifondazione, ma sicuramente dei cambiamenti nella rosa saranno  inevitabili dopo la discesa nella serie cadetta.

Cambiamenti dopo quello apportato allo storico logo, con un grifone reso più minimale e slanciato.

 

C’è critica e critica

Ovvio che dopo una retrocessione piovano le critiche. Certo fanno sorridere certe ipotesi che ora, con il senno di poi, rimettono tutto in discussione: allenatore, scelte tecniche e progetto, andando a rimestare anche nel passato con squallidi sospetti.

Le critiche sono legittime finché non sono solo ridicole supposizioni mirate a creare zizzania. Questo a fronte di un progetto che conferma la sua bontà proprio per una visione, come detto, di lungo termine, da subito precisata da 777 Partners, con un impegno finanziario che resta fermo proprio con l’obiettivo assicurarsi un pronto ritorno nella massima serie. Un ritorno che una realtà come il Genoa merita.

 

Il cuore solidale genoano

In conclusione ricordiamo, ce ne fosse ancora bisogno, come il tifo genoano abbia raccolto, pur nella folle rivalità che pervade il tifo, un generalizzato credito di simpatia e ammirazione.

Ad esempio nell’ultima trasferta al Maradona alcuni siti del mondo azzurro hanno evidenziato un significativo striscione esposto dai ben 1200 tifosi del Genoa presenti: “Noi non dimentichiamo. Ciro vive”. Un ricordo dello sfortunato tifoso partenopeo colpito a Roma il 3 maggio 2014, prima della finale Fiorentina – Napoli, e morto dopo 50 giorni di agonia.

Forse è presto per parlare di un riavvicinamento tra due tifoserie calde, un tempo gemellate, in ogni caso si tratta di segnali positivi che hanno portato a questa dichiarazione su alcuni siti del tifo azzurro: “Si tratta di un gesto molto apprezzato dai napoletani, ma nemmeno inaspettato visto che non ci è affatto sconosciuta la sensibilità dei tifosi rossoblù. Nonostante i recenti dissapori, noi auguriamo al Grifone e ai suoi tifosi una repentina promozione in A perché è questa la categoria che meritano“.

Un auspicio espresso anche dalla bandiera rossoblù Mimmo Criscito: “Spero che la società si risollevi subito. Questa retrocessione deve segnare un punto di partenza per un club e una tifoseria che merita di essere protagonista in A”. Il suo: “voglio rimanere al Genoa per l’immediato riscatto” vale più di tante parole.

Riteniamo che davvero vi siano tutti i presupposti per un pronto ritorno in A. Un fatto assolutamente nelle corde di questa società, sempre che non prevalgano polemiche e contrasti alle prime inevitabili difficoltà. Noi ci crediamo.

Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2010 nella redazione di Nuova Società. Interessi estesi dal sociale, alla divulgazione scientifica, con attenzione alla futurologia e al mondo del mistero con grande criticità.

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