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Rubrica -Three Lions

Il “laico” Boxing Day incorona Guardiola e affonda Ronaldo

di Simone Filippetti

Dove eravamo rimasti? Ah sì, al (Vis)Conte Dimezzato. Nell’ultimo post di questa rubrica, si saggiava la solidità di Mister Antonio da Lecce, figliol prodigo della Premier League: lo scontro tra Tottenham e Liverpool era stato il primo vero test per allenatore italiano, chiamato in corsa a prendere la panchina degli Spurs. Esame passato a metà: in una sagra degli errori, dove alla fine del primo tempo il Tottenham avrebbe dovuto già stare 4-0, ma poi è finita 1-1, si vedevano i primi semi del lavoro di Conte. Nel giro di una settimana, quei semi sono già diventati frutti.

In Inghilterra c’è la tradizione di giocare il 26 Dicembre, che in Italia è Santo Stefano, giorno sacro e inviolabile per la tradizione cattolica. Ma i paesi anglosassoni sono allergici a tutta la liturgia dei Santi, tipica dei popoli latini, e infatti più prosaicamente il giorno dopo Natale si chiama Boxing Day, il giorno in cui fa ordine in casa, alla fine dell’anno, e dopo la sbornia di compere e acquisti di Natale. E proprio sotto l’albero, gli Spurs hanno trovato quel regalo che Conte aspettava ed era stato sfiorato pochi giorni prima. La vittoria schiacciante 3-0 contro il Crystal Palace ha proiettato gli Spurs nella zona alta della Premier League, dopo mesi di galleggiamento insipido: il club di Londra acciuffa il sesto posto; è ufficialmente in Europa League. Dopo la partita, dentro l’immenso stadio cori all’impazzata, con centinaia di tifosi a occupare ogni spazio sulle scalinate e un mare di telefonini a riprendere la scena, finita poi immancabilmente sui social. Da quando Antonio Conte si è seduto sulla panchina inglese, gli Spurs hanno disputato 7 partite di Premier League. Di queste, ne hanno vinte 5 e pareggiate 2. Hanno segnato 14 gol e ne hanno subiti solo 4. In due mesi l’Italian Job dell’ex mister di Juventus, Nazionale, Chelsea e Inter, dal carattere non proprio natalizio, ha risollevato gli Spurs che ora lottano con le grandi. Ancora presto per cantare vittoria, ma almeno tra i supporter del club, arrivato in finale di Champions con Pochettino nel 2019 e poi il baratro, è tornato l’entusiasmo, cosa non da poco e forse nel calcio l’unica cosa che conti davvero (anche perché se uno si fissa che l’unica cosa che conti sia vincere, poi rischia di rimanerci molto male).

Il turno di Boxing Day della Premier, che sulla carta si presentava abbastanza “loffio”, regala invece varie sorprese. Al giro di boa di metà anno è tempo di bilanci. E già si possono azzardare ipotesi: il Manchester City è ormai lanciato a vincere la Premier. La rocambolesca vittoria contro il Leicester (6-3), una delle più epiche di questa stagione, issa il club di Guardiola al primo posto: quota 47 punti, con cinque vittorie consecutive nelle ultime 5 partite e 6 punti di distanza dalle inseguitrici, entrambe a 41: il Liverpool e i campioni d’Europa del Chelsea, che era partito sparato a inizio campionato e ora ha perso terreno. I Blues andranno al merito riposo di Capodanno contenti: con la rotonda vittoria (1-3) in trasferta contro l’Aston Villa, Tuchel ha ritrovato i gol del “traditore” (per gli interisti) Lukaku, impreziositi da una doppietta, su rigore, di Jorginho, l’italo-brasiliano che evidentemente ha il Mal da Dischetto solo quando indossa la maglia degli Azzurri. In teoria, sei punti dalla vetta non sono così tanti, ma il secondo posto è “Una Poltrona per Due”, giusto per rimanere in tema natalizio, molto scomoda. Un piazzamento sul podio è comunque assicurato, a questo punto. E pure la strada della Champions League è in discesa con gli ottavi contro l’abbordabilissimo Lille, mentre i rivali del Liverpool se la dovranno vedere con la bestia nera Inter, capolista della Serie A e la squadra migliore d’Italia.

La vera sorpresa di Natale, e anzi dell’intera stagione, è l’Arsenal: con lo straripante 5 a 0 in casa del Norwich, fanno 4 vittorie nelle ultime 5 gare. Significa terzo posto, il miglior piazzamento a metà stagione degli ultimi anni, e una prenotazione per uno storico ritorno in Champions League, dove l’ultima prestazione che si ricordi è la finale del 2006 persa contro il Barcellona (e anche persa è stata la finale di Europa League tre anni fa contro il Chelsea di Maurizio Sarri.

Solo carbone, e non quello dolce, per il Manchester United, dove ormai il ritorno di Cristiano Ronaldo è evidente che non stia portando i risultati sperati (non si capisce bene, se per colpa sua o per colpa della squadra). Sta di fatto che il match tra gli United (Manchester e Newcastle) è stato una delusione. Per il Manchester la peggiore partita dell’era Rangnick, l’Uomo Ragno che stava per fare le valige direzione Milano, sponda rossonera, se non fosse che Pioli iniziò a vincere; e che per ora non sta facendo la differenza rispetto al silurato Solskijaer. CR7 è stato ancora una volta un’ectoplasma in campo, con l’imbarazzo di una “svirgolata” in area che ha fatto sbottare l’ex giocatore e ora commentatore tv Gary Neville: il campione dovrebbe smetterla di fare sempre l’insopportabile “piangina”. Mentre i Red Devils languono al settimo posto, fuori da tutto, i tempi del giovane CR7 sembrano sbiadito ricordo, per la gioia dei tifosi juventini che così hanno di che consolarsi per la fuga del portoghese dalla “squadra inallenabile” (copyright Sarri, ma anche lui è 15esimo in Serie A con la Lazio). Tra exploit, l’Arsenal; e delusioni, lo United, gongola Amazon, vera vincitrice della Premier: gli abbonati a Prime, possono vedere tutte le partite di Natale, incluse nel prezzo. Jeff Bezos ha messo il calcio nel mirino e per gli altri sarà la fine.

“Simone Filippetti, giornalista del Sole 24 Ore basato a Londra, è autore e commentatore tv. Ha vissuto a Milano e New York. E’ autore di numerosi libri: Serenissimi Affari (Marsilio, 2014); I Signori del Lusso (Sperling&Kupfer 2019); e il recentissimo Un Pianeta Piccolo Piccolo (Il Sole 24 Ore 2021)”

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