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Genoa

Giocatori Preziosi

Da quel lontano e salvifico 2003, quando un noto e capace imprenditore giunse al tribunale di Treviso per acquistare il club più antico d’Italia, quello da cui tutto ebbe inizio, sono passati molti anni. Momenti esaltanti, con la prima promozione in A ed una rosa da stropicciarsi gli occhi (Abbiati, Lavezzi, Milito su tutti); attimi da incubo con la retrocessione in C, che ancora richiama vendetta e le prime contestazioni poi rientrate con l’immediata risalita nella massima serie mai più abbandonata, come mai accaduto nella storia del Genoa.

Oggi il Grifone festeggia 15 anni lì, tra i record di permanenza costante delle grandi (vd. articolo “Numeri Preziosi“), con qualche sofferenza di troppo, ma pure con l’immagine negli occhi di giocatori con indosso una maglia che mai avremmo sognato infilassero. Solo quest’anno Strootman, Zappacosta, Badelj.

Molti tifosi lamentano siano state meteore nel cielo RossoBlu, prestiti o acquisti immediatamente rientrati alla base o ceduti. Vero. Come è vero alcuni di essi sarebbe stato impensabile anche solo accostarli al Genoa con una formula diversa dal “tempo determinato”: penso a Strootman, capolavoro del mercato di Gennaio, nascosto dalle trombe dei giornali che puntavano sul ritorno di Piatek, mentre la vera trattativa, molto più importante e utile, si svolgeva a Marsiglia. A Zappacosta, come raccontato ai microfoni di Radio Skylab dall’allora DS Faggiano, corteggiato per giorni e convinto anche, forse soprattutto, poiché proveniente da un anno deludente alla Roma e riserva ormai fissa nella società proprietaria, il Chelsea. Due esempi dell’ultimo anno che ricalcano il percorso di altri e che, ragionando obiettivamente, pareva difficile convincere a rimanere: il centrocampista avrebbe dovuto spalmarsi l’ingaggio di 4,5 milioni in più anni, mentre il Marsiglia avrebbe dovuto rinunciare ad utilizzarlo per scambi o, meglio, introiti vista la passerella che ne ha riportato il nome su bocche di importanti squadre europee; l’esterno, seppur in un anno inizialmente travagliato, dovrebbe rinunciare alle sirene della Champions dopo aver dimostrato di essere l’ottimo giocatore che lasciò l’Italia per giungere a Londra.

Ma il discorso vale anche per chi sia di proprietà. Spesso i giocatori stessi, attratti dal richiamo economico, spinti dai procuratori e desiderosi di calcare palcoscenici internazionali, scelgono di ringraziare chi li abbia “ri/lanciati” ed andare altrove: pensiamo immediatamente a Milito, ai 4 milioni proposti dall’Inter ed al triplete conquistato. Altre volte, sarebbero anche rimasti, ma situazioni esterne li hanno “forzati” all’addio, come Palacio che chiese la cessione dopo un increscioso accadimento al campo di allenamento.

Gli episodi indipendenti dal volere societario sono molti, comprensibili e facenti parti del mondo calcio, dove agenti e denaro la fanno da padroni e, talvolta, anche la presunzione vince sull’evidenza ancora si debba dimostrare molto (caso Piatek)

Da queste ed altre considerazioni, dal dibattito su prestiti, vendite, partenze ed acquisti, nasce l’articolo che vuole ripercorrere gli anni della gestione Preziosi tra piazzamenti e rose che spesso, sulla carta, hanno fatto pensare a qualcosa in più rispetto al piazzamento finale.

Si parte dal primo campionato, 2004/2005

Allenatore Cosmi, promozione in serie A, cui segue la retrocessione in C con anche 3 punti di penalizzazione e che ci ha impedito di godere di quei nomi che mai si sarebbe pensato avrebbero potuto militare nel Genoa: Abbiati in testa, Milito appena sbocciato e scoperta del presidente, Lavezzi poi esploso al Napoli…

Quell’anno in porta l’attuale preparatore dei portieri Alessio Scarpi e qualche nome di qualità per la cadetteria. Tedesco a centrocampo a gennaio raggiunto dall’attuale mister dello Spezia, Vincenzo Italiano, con l’attaccante Carparelli ed il difensore Sartor. Sottil, Zanini, Stellone, Lazetic, Caccia… Milito. Un anno divertente, soddisfacente e all’insegna dell’intuito che avrebbe poi contraddistinto il presidente: chi era Milito? 26enne semisconosciuto che si rivelerà una vera stella del panorama mondiale. Purtroppo, l’anno successivo fu uno dei sacrificati, che tuttavia fece ritorno dal Saragozza 2 stagioni dopo.

