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storia del calcio

Mazzola racconta il suo calcio nel ricordo di papà Valentino.

Ci sono personaggi dello sport che rappresentano delle autentiche icone.

Una di queste è sicuramente Sandro Mazzola nato a Torino l 8 Novembre 1942.

La storica mezzala della grande Inter di Helenio Herrera e della nazionale, ricordato, oltre  per i gol, per l’eterna rivalità con un altro centrocampista mito come Gianni Rivera.

Ho avuto la fortuna di incontrarlo in Brianza, dove attualmente risiede  il mitico Baffo.

Sandro Mazzola è l’ impersonificazione dell Inter ma non solo.

E’ indissolubile il legame che esiste tra lui e il Grande Torino di suo papà Valentino, scomparso nella tragedia di Superga.

Per me è stata una grandissima emozione poterlo incontrare.

La sua simpatia e accoglienza si è dimostrata di pari livello alla sua grandezza sportiva.

Il baffo sta bene.  Guarda poche partite perchè dice che si annoia, a parte quelle in cui gioca la sua Inter e ammira Luciano Spalletti  tra gli allenatori in attività.

I  tanti successi  da calciatore son troppo numerosi per essere elencati,  però su tutte vanno ricordate  le due Coppe dei Campioni e le due Coppe intercontinentali col mago Helenio Herrera. Un allenatore che aveva come dogma la velocità e che fu un precursore sotto quest’ottica del calcio mondiale.

Herrera faceva allenare sulla velocità e nei suoi schemi era fondamentale  arrivare prima dell avversario, tutto era incentrato su questa caratteristica.

I ricordi sui grandi giocatori sono sempre piacevoli da raccontare e ascoltare a partire da quello che riguarda il sempre ottimo rapporto con Gianni Rivera .

Il giocatore più forte di sempre? “Pelè perchè era completo tecnica e atleticità a livelli altissimi”.

“Su Pele’ fortissima fu l’ emozione” – racconta Mazzola- “quando gli si avvicino’, dopo un incontro tra le nazionali di Italia e Brasile a Milano, e mi disse che mio padre Valentino era stato un giocatore fortissimo e che era fiero di aver giocato contro di me”.

Il giocatore più cattivo sportivamente parlando? “Bruscolotti, terzino del Napoli di Vinicio, che pero’ chiedeva sempre scusa poco dopo”.

“Un giocatore grandissimo che non e’ esploso per motivi vari e’ stato il tedesco Hansi Muller che aveva un calcio divino” aggiunge il baffo.

Su Maradona ha raccontato un dettaglio particolare: il l campione argentino era sempre un acuto osservatore e, in tutte le partite, passava i  primi minuti li ai lati del campo, per studiare gli avversari  per poi infilarsi nel gioco e decidere le partite come solo Diego sapeva fare.

Su Ronaldo il fenomeno esprime  la gioia di averlo fatto firmare personalmente quando era al Barca. ,”Un campione  che quando venne all’ Inter diceva ai compagni come dovevano fargli arrivare palla che poi se la risolveva lui e cosi’ faceva”.

Sivori e Boniperti, “due grandissimi giocatori , ma Sivori era pazzesco perchè giocava guardando il campo e mentre chi lo contrastava era attento a dove lui guardava per capire dove volesse indirizzare la palla. Ma lui la tirava dall’ altra parte. Sivori era veramente imprevedibile.

Di Stefano, talento e icona del  Grande Real, “era un mostro tra i più grandi della storia e l’ emozione fu grandissima quando in spagnolo venne a dirmi che papa’ Valentino era fortissimo e gli faceva i complimenti”

Su Platini “sarebbe stato felicissimo di venire all’ Inter, eravamo d accordo su tutto ma poi non si sa cosa successe…”.

Su Giuseppe Meazza “il piu’ grande giocatore italiano di sempre. Era un mostro del calcio e di velocità, sia per come calciava, sempre al momento giusto. Non a caso lo stadio è stato giustamente a lui nominato”.

Sandro ha ricordato la sua infanzia a Torino. Viveva  in centro e ha sempre un bel ricordo della città e degli storici suoi derby.

Papa’ Valentino lo portava in campo vestito da giocatore granata.

La stessa cosa faceva il mediano juventino Depetrini  portando il proprio figlio vestito di bianconero e così Sandro ed il piccolo  di Depetrini si guardavano sempre in cagnesco.

Da dirigente ha avuto un esperienza nella stagione 1985 nel primo Genoa targato Spinelli insieme al suo ex compagno di Inter e nazionale Tarcisio Burgnich come allenatore.

Mazzola non dimentica con immutato affetto la tifoseria genoana che gli piaceva tantissimo per il suo calore e la sua costante presenza.

 

E’ noto come la Juve tentò di portarlo via diverse volte. Una volta dei dirigenti bianconeri lo aspettarono anche fuori dall’ allenamento alla pinetina per proporgli un aperitivo e fargli una proposta economica impossibile da non accettare, soprattutto in quei tempi.

La mamma di Sandro si rifiuto’ e gli disse che papa’ Valentino non avrebbe mai accettato questo passaggio e cosi’ lui rimase all’ Internazionale.

Calcio d’ altri tempi oggi impensabili.

E’ stata l’ occasione per potergli raccontare la mia prima partita vista a Torino a dieci anni.

Domenica 12 giugno 1977  partita di Coppa italia Juve-Inter finita 0 a 1 per l’ Inter grazie ad un autogol di Claudio Gentile.

Ero in curva maratona (la curva del toro), a fine partita ricordo benissimo Sandro che venne verso la curva a salutare da solo…man mano che s avvicinava io mi bloccavo.

Sandro salutò  la curva e io mi girai a vedere il pubblico che era lo spaccato della  quella società di quei tempi .

E’ un immagine bellissima che mi porto dentro tatuata nell’anima, insieme a Sandro con la fascia da capitano, la maglia numero 8 a bande larghe senza sponsor e le scarpe nere che ricordo benissimo.

C’era il Toro di suo Papa’ Valentino, la Curva Maratona ,c’ era lui, c ‘era mio padre, e c’ ero io, cresciuto dietro Superga.

Il legame indissolubile che esiste tra il Toro e l Inter e’ il legame tra il padre ed il figlio, non a caso quando si parla del grande Toro si parla della leggenda e Mazzola è la leggenda..

Ho chiesto a Sandro prima di salutarlo quale fosse l’ unica partita che soffriva : la risposta è stata “solo e sempre quando giocavo contro il Toro avevo i brividi”.

 

 

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

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