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Il fatto del mese, a cura del direttore

La salvezza è questione di identità, tenacia, buon gioco e soprattutto testa.

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di Moreno D’Angelo

Non si era mai vista una squadra penultima in classifica ricevere tanti encomi ed attenzione dai media e raramente si è potuto assistere a una svolta così rapida e qualificante, di gioco e mentale, in una squadra in lotta per la salvezza.

La cura Blessin, e il grande feeling con la tifoseria unica che può vantare il Genoa, hanno avuto un ennesima e plateale conferma con l’attesa e meritata vittoria contro un Torino sottotono che aveva fermato e messo in difficoltà Juve e Inter.

Questo con una squadra in dieci privata, per una discutibile ammonizione, di uno dei suoi nuovi giocatori più talentuosi: Leo Ostigard. Una vittoria che è indice di una tenuta fisica uniformata in ogni componente della rosa. Un dato  che consente di usufruire dei  cambi durante la partita mantenendo il livello di qualità e concentrazione necessario.

Infatti tra i tanti meriti di questo allenatore, piovuto come una sorta di oggetto semi misterioso specialista in operazioni salvezza, vi è quello di aver motivato e adeguato al suo gioco, che prevede un’attenzione e un dispendio di energie non indifferente, tutti  i giocatori  a sua disposizione e in particolare  quelli arrivati da pochissimo tempo.

Nessuno fa calcoli ma quello che conta è la ventata di entusiasmo che si sta vivendo in un crescendo che, partita dopo partita, alimenta un naturale e realistico ottimismo in tutto l’ambiente rossoblù.  Una dimensione che non poteva essere meglio esplicitata che da quello show finale di Blessin con le curve dopo la sospirata vittoria. Una sorta di dialogo e di carica condivisa  con una Nord per la quale è ormai consuetudine restare a cantare anche molto tempo dopo il triplice fischio.

Un’ulteriore prova, ce ne fosse ancora bisogno, del legame tra tifoseria e squadra. Un fattore che Blessin ha spesso sottolineato e che ha manifestato oltre ogni formalismo di facciata.

E’ evidente come, oltre ai fattori squisitamente tecnici, per salvarsi siano fondamentali  determinazione e  morale. Fattori chiave di supporto alla convinzione di poter raggiungere un obiettivo possibile. Insomma di crederci.

Per questo i tre punti con il Torino hanno ridato un ulteriore slancio a tutto il mondo rossoblù in questa sua corsa finale.  Il quadro resta non semplice ma si tratta di “un crederci” che trova concrete basi nel gioco espresso e nell’identità ritrovata nel club, in cui, inutile ripeterlo ,  ha un peso il supporto dei suoi incredibili tifosi.

Non poco per una squadra che in poco tempo ha cambiato tre allenatori e che  è stata in grado di prendere punti alle lanciatissime  Inter e Atalanta.

Un approccio determinato e convinto nei propri mezzi, dal primo all’ultimo minuto,  che consente di affrontare e giocarsela senza timori reverenziali  anche nelle  difficili trasferte e in tutte le sfide in programma in calendario. La salvezza è possibile ed  è tutta nelle mani nella gambe e nella mente del Genoa.  Per questo vale l’esempio di Marcell Jacobs. il campione olimpico dei 100 metri, padre texano e madre veneta,  fresco campione mondiale indoor dei 60 metri piani a Belgrado 2022, ha ricordato come, oltre alle doti naturali e gli allenamenti, per il suo straordinario  salto di qualità  sia stato fondamentale l’intervento di una motivatrice:  la mental coach Nicoletta Romanazzi.

Insomma, oltre a cuore e muscoli ci vuole testa. E questo Alexander Blessin lo sa bene.

 

Moreno D’Angelo

 

 

Ph By Fidal.it

Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2010 nella redazione di Nuova Società. Interessi estesi dal sociale, alla divulgazione scientifica, con attenzione alla futurologia e al mondo del mistero con grande criticità.

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