2005/2006, serie C: Vavassori – Perotti – Vavassori, 2° posto e promozione dopo la vittoria dei play off che tutti ricordiamo con un’emozione da Champions!

Scarpi rimase tra i pali, Baldini in difesa con Lamacchi, Marco Rossi che poneva le basi per la sua “vita in RossoBlu”, Caccia in attacco. Era l’epoca di Manuel Coppola, il Piranha, Stellini, Greco.

Un anno all’inferno che ci ha impedito di vantare nomi roboanti, ma ci ha donato qualche ricordo affezionato ad alcuni protagonisti, che ancora ci fa sorridere.

Ed eccoci in B, 2006/2007 con la nascita di una “leggenda”: Gasperini approda al Genoa da sconosciuto e partirà da rimpianto eroe, anche lui con alti e bassi nel rapporto coi tifosi (ma questa è un’altra storia, che molti vogliono “insabbiare”, ma che resta tra le testimonianze di un ambiente particolare che alle colpe attribuite alla società, spesso si dimentica di sommare le proprie)

Si intravedono nomi piuttosto interessanti, che lasciano intendere come Preziosi voglia la serie A subito: Adailton e Figueroa i più noti, ma quello che ricordo con più entusiasmo e che avrei voluto vedere ancora con la mia maglia quando invece venne costretto ad andarsene dal ritiro di Neustift, è Milanetto. Un regista nel vero senso del termine, un personale rimpianto anche quando comunque arrivò Thiago Motta…  Nel cuore dei tifosi fa breccia Mimmo Criscito e Beppe Sculli (…), insieme a Juric che altrettanta ammirazione non ha ritrovato nella veste di allenatore.

Il Genoa conclude al terzo posto ed in virtù dei 10 punti sulla quarta classificata (il Piacenza) guadagna la promozione con Juve e Napoli. Per la prima volta dall’introduzione nel campionato cadetto, i play-off non sono disputati.

E da qui comincia la nuova vita da record del Genoa, il primo di 15 anni di serie A.

2007/2008 Gasperini che intravede l’inizio della propria ascesa con un 9° posto a fine campionato grazie ad una rosa ben calibrata. Non appaiono ancora nomi altisonanti, ma  il mix è vincente: Criscito, Bovo, Bega, Lucarelli, Masiello per la difesa; centrocampo con Milanetto, Juric, Fabiano e Paro (campione in erba, dalle grandi potenzialità, la cui carriera fu condizionata e limitata dall’entrata killer di Camoranesi a centrocampo… senza palla… e senza cartellino, nemmeno giallo). Il nome che spicca è quello di Di Vaio tra gli attaccanti, accanto a Figueroa che purtroppo non renderà mai quanto avrebbe potuto, reduce da un infortunio che ne ha alterato il funzionamento del ginocchio, coadiuvato da Boriello. Una scommessa vinta dal Presidente. L’attaccante arriva dopo uno “strano” episodio di doping medicale, dimostrando Preziosi aver avuto l’intuizione giusta, la prima di molte. Di Vaio con 9 goal fatti sembrerebbe non essere stata una grande scelta, ma qui, innegabile, lo zampino del tecnico che lo schiera sulla fascia, terzino: i 22 goal realizzati da Borriello saranno da lui conquistati l’anno successivo al Bologna dove verrà schierato prima punta qual era. Non una critica a Gasperini, che comunque, nonostante i tifosi contestassero il ragazzo, lo schierò sempre e proficuamente, ma la dimostrazione di abbondanza di talenti nel reparto offensivo, merito delle scelte societarie.

2008/2009 Gasperini ed il sogno Champions. Sfiorata, meritata e sottratta in una partita da “rivedere” con la Fiorentina. 5° posto e miglior piazzamento dell’era Preziosi. Ma che rosa!?!

