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Serie A

Lazio e Spezia: il derby delle aquile all’Olimpico apre il tour de force pre-mondiale

Terminata l’ultima sosta delle nazionali prima dei campionati del mondo in Qatar che vedrà gli italiani protagonisti…del telecomando, finita l’estate e passate le elezioni, ricomincia la Serie A con un tour de force massacrante per giocatori, club e sostenitori di ogni colore.

Da 2 ottobre al 13 novembre saranno infatti otto le partite da disputare prima della più lunga pausa di metà anno mai accaduta nella storia del nostro campionato. In pratica ci si gioca ben più di una fetta di destino e tutte le squadre rischiano moltissimo in poco tempo, un po’ come alla roulette russa.

Lo Spezia comincia in uno scontro tra rapaci. Gli aquilotti sbarcano infatti nella capitale a casa dell’aquila Olimpia, mascotte di una Lazio in salute (quarta con 14 punti a -3 dalla testa) nella quale troverà, oltre al presidente Lotito nella nuovissima veste di senatore della Repubblica, l’ex Provedel.

Il biondo Ivan ha scalzato dopo pochi giorni dal suo arrivo il titolare designato Maximiano e si è imposto come inquilino autorevole della porta laziale. L’esperienza al Picco è stata davvero rivoluzionaria per lui, dato che due anni fa era una riserva indesiderata in serie B all’Empoli quando giunse (anche in quel caso alla chetichella all’ultimo momento) in riva al Golfo dei Poeti, chiamato da mister Italiano in sostituzione dell’infortunato Zoet. E la sua carriera prese il volo.

Però anche gli spezzini stanno bene, reduci da una bellissima vittoria casalinga nel derby ligure contro la Samp: un 2-1 in rimonta che ha dato loro fiducia nei propri mezzi e soprattutto altri tre punti vitali (otto in tutto fin qui) in previsione del grande freddo invernale.

Mister Gotti è sereno perché la squadra ha ora un equilibrio maggiore, già intravisto nella insidiosa trasferta di Napoli, dove lo Spezia è caduto solo all’89’ grazie a una prodezza della nuova stella azzurra Jack Raspadori.

Le certezze bianconere sono la conferma del valore assoluto del ventenne difensore polacco Kiwior, che sente odore di mondiali (beato lui) e un futuro in una big la prossima estate. Ma anche l’incisività sotto porta di M’Bala N’Zola, autore già di tre gol molto pesanti negli equilibri della classifica, ultimo quello decisivo per la vittoria contro i blucerchiati di Giampaolo.

A ciò si aggiunge il rendimento sempre eccellente del terzino offensivo Holm (un vero martello sulla fascia destra) e la regia sapiente di Bourabia, attento sia in fase di interdizione che nella creazione di gioco.

Pure il gallese Ampadu ha colpito per qualità del palleggio e la sicurezza mostrata come centrale difensivo al posto del deludente Caldara.

Insomma all’Olimpico lo Spezia si giocherà le sue carte, pur sapendo che contro certi avversari il divario rimane troppo grande per sperare di raccogliere qualcosa. L’anno scorso fini addirittura 6-1 per i laziali all’andata, mentre nel ritorno in Liguria si registrò un pirotecnico 3-4, guastato dall’incredibile errore del Var Nasca che convalidò il gol decisivo di Acerbi nonostante un fuorigioco a dir poco macroscopico.

Gotti conosce molto bene il gioco del mister avversario Maurizio Sarri, essendo stato suo secondo al Chelsea nella fortunata stagione 2018/19 culminata con la vittoria dell’Europa League dei londinesi. Lo ha rammentato in occasione dell’incontro tenuto con gli allenatori spezzini guidati dal presidente Alteo Bolognini lo scorso martedì pomeriggio presso la sala stampa del campo di allenamento “Ferdeghini”. Il tecnico veneto ha parlato di un calcio che solo negli ultimi due anni ha cambiato completamente volto in termini tecnici, ma soprattutto in quelli fisici e di velocità.

E pure la tattica non è stata indenne, con la diffusione conclamata della nuova religione del “gasperinismo”.

Secondo Gotti la tipologia di gioco che mister Gasperini ha imposto a Bergamo negli ultimi anni (gioco uno contro uno in difesa e aumento della densità a centrocampo con profondità immediata per trovare la rete con ogni uomo a disposizione) ha stravolto il modo di pensare e vedere il calcio degli altri allenatori, costringendoli a a portare correttivi nel cercare di imitarlo.

Anche gli integralisti alla Sarri hanno dovuto in qualche maniera adattarsi, se non volevano essere bruciati dalla novità che avanzava.

Perché davvero non esistono più le squadre “materasso” e anche le grandi devono studiare bene le piccole se vogliono dormire sonni tranquilli.

Con lo Spezia occorre stare sempre svegli e in campana.

Paolo Magliani, 30/09/2022

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