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Genoa

Il calcio secondo Eugenio Fascetti

Estratto

“Nel calcio non inventi niente. La grande Ungheria già aveva il falso nove, ad esempio. Non sopporto il tiki-taka. Con me chi esegue due passaggi laterali di fila finisce fuori. E non sopporto il nuovo lessico. Ripartenze, densità difensiva…ma non è meglio parlare di contropiede e catenaccio? La Juve ha conquistato tanti scudetti di fila perché aveva un muro dietro. Ricordatevi, con il libero si vince. È così dai tempi di Beckenbauer, di Scirea, di Passarella. Ora, invece, nelle scuole calcio si insegnano subito la zona e il pressing. Eppure il calcio è semplice: dribbli un avversario e sei in superiorità numerica. Oggi chi salta un avversario è una piacevole eccezione.

Superati gli ottant’anni, mi volto indietro con piacere. Rifarei tutto quello che ho fatto. Lo sa perché non ho mai avuto un’occasione importante da allenatore pur avendo ottenuto grandi risultati? Perché non ho mai accettato compromessi. Sono sempre rimasto fedele a me stesso.
Ho inventato io il termine ‘squadra camaleontica’: vi ricordate il mio ‘casino organizzato’ dei tempi di Varese? Da amante degli scacchi credo che sia fondamentale a volte creare una mossa inattesa. Poteva capitare che il mio stopper finisse a fare il centravanti.
Vede questo titolo: ‘Una vittoria senza merito è una vittoria che non vale’, lo dice Sacchi.
Ma stiamo scherzando? Io alleno il Bari o il Lecce e devi affrontare il Milan o la Juve: dovrei forse andare a sfidarli giocando a viso aperto? Magari mi prendo degli elogi ma i punti finiscono altrove. Invece è un godimento andare a complicare la vita con artifici tattici alle grandi. Però ragionando così non sei di moda. E al mio amico Sacchi ricordo che il suo Milan era stato in parte costruito da Liedholm e in parte dagli investimenti di Berlusconi. Con quei campioni a disposizione, poi, ha vinto poco…]”

Fonte: gazzetta.it

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