Ricordo ancora la prima in casa: gli occhi lucidi, lacrime trattenute, mentre sotto la mia postazione si scaldavano Motta, Ferrari, Milito.  Senza dimenticare Palladino, Biava e – ce ne accorgemmo dopo – un altro in cui pochi credevano, ma bastò il Presidente: Papastathopoulos. Buoni giocatori erano poi presenti anche senza troppa fama: Bocchetti, Criscito che si consacra, El Shaarawy, Mesto (non un fenomeno, ma una certezza di impegno, corsa e prestazione)

L’esordio di Motta si accompagnò all’infortunio di Milanetto. L’ingresso un boato assordante. Per molti, e per chi scrive, il miglior giocatore ad indossare la nostra maglia. Merito di? Preziosi.

Il ricordo. Thiago era reduce da un grave infortunio. Gli osservatori sconsigliarono di prenderlo. Il Presidente agì di testa sua (cosa che vorrei riprendesse a fare), lo chiamò e, da uomo per cui una stretta di mano vale più di una firma, ascoltò il centrocampista brasiliano che giurò di farcela. Lui gli credette e Motta ripagò la fiducia concessagli con prestazioni straordinarie ed una serietà rara: non era difficile incrociarlo il lunedì a Pegli, per sessioni aggiuntive, mentre i compagni erano a riposo post-partita. Giusto dar merito anche ai preparatori, che lo aiutarono certamente a tornare il campione che avrebbe poi indossato la maglia di Inter e PSG… Leggenda narra che l’anno successivo, quando l’articolazione cominciò nuovamente a dare problemi, Thiago fece riferimento ai professionisti del Genoa per recuperare…

2009/2010 9° posto sempre con Gasperini alla guida e l’arrivo di Palacio. In quel campionato giocarono ancora per il Grifone Criscito, Palladino, Milanetto, Mesto, Jancovic, Sculli, Rossi,  arrivò Amelia e comparve Perin alle spalle del sempre presente Scarpi. Per l’attacco si puntò su Acquafresca, purtroppo con poco successo per problemi fisici mai superati, “aiutato” da Floccari e Crespo. Arrivò in difesa Moretti, a centrocampo Zapater che non riuscì ad ambientarsi e ad adeguarsi al nostro campionato e Kharjia che tradì le aspettative, mentre dal settore Primavera, oltre a Mattia, fece capolino Polenta.

Il ricordo. Polenta giocava nella Primavera del Genoa. Talento riconoscibile anche da occhio inesperto, carattere decisamente forte, forgiato dalla provenienza. Nel corso di una partita particolarmente impegnativa, un attaccante viene espulso per comportamento scorretto nei confronti del nostro difensore. Proteste varie dalla panchina conscia il ragazzo avesse provocato nel tempo, con sussurri poco gentili, l’avversario… Non ho mai compreso il perché si sia perso, ma ancora oggi, parlandone con chi lo ha visto giocare ed abbia competenze, l’Uruguaiano classe ,92 era un difensore promettente finito oggi in America con qualche presenza nelle nazionali “minori”

Se la rosa non può essere paragonata a quella del Campionato precedente, quanto avvenuto rappresenta forse l’inizio di un leitmotiv che ancora oggi ci “perseguita”. In questo caso vi fu un buon piazzamento, ma le aspettative dettate dai “nomi sulla carta” fecero immaginare un finale un po’ più combattuto, divertente, al di là della riuscita o meno verso una qualificazione europea.

2010/2011 Gasperini e la prima di Ballardini: salvezza a 3 giornate dalla fine, 10° posto

In estate arrivano Bonucci – visto, selezionato e voluto da Preziosi, ceduto subito alla Juve e Ranocchia, altro acquisto, poi “suddiviso” con l’Inter, sempre ad opera dell’intenditore patron del Genoa. Ancora un anno di Criscito, Dainelli e Kaladze a dare sicurezza al reparto difensivo, con un acquisto nuovamente inaspettato per caratura: Rafinha (che alcuni riuscirono anche a contestare e si vide poi quanto fossero in errore). L’acquisto di Veloso e Ledesma per dare lustro al centrocampo ancora in compagnia di Milanetto, del “cingolato” Kucka (dopo le prime partite deriso anche da alcuni giornalisti, ma rivelatosi fondamentale diga) e di Konko, mentre “nasce” il forte e sfortunato Sturaro, sulla fascia di sinistra Antonelli che diede il massimo in queste stagioni Rossoblu (andò poi al Milan). Confermato Palacio, l’attacco sembra esplodere: Floro Flores, Boselli, Rodriguez… e Luca Toni.

