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Europei 2020

Le Notti di Londra più magiche di quelle di Italia ’90. Astri, fortuna, la squadra come Rocky Balboa, tutto porta alla vittoria! Apoteosi all’italiana!

Dal nostro inviato a Londra, Simone Filippetti

Una qualche congiuntura astrale deve essere legata alla data del 6 luglio. Nel giorno della Semifinale di Euro 2020 tra Italia e Spagna, festeggiano il compleanno l’ex presidente americano George W. Bush e il leader pacifista tibetano Dalai Lama, due figure che più agli antipodi non si può. Anche Italia e Spagna sono agli antipodi: nemici giurati da sempre e destini opposti negli ultimi dieci anni, quelli del dominio iberico col Tiki Taka e quella dell’abisso degli Azzurri, esclusi dai Mondiali 2018, un’onta indicibile. Ma soprattutto è ancora fresca la ferita di Euro 2012 quando un’altra Italia entusiasmante, quella dell’enfant terrible Mario Balotelli e di Cesare Prandelli, fu matada dai toreri spagnoli.

Gli Azzurri come Rocky

Ma soprattutto, ricordano gli almanacchi, il 6 luglio è nato Silvester Stallone, per tutti Rocky Balboa, il pugile che soffre, le prende fino a quasi a non farcela ma non cade mai e alla fine vince. E l’italo-americano più famoso del cinema è stato il simbolo perfetto della partita: Italia vince ai rigori, dopo 120 minuti da pugile suonato e malmenato. E vola in finale, a dieci anni dall’ultima disputata, proprio contro la Spagna.

C’era una vendetta da consumare: gli Azzurri cercavano la rivalsa dopo la finale del 2012 dove l’Italia fu battuta dagli iberici. Ma una vendetta la cerca anche Luis Enrique, l’allenatore della Spagna che nel 1994 perse ai Mondiali contro l’Italia di Baggio e Baresi: la controversa gomitata di Tassotti a Enrique in Spagna è ancora un’offesa nazionale.

I tifosi, stavolta molti di più dello sparuto gruppo degli Ottavi di Italia – Austria, cantano a squarciagola il PoPoporo Popo, in un clima di festa prima della partita. A occhio e orecchio, i tifosi tricolori sono molti di più di quelli spagnoli.

Mentre gli Azzurri e le Furie Rosse si riscaldano, gli altoparlanti dello stadio inglese diffondono la musica di Raffaella Carrà, la più grande showgirl italiana, famosa e amata anche in Spagna, scomparsa il giorno prima.

120 minuti di sofferenza

Ma l’entusiasmo iniziale, presto si tramuta in fastidio e poi preoccupazione: l’Italia fatica a costruire, così come sempre a Wembley aveva sofferto contro l’Austria. Il primo tiro in porta è l’incrocio dei pali preso da Emerson (un difensore) allo scadere dei primi 45 minuti. Immobile continua con le sue giornate NO: troppo lento. I pochi affondi vengono dalla fascia sinistra dove Emerson e Insigne fanno belle triangolazioni. Ma è troppo poco: la fortuna dell’Italia si chiama attacco spagnolo. Se solo le Furie Rosse avessero una punta degna di questo nome, avrebbe potuto chiudere il primo tempo 2-0. Gli Azzurri affondano a centrocampo:, quel magnifico ingranaggio di gioco, il cuore dell’Italia di Mancini, si affloscia, e si perde tra i vecchietti Jordi Alba e Busqets, gli unici sopravvissuti della Spagna marziana e schiacciasassi del decennio passato. Anticipati a ogni tocco, Verratti, Jorginho e Barella non smistano palloni e il funambolico gioco dell’Italia, che l’ha portata fino in Semifinale, sparisce.

Il secondo tempo inizia come una fotocopia del primo, fino a quando Immobile su un contropiede difende un pallone che finisce sui piedi di Chiesa: si ripete la magia. Gol simile a quello col Belgio. Italia in tripudio: la Semifinale sembra vicina. Ma mancano ancora 25 minuti. La reazione della Spagna è rabbiosa e l’Italia si chiude. Ma è impensabile di fare catenaccio fino al 90esimo, se l’avversario è la Spagna. Gli iberici sprecano due occasioni clamorose. La terza no. Quando entra lo juventino Morata, arriva il pareggio: lo spagnolo fa vedere i sorci verdi a Bonucci che si ripete nello stanco e logoro giochino della gamba all’indietro (ormai lo conoscono anche i bambini) e pugnala Donnarumma. Pari. Si va ai supplementari con la Spagna che è molto più in partita e pimpante. Italia sembra aver finito la benzina: si mette male.

Mancini cambia tutto (fuori Verratti, Insigne e Immobile) e si prende molti rischi. Ma alla fine avrà ragione. I tempi supplementari sembrano la riedizione della finale di Usa 94: Italia solo in difesa. I pochi contropiedi che gli Azzurri riescono a fare si infrangono contro la Grande Muraglia spagnola. Il neo-entrato Belotti sbaglia tutto: d’altronde pensare di arrivare in finale con una punta che gioca per una squadra che per tutto l’anno ha lottato per la salvezza, è un ottimismo che va oltre anche il “mojo” di Mancini e l’aurea magica della squadra.

La roulette dei rigori

I rigori sono a questo punto inevitabili: incombe ancora, ma stavolta in negativo, lo spettro di Italia 90, quando le Notti Magiche si infransero proprio in Semifinale contro l’Argentina. Ma all’ultimo round, come l’indomabile Rocky, ormai vacillante di colpi avversari, l’Italia risorge. Si parte malissimo, a dire il vero: Locatelli, la rivelazione degli Azzurri, il nuovo Paolo Rossi, sbaglia clamorosamente. Tira un rigore debole e moscio: gli tremano le gambe. Ma la Dea Eupalla che ha tolto all’Italia la vittoria nei 90 minuti regolari, decide che gli Azzurri hanno sofferto abbastanza: anche la Spagna sbaglia dal dischetto con Olmo, peraltro autore di una eccellente prestazione. Gli juventini Bonucci e Bernardeschi non tradiscono, così come il “Gallo” Belotti che si fa perdonare una partita sciatta e scialba. Poi ci pensa Donnarumma: SuperGigio, con le valige pronte per Parigi (ma prima c’è da vincere un Europeo) para il rigore a Morata. Si conferma la inconsistenza mentale dell’attaccante bianconero nei momenti clou: non a caso a Torino Morata fa la riserva. Insomma, la Juve fa e disfa il destino degli Azzurri a Euro 2020. E poi la perla che spalanca le porte del paradiso. Mancini ha deciso che l’ultimo a tirare il rigore sia Jorginho: il campione d’Europa col Chelsea, che per 120 minuti ha sofferto da matti la marcatura a uomo della Spagna, pennella una delizia, quasi un cucchiaio alla Totti come nella semifinale di Euro 2000; o quasi a imitazione del rigore di Maradona (che aspetta che il portiere si butti per tirare) contro Zenga a Italia 90. E’ Finale di Euro2020: ci attende forse (e anche si spera) l’Inghilterra, ancora a Wembley. Le Notti di Londra sono più magiche di quelle di Italia 90.

“Simone Filippetti, giornalista del Sole 24 Ore basato a Londra, è autore e commentatore tv. Ha vissuto a Milano e New York. E’ autore di numerosi libri: Serenissimi Affari (Marsilio, 2014); I Signori del Lusso (Sperling&Kupfer 2019); e il recentissimo Un Pianeta Piccolo Piccolo (Il Sole 24 Ore 2021)”

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