Non potevano non accendere polemiche quei sassolini dalla scarpa che Alexander Blessin si è levato, in modo quanto mai soft, con un’intervistata al giornale tedesco T-ONLINE, in cui ha ripercorso le varie tappe della sue esperienza, definita intensa e positiva, vissuta guida tecnica del grifone.
L’ex allenatore del Genoa non ha avuto mezzi termini verso il presidente Zangrillo: “L’unico del gruppo che già non mi voleva in serie A. Voleva un allenatore italiano. Ecco perché ha costantemente esercitato pressioni e si è spinto all’esonero. La cosa più semplice è sempre licenziare l’allenatore. Chi fa questo lavoro, deve sapere che con la firma del contratto si rilasciano anche i documenti per il licenziamento”.
Blessin ha ammesso: “Non è facile risalire immediatamente. Ne eravamo consapevoli. Era anche chiaro che sarebbe stato un calcio diverso cui ho dovuto adattare la mia filosofia”.
Per i blessiniani non vi sono dubbi. Ora si sa da chi sia partito l’attacco (nientemeno che dal presidente) e quelle evidenti pressioni (citate nell’intervista) che avrebbero fomentato l’ambiente contro l’allenatore tedesco, con una squadra che era nei primi due posti della classifica. Per questa fazione i giocatori sono risultati certamente condizionati da questo clima e sotto la cenere, e nemmeno troppo, vi sarebbe l’auspicato ritorno del grande Gasp”. Insomma c’è chi ha soffiato sul fuoco accentuando le difficoltà di un momento critico in un campionato cadetto dalla classifica corta e dalle continue sorprese per tutte le squadre.
Ovviamente occorre guardare avanti ed è corretto riportare come siano diversi coloro che da tempo avevano legittimamente sollevato critiche alla guida di Blessin per un modulo lento che produceva poche occasioni da rete nonostante l’ampio e sterile controllo gioco. Al primo momento di difficoltà (un punto in quattro partite sulla carta agevoli) il clima è diventato bollente per questa panchina e il gelido comunicato del presidente prima dell’esonero lasciava poco spazio a ulteriori sviluppi.
Che qualcosa non andasse anche nello spogliatoio è evidente. In tal senso sono eloquenti le parole verso l’ex terzo portiere Federico Marchetti, (“non si metteva al servizio della squadra e sparava contro la mia filosofia di gioco”). Un giocatore che, alla luce della sua lunga esperienza (nazionale, ex Lazio), avrebbe dovuto rappresentare una sorta di chioccia e di riferimento nello spogliatoio. Machetti, da tifoso genoano, subito dopo l’esonero del tecnico, ha manifestato tutte le sue criticità contro Blessin, definito senza mezzi termini come l’allenatore più presuntuoso avuto nella lunga carriera, invitandolo ad un bagno di umiltà imparando da Davide Nicola.
La replica di Blessin a queste pesanti accuse è risultata quanto mai pacata. Anche Blessin deve guardare avanti. Come deve guardare avanti il nuovo tecnico Gilardino in un contesto sereno, che speriamo il vulcanico contesto genoano possa assicurargli per raggiungere un pronto ritorno in A. Serenità e unità tra società , squadra e tifosi sono fattori fondamentali in un campionato non facile come quello cadetto.