Il ricordo. Richiesto con forza da Gasperini, Preziosi lo accontentò prendendolo dal Bayern nonostante un ingaggio fuori standard. Lui si dichiarò entusiasta, punta centrale con due esterni a servirlo: per me, disse, il massimo. Non fu così, in un’annata decisamente deludente.

Una stagione che, come la precedente e forse di più, avrebbe fatto sperare in un campionato non solo tranquillo: Gasperini dopo quasi 5 anni, viene esonerato dopo aver conquistato 11 punti nelle prime 10 partite (3 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte) ed a tre punti dall’ultimo posto. A coronamento della difficile situazione, una tifoseria in fiamme. Gli subentra Ballardini che totalizza 15 punti nelle ultime nove gare del girone d’andata frutto di 4 successi e 3 pareggi tra cui la vittoria nel derby per 1 a 0. Nel girone di ritorno, tra belle prestazioni e sconfitte devastanti, si gioisce per la salvezza a tre giornate dalla fine, ma soprattutto per la vittoria che condanna alla Serie B i blucerchiati. Goal di Boselli su assist di Milanetto. Per lui, ultimo anno al Genoa che ancora provoca bruciori.

Il ricordo. Le doti di Milanetto si rivelarono anche fuori dal rettangolo di gioco. Quando tornò per affiancare i mister e scovare talenti, il suo operato fu altrettanto buono: Gasperini parlava di ruoli, lui portava il nome giusto, il DS chiudeva. Macchina perfetta. Ma anche questa è un’altra storia…

2011/2012 17° posto, peggior anno con la mancata conferma di Ballardini, l’arrivo di Malesani, poi Marino ed infine De Canio. Eppure non si pensava potesse essere così dura, perché? Vediamo la rosa:

Frey, colui che in parte ci negò la Champions, portiere tra i più quotati, arriva a Genova! Pratto il nuovo colpo societario che si dimostrò corretto, quando ormai lontano dal Genoa, ma di cui tutti parlavano bene. Zé Eduardo, che purtroppo deluse. Il resto, tra gli altri vede: Granqvist, che non rendo in grassetto, ma che comunque si è dimostrato anche dopo un bel giocatore, Antonelli, Birsa, Jorquera, Costant, Biondini. E i rimanenti Palacio, Veloso, Rossi, Jankovic, K’aladze, Mesto, Bovo, Moretti, Kucka, Sculli, Sturaro. Ed arriva il violinista, Gilardino ad affiancare un inadeguato Caracciolo.

2012/2013 altro 17° posto, altro vortice di panchine: De Canio – Del Neri  e seconda volta di Ballardini

Resta Frey, c’è Boriello ed arrivano nomi a rinforzare tutti i reparti su cui spiccano Vargas e Matuzalem, accanto ad altri meno quotati, ma affidabili: Manfredini e Portanova; Rigoni e Bertolacci (nuovo talento scoperto in casa Genoa); FloroFlores e… Immobile. L’anno del bomber laziale venuto da Pescara è particolare: Borriello è figura ingombrante, perfino in allenamento gli impedisce di provare la propria naturale posizione. Schierato il futuro milanista come centrale, Ciro non può far altro che “girargli” intorno, creando sovente situazioni in cui i due attaccanti “si schiacciano i piedi”. I tifosi sono poco inclini a comprenderne le difficoltà, lui segna con la Juve e “osa” zittirli, la situazione precipita tra contestazioni e l’inevitabile addio. Altro talento scovato, altra perdita in “concorso di colpa”, altro campionato sottotono, ma non sulla carta.

2013/2014, 14° posto con Liverani ed il ritorno del Gasp

Perin, pronto a diventare quello che tutti conosciamo (magari pre-infortuni), Burdisso, Lodi (che problemi “familiari” condizionano e, salvo il goal  su punizione nel derby, non dimostrerà mai le proprie vere qualità), Centurion (peccato il carattere), De Ceglie, Cabral alcuni nomi, su riconfermati e new entry che meno aspettative portano con sé: Calaiò, Gamberini, Marchese, Fetfatzidis, Stoian.

Forse, salvo Burdisso, la prima volta in cui, ai nastri di partenza, qualche dubbio sarebbe stato lecito avere ed esternare.

2014/2015 6° posto e Gasperini’ year!

