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Calcio Argentino

Il puntero Daniel Bertoni. Estro e dolciumi.

Questa è la storia di Daniel Ricardo Bertoni e della sua straordinaria carriera.

Un giocatore argentino che interpretava il ruolo di esterno alla sua maniera. Era avanti come calciatore offensivo totale. Il meccanismo dell’interpretazione non ha limiti se attuato con meno certezze, ma se sei un fuoriclasse, come lo era Daniel, il risultato è straordinario.

Nato nel 1955 a Bahia Blanca (luogo magico per le punte argentine dove nacquero gente del calibro del” trenza” Rodrigo Palacio e del “toro” Lautaro Martinez)  Bertoni fu  un giocatore estroso ma soprattutto veramente completo.

Rodrigo Palacio

Lautaro Martinez

Daniel saltava l’uomo come un birillo, faceva goal. Aveva il piede destro buono come il sinistro e anche di testa era fortissimo.

Bertoni è stato un giocatore amatissimo ovunque sia andato a giocare e  in Argentina viene ancor oggi  considerato un eroe.

La sua notorietà andò alle stelle quando segnò il goal del tre a uno contro l’Olanda nella finale del mondiale argentino del 1978.

Un suo gol chiuse la partita consacrando l’Argentina campione del mondo.

Il “puntero” Bertoni, come lo soprannominarono i tifosi viola, era cresciuto calcisticamente nel Quilmes una città sulla costa del Rio de la Plata, nella provincia di Buenos Aires, a sud-est della Grande Buenos Aires, per poi  approdare all’ Independiente

Nel Rojo, ossia l’Independiente, rimase storica la finale di campionato argentino, vinta malgrado ben quattro espulsioni. Ma ancor più scolpita nella sua storia vi è  la Coppa Intercontinentale, vinta a Roma nel 1973 battendo in finale la Juventus.

Era l’ Independiente del monumento Ricardo Bochini e del giovane Daniel Bertoni. Personaggi  ancor oggi  idolatrati dai tifosi del Rojo.

Dopo i vittoriosi mondiali d’Argentina del 1978, Daniel approdò in Europa al Siviglia.

Per due anni fece scintille in Spagna, per poi approdare in Italia a seguito dell’aperture delle frontiere agli stranieri nel 1980.

All’epoca il direttore sportivo della Fiorentina era Tito Corsi che ebbe la brillante idea di proporre il suo acquisto al presidente Ranieri Pontello.

Così Bertoni sbarcò a Firenze.

Per quattro anni rimase alla Fiorentina, poi due anni nel Napoli di Diego Armando Maradona ed infine uno ad Udine nell’Udinese, dove fece benissimo, ma non ciò non bastò a salvare la società friulana.

L’ Udinese nel campionato 1986/1987  fu punita per lo scandalo del totonero e parti’ da meno nove. La squadra era stata costruita bene, recuperarono molti punti, ma non abbastanza per evitare la retrocessione.

Il  primo anno di Bertoni a Firenze non fu comunque facile perché contrasse l’ epatite e dovette rimanere quattro mesi fuori, ma superato questa crisi si rifece con gli interessi.

La Fiorentina nel 1982 era uno squadrone con gente del calibro di Antognoni, Oriali, Graziani, Galli, Pecci  e il fuoriclasse argentino Daniel Passarella detto el caudillo.

Non furono poche le chiacchiere e le polemiche che si trascinarono sul fatto che quell’ anno la straordinaria squadra di Pontello non divenne campione d’Italia.

Di Daniel Bertoni venne raccontato che “era più amico dei guardalinee che degli arbitri”. Questo perché, allo stadio Artemio Franchi di Firenze, quando vi e’ il sole, la tribuna copre la fascia laterale e lui, per non sudare troppo, andava a giocare all’ombra, ossia sulla fascia laterale, il più possibile.

Tutto fa ritenere che Bertoni  sarebbe potuto essere molto più grande di quello che è stato,  ma era tendente al pigro.  Anche negli allenamenti faceva fatica e tendeva ad ingrassare essendo molto amante del cibo e della cioccolata in particolare.

Al ristorante le Cave di Maiano a Firenze si ricorda ancora come facesse ordinare il profitterol agli amici per poi mangiarselo, anche nel periodo dell’epatite.

