Ha destato grande emozione in tutti gli sportivi d’Italia e non solo la scomparsa a soli 53 anni di Sinisa Mihailovic.
Un calciatore, un allenatore ma soprattutto un grande uomo legato alla sua famiglia (da poco tempo era diventato anche nonno) e alle sue radici.
Era figlio di un camionista serbo e una mamma croata nato in quella Vukovar, al confine tra Croazia e Serbia, paese tragicamente simbolo di quella cruenta guerra civile che portò alla fine della Yugoslavia.
Alla Lazio dello scudetto di Cragnotti (1999-2000), arrivò dopo essere stato nella Stella Rossa di Belgrado. Era famoso anche per le sue straordinarie punizioni, tirate con un sinistro che non perdonava. La sua passione per il pallone lo ha sempre distinto nella sua grande carriera da calciatore (Novi Sad, Vojdovidina, Sampdoria, Lazio, Roma (legato a Boskov), Inter e Milan) e da allenatore.
Si racconta che fu lui a suggerire a Boskov di far entrare in campo “il pischello” ovvero il sedicenne Francesco Totti.
Nel 2004 lasciò la Lazio per passare nell’Inter dell’amico Mancini.
Chiusa la carriera da calciatore nel 2008 diventa allenatore del Bologna e nel 2009 riesce a fare uno straordinario campionato con il Catania. Passa poi alla Fiorentina e nel maggio del 2012, diventa nuovo commissario tecnico della Nazionale serba. Ritorna poi in Italia per allenare la Samp.
Gli ottimi risultati ottenuti con i blucerchiati lo portano alla breve avventura con il Milan (dove ci sono Ronaldo e Balotelli).
In rossonero riesce a stravincere un derby e a lanciare un sedicenne di nome Gigio Donnarumma.
C’è poi il Bologna e il dramma della malattia vissuto, come se non esistesse, con grinta passione ironia e anche con partecipazioni a spettacoli televisivi come Sanremo 2021 invitato da Ibra, che restano memorabili.
Una carriera da sportivo incredibile perché non è facile riprendersi e sapersi imporre sempre a grandi livelli superando momenti sportivamente difficili e in contesti molto diversi.
Un esempio di uomo e di sportivo. Una tenacia che parte dal riconoscimento delle proprie origine e dei propri valori.
Non sappiamo se in paradiso troverà il coro : “Sinisa tira la bomba”, sicuramente avrà la pace di chi ha vissuto la vita in pienezza e grandezza d’animo.
Una vita in cui avrebbe avuto ancora molto da dire e dare.