Solo alcuni nomi per rendere giustizia della capacità di reperire talenti: Perotti e Falque. 

Ma quelli da sfoggiare sono vari: Niang, Pinilla, il mai sbocciato Lestienne, Matri, ad affiancare il rimanente Boriello; Izzo (altro “talentino”), Roncaglia (croce e delizia), per sostenere Antonini, Burdisso, Marchese, Antonelli; arriva Rincon altra parentesi positiva finita per volere del calciatore

In ricordo. Un’estate infuocata per lo staff del Genoa, quella in Rincon chiede di essere ceduto. Tante le telefonate per accontentarlo, nessun interesse mostrato da chi gli andasse a genio e mal di schiena invernale per le valige preparate a prescindere… e finalmente la Juve che lo accetta

E continuiamo con la lista:  l’esperto Edenilson, l’esordiente Mandragora, altro frutto del vivaio. Nel mercato “di riparazione” in prestito: la nuova invenzione Pavoletti allora del Sassuolo e che fece quanto quest’anno parrebbe accadere a Scamacca, Laxalt dall’Inter (con Tino Costa dallo Spartak; Niang dal Milan, Tambè dal KV Kortrijk; Borriello dalla Roma)

La rosa è equilibrata e la resa massima. Finalmente parrebbe tornare tutto a posto: nomi=risultato massimo ottenibile. Ma il Genoa è sofferenza, ambizione e tradimenti della sorte

2015/2016 11° posto sempre con Gasperini (ma con lui era un buon risultato, quest’anno pare di no…)

E troviamo Ansaldi, scoperta nemmeno troppo per chi segua i vari campionati, ma colpo da maestro per il Grifone. Andrà poi all’Inter (ed al Torino), ma senza mai rendere quanto a Genova mostrato. Cerci, da cui tantissimo ci si aspettava e poco si è ricevuto; Pandev, tra dubbi dei tifosi, altalenante sostegno e qualche insulto nel tempo, ma nella realtà fondamentale e prezioso da allora ad oggi;  Munoz, Suso, Ntcham, Capel, Dzemaili, Lazovic… ad infoltire una rosa apparentemente ben strutturata con ancora Izzo e Burdisso a dar certezze alla difesa, Laxalt a correre sulla sinistra, Perotti e Pavoletti a riconfermare il proprio talento e qualche innesto in prospettiva non del tutto soddisfacente: Fiamozzi, Matvz, Cissokho.

Giusta la classifica finale? Qualche rimpianto resta.

2016/2017 16° con Juric ed un intermezzo per Mandorlini

Osservando la lista, troviamo ancora Burdisso ed Izzo, con Biraschi “dietro, Ntcham, Veloso, Rigoni, Laxalt, Lazovic –  Pinilla, Palladino e Pandev. Arriva Cataldi, tra i consensi poi non pienamente, quasi del tutto, meritati; Taarabat e Simeone che come molti, trova fiducia nel Genoa, la ripaga con bei campionati genovesi, per poi perdersi tra Fiorentina e Cagliari. Hilijemark prima non amatissimo, poi ceduto e ripreso tra i plausi; esordisce Pellegri e si sottolinea qualche scelta non proprio azzeccata: Ninkovic, Orban, Gentiletti

Al di là dell’anno in sé, sempre più evidente è che certe cessioni/mancati acquisti, mal digerite da alcuni tifosi, in realtà sono state vere e proprie mosse azzeccate: penso a Simeone, come “la” visto l’anno analizzato, ma ricordo Ansaldi, Rincon, Izzo, Suso, Laxalt, Falque, Pellegri, Salcedo, Bertolacci, Kouamé… tra i più recenti. Poi ci sono “gli inevitabili” come Milito e Motta, i “fenomeni” come Piatek (e Perin) ed una lunga lista di “climatici” come Immobile e Palacio, oltre a Veloso sempre e fortunatamente ben sostituito.

2017/2018 12° tra Juric e Ballardini ter

Rileggendo la rosa, forse l’unico vero anno in cui fosse scontato soffrire – anche se alla fine un 12° posto non è poi così male. Si prova a recuperare Giuseppe Rossi, senza successo, ma giusto tentare e comunque tra quei giocatori che, o vengono per rilanciarsi, o la maglia del Genoa bisognerebbe regalargliela per Natale e nemmeno così si avrebbe la certezza sia indossata.