Rimase celebre un episodio legato ad una trasferta a Torino in cui fece incetta di gianduiotti. Ne comprò una vagonata, con la scusa di portarli ai figli, ma nella tratta Torino Firenze riuscì a mangiarseli tutti.

Daniel Passarella, capitano della nazionale argentina campione del mondo 1978,  lo definiva tecnicamente  imprendibile, e in più sosteneva che Daniel facesse parte della categoria di quei pochi giocatori “eletti” che, in giornata buona, erano in grado da soli di risolvere le partite.

Tra i tanti aneddoti che lo riguardano ne citiamo due.

Stagione 1983 /1984.    Un personaggio famoso della moda fiorentina, Stefano Ricci, insieme al padre Tullio ,nella settimana che precedeva la partitissima con la Juventus (a Firenze sempre sentitissima)  promise al giocatore argentino che se avesse segnato due goal gli avrebbe regalato venti cravatte.

Daniel Bertoni veniva da un periodo buio e anche a Firenze era oggetto di critiche.  Per la partitissima decise di accontentare Stefano ed incassare le venti cravatte con una mitica doppietta alla Juve che contribuì a pareggiare il match per tre a tre.

Il secondo aneddoto ci porta ad Ascoli nel 1984, con i viola in ritiro in vista di una  partita importante per l’accesso  in Coppa UEFA.

La notte prima della partita in televisione era in programma  un match con un pugile argentino alle tre di notte.

Nella stanza di Passarella e Bertoni venne fatta portare via la tv dall’ allenatore Picchio De Sisti,  che  sapeva della passione dei due giocatori per il pugilato e per i loro connazionali in generale.

Peccato che Passarella e Bertoni avevano avuto da un cameriere una televisione di nascosto e alle ore tre di notte si misero a guardare il match di pugilato.

L’allenatore De Sisti però entrò nella loro camera, nel cuore della notte, comunicando contrariato che l’ indomani avrebbero fatto i conti con lui.

Nel mentre Bertoni,  facendo  finta di dormire e di svegliarsi proprio in quel momento, disse a Passarella:”te l avevo detto di dormire Daniel!”

Uscito l’allenatore dalla stanza, Passarella   prese per il bavero Bertoni e gli disse “ora se domani non fai una doppietta ti spacco tutto” e notoriamente el caudillo faceva cosa diceva…

Insomma il risultato finale fu due ad uno per la viola con doppietta di Daniel Bertoni e coppa UEFA sempre più vicina.

A fine partita Daniel Passarella si rivolse con queste parole all’ allenatore:”  ha visto mister abbiamo fatto bene a vedere il match di pugilato alle 3 di notte”.

Dopo i quattro anni a Firenze i Pontello fecero l’errore madornale di prendere Socrates e lasciare Bertoni.

Ritengo che ancora oggi i Pontello si pentano della scelta fatta. Bertoni non ne voleva sapere di andarsene da Firenze, fu dispiaciutissimo quando gli notificarono la notizia, pianse tanto, perché in quella città stava divinamente, ma alla fine dovette accettare la scelta societaria.

Ebbe proposte in Italia da Verona e da quel Napoli in cui giocava  Maradona. L’asso argentino stravedeva per il puntero e certo facilitò il suo passaggio in azzurro. Daniel si trovò subito bene nella splendida Napoli andando a vivere in via Marechiaro. Con Diego l’intesa fu ottima come i due campionati in cui restò in azzurro.

Ricardo Bochini , Diego Armando Maradona e Daniel Passarella  han sempre sottolineato la grandezza del calciatore Bertoni e  il suo cuore sincero di uomo autentico.  Anche a Firenze gli amici di sempre confermano quanto detto dai tre grandissimi calciatori argentini. Un giocatore che a Firenze dopo tanti anni è sempre atteso a braccia aperte. In questa città dove è nata sua figlia.

In questi ultimi anni Daniel Bertoni ha lottato con un tumore, vincendo questa battaglia.

Un’ultima nota riguarda il figlio Jair Bertoni da anni nello staff Fifa del presidente Gianni Infantino.


Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

1 Comment

1 Comment

  1. Teglio

    Agosto 26, 2022 at 10:38 am

    Mi rivedo un po’ in Bertoni, quando ricerco l’ombra nel campo!

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