Pedro Pereira potrebbe finalmente mostrare quel talento che tutti gli riconoscono, ma raramente si è visto.. ed anche in questo contesto non si avranno prove delle sue qualità. Spolli, Gentiletti, Izzo, Biraschi, El Yamiq, Migliore, Zukanovic, Rossettini(Landre) compongono il quadro difensivo: non eccezionale, ma Perin tra i pali da fiducia e si prova a far diga a centrocampo dove Bertolacci è ancora lui, Rigoni un generoso, Bessa di spinta, Veloso, Hilijemark e Taarabt danno qualità Rosi si impegna, ma né in zona difesa, né in quella di spinta può giudicarsi sufficiente una sola prestazione. L’attacco con Medeiros a suppporto che ancora oggi non riesco a definire, conta Rossi, come detto, Galabinov (Salcedo e Pellegrini), Lapadula, in cui il Presidente credeva molto, forse troppo, Simeone.

Ancora adesso scrivendo ed anche omettendo anche parte della rosa, qualche dubbio resta e la posizione finale parrebbe coerente con le aspettative.

2018/2019 17° posto, soffertissimo tra Ballardini, Juric Prandelli

Ma qui torna il leitmotiv del “sulla carta”. Salvo i portieri, che lasciano molto sconcertati (Marchetti/Jandrei), il resto parrebbe ben bilanciato: ritroviamo Criscito, si confermano Biraschi, Spolli e Zukanovic cui si aggiungono Gunter, Lisandro Lopez, Pezzella ed il talento puro, nuovo colpo “prezioso” Romero (lanciato da Juric); a centrocampo Rolon si impegna, Mazzitelli ci prova, Radovanovic fa il compitino, Lerager sostiene e lotta, Hilijemark si ripete, Veloso apparentemente impenetrabile dagli accadimenti esterni al campo, soffre leggermente, ma macina chilometri (dopo Kouame quello che ne percorrerà di più), recupera palla e da sempre il massimo, Pereira brucia la sua seconda occasione, Romulo piace; esplode il prescelto da Preziosi Piatek, Kouame mostra qualità, Lapadula delude ancora, Pandev insegna (calcio, umiltà, serietà), Favilli… si rompe. Sfortunato, quest’anno rientrerà dal prestito senza sia scattato l’obbligo d’acquisto per il Verona, il ragazzo è chiaramente forte, ma decisamente fragile, troppo… Sanabria a gennaio, dopo la tanto discussa quanto azzeccata vendita del polacco con cui condivide lo “sponsor”, mostra di non essere una prima punta, di aver piedi ottimi e necessità di compagni che giochino la palla, più che lanciargliela come accadeva con l’attaccante ormai milanista.

Il 2019/2020 è ancora fresco, con la squadra affidata ad Andreazzoli, poi Motta ed infine a Nicola che ci salverà per un sudato 17° posto ingiustificato a fronte della squadra proposta su cui spicca Schone.

Radu e poi Perin di nuovo tra i pali, Criscito capitano, Zapata con oltre 300 partite in A e con squadre “altolocate”, Masiello a gennaio per dare esperienza e concretezza, Goldaniga (che io confermerei domani), Barreca su cui si dicevano cose buone, disperse nei meandri di un carattere debole; centrocampo equilibrato con l’arrivo di Behrami (lanciato dal Genoa quando appena ragazzo!) che spero ancora per un anno firmi, Rovella che la Juve si accaparra, Lerager prezioso, Romulo costante, Jagiello che in B farà bene, Cassata generoso e in crescendo, Sturaro dolorante… Davanti Sanabria, Kouame, Saponara che dipinge, ma non rende altrettanto in campo e Destro come scommessa, vinta l’anno successivo probabilmente anche grazie alla nascita del figlio che ha frenato le aspettative della moglie, impegnata nella carriera televisiva, ora appagata dalla maternità. Favilli ancora non pervenuto, o meglio pervenuto e “affondato”

Infine quest’oggi: 2020/2021. Abbiamo terminato il 23 maggio all’11° posto potendo vedere giocatori inimmaginabili: Strootman, Zappacosta, Badelj, Scamacca, Pellegrini (seppur virtualmente visto il numero esiguo di partite), Pjaca, Shomurodov (che quando preso suscitò le polemiche dei più per la cifra investita ed oggi triplicata), Zajc (fatelo giocare nel giusto ruolo!)…

Tra talenti scoperti e campioni “imprestati” in questi anni Preziosi ci ha fatto sognare, magari arrabbiare, ma non è preferibile soffrire per una cessione piuttosto che per il non poter sognare certi nomi possano essere accostati al Genoa? Andranno via, rimarranno, ci useranno per rilanciarsi, ci serviranno per far quadrare i conti… non importa, hanno indossato, indossano e indosseranno la nostra maglia e oggi possiamo sperarlo. Guardiamo indietro e campioni chi troviamo? Tutti insieme, in tutte le gestioni precedenti a Preziosi, salvo eccezioni, che appunto sono state tali, o colpi di fortuna o saltuario nome da vivaio, non si avvicinano neppure al numero di giocatori che Preziosi ci ha fatto vedere, spesso scoprire ed amare. Per cui disperarsi e protestare…

Le classifiche ci hanno spesso tradito. Ma sulle rose non ho nulla da eccepire (salvo i due anni indicati comunque nell’analisi) e quando comunque queste avessero mostrato carenze, vi è sempre stato un intervento correttivo ed efficacie. L’unico “rimprovero” potrebbe essere nella scelta degli allenatori: talvolta per momento, ultimo Thiago Motta, ma inserirei anche Juric; talvolta per mancanza di convinzione e vera fiducia; talvolta per non aver potuto chiudere con la prima scelta.. spesso per ascoltato terzi.

Ed ora non resta che aspettare. Senza rimpiangere chi non tornerà, ma festeggiando per averli potuti vedere e aspettando i prossimi giocatori per sostenerli finché abbiano indosso la nostra splendida maglia

 

Genova, 26 Aprile 1977 “Io parlo di Comunicazione – ufficio stampa e media relation - Siti Web. Papà chiede quando smetterò di giocare e disegnare e mi troverò un lavoro vero. I genitori la sanno lunga...” Consulente per la comunicazione aziendale e politica da oltre 15 anni è socia della PVD Consulting insieme a Pietro Avogadro, sistemista ed esperto in privacy. Inizia il proprio percorso a Milano, in un’agenzia di comunicazione dopo uno stage legato al Master di specializzazione per tornare a Genova ed intraprendere il percorso lavorativo indipendente. Non è stato semplice, la sua città la accoglie con diffidenza: giovane donna, spesso si sentiva chiedere dove fosse il suo capo. Ma ha saputo destreggiarsi, crescere e creare un’impresa piccola, ma solida anche grazie alla continua voglia di evolvere, aggiornarsi e, soprattutto alla testardaggine: “E’ stato difficile affermarsi, ma l’entusiasmo che veniva percepito apriva lo spiraglio. Qualche volta non è bastato, altre è servito ad iniziare un percorso. Alla fine, posso dire essermi tolta molte soddisfazioni e qualche sassolino…” Consegue il titolo in diversi Master tra cui quello in “Ufficio stampa e media relation” del sole 24 Ore, “Digital marketing” con Studio Samo e “Consulente politico e marketing elettorale” con Eidos Communication. Tra Milano e Roma la voglia di migliorare si fa sempre sentire senza esaurirsi: “Forse è questo il mio jolly, non mi accontento mai”. Il ruolo che le piace più ricoprire è quello di addetto stampa, ma ama collaborazioni e consulenze che la portino a studiare nuove realtà e preparare i clienti ad affrontare il mondo della comunicazione sempre più visual ed incentrato sui social. I suoi clienti spaziano da realtà medio grandi di diversa natura, associazioni sportive, politici e liberi professionisti, a start up per cui studia piani di lancio. Sempre attiva, tanto da mettere il lavoro al primo posto, quando le si chieda come stia, risponde raccontando delle proprie giornate professionali. Per passione, entra in contatto con il mondo della televisione e della radio. In particolare, oggi, conduce insieme ad Angelo Arecco una trasmissione settimanale di informazione su Radio Skylab che vanta grandi ospiti e seguito. Ha scritto per alcune testate online, creato blog: “Non sono certa di dove mi condurrà la vita, amo cambiare e detesto i titoli sterili. Di certo scriverò. Questa è l’unica certezza: l’ho sempre fatto e so farlo bene!” Nell’ambito sociale, è responsabile regionale di Unavi (Unione Nazionale Vittime)

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