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Spezia

Spezia tradito da Italiano, la città attonita e turbata

di PAOLO MAGLIANI

Una città in fiamme, e non solo per il caldo bollente che si respira un po’ ovunque in queste settimane di inizio estate. Spezia sta vivendo delle giornate di fuoco per l’improvviso e a dir poco inatteso addio di mister Vincenzo Italiano, il condottiero della storica promozione in serie A del 2020 e dell’ancora più miracolosa salvezza nella massima serie, ottenuta il 15 maggio scorso con una giornata di anticipo nello sfavillante 4-1 casalingo al Torino. 

Manca solo l’ufficialità, ma il passaggio alla Fiorentina del presidente Commisso sembra cosa fatta. E dal bianconero si è passati al viola di rabbia.  

Perché quel ragazzo di 44 anni nato in Germania da genitori emigrati dalla Sicilia, l’operaio del pallone che con umiltà e sacrificio è giunto con le sue gambe in serie A prima da calciatore e poi da allenatore, senza raccomandazioni o spinte dall’alto, privo di alcun pedigree o particolare talento né – figurarsi – una stampa favorevole, è il perfetto sconosciuto divenuto grande nella piccola Spezia, squadra che ha fatto a sua volta celebre in due sole stagioni. 

Ha tracciato emozioni e sentimenti che non si potranno cancellare con un semplice colpo di spugna. Insomma, ha fatto la storia del club. Però fugge dal Golfo dei Poeti per una vicenda che si può riassumere con un famosissimo titolo western: “Per qualche dollaro in più”.  E’ questo che sta scatenando l’ira funesta dei tifosi spezzini. Nessuno, o quasi, lo difende. Tutti lo attaccano e imprecano delusi, lacrimosi, amareggiati.

Come un innamorato abbandonato senza alcuna spiegazione dalla fidanzata, proprio quando la love story sembra entrare nel pieno dell’idillio, il matrimonio è organizzato e si progetta insieme un roseo futuro. Invece è bastato un flirt estemporaneo, una tentazione piovuta dal cielo, e tutto è svanito come d’incanto. 

Il calcio vive di concatenazioni ed effetti domino, questo è noto. E l’altrettanto fulmineo abbandono della nave gigliata in riva all’Arno da parte di Gennaro Gattuso ha generato conseguenze telluriche 150 chilometri più a nord ovest. Così nel nuovo derby ligure-toscano, se n’è inserito uno più imponente, quello a stelle e strisce tra Platek e Commisso. Dove quest’ultimo ha vestito i panni del rovina-famiglie, permettendosi di insidiare un allenatore fresco di rinnovo dopo essere rimasto a bocca asciutta con “Ringhio” pochi giorni prima.

Sono sgarbi che non possono non avere conseguenze anche sul piano dei rapporti tra tifoserie, oltre che tra società. Ne vedremo delle belle. Ma qualche colpa di questa tempesta perfetta ne ha anche la giovane gestione Platek, colpita in un momento di debolezza/inesperienza in quanto orfana ancora di un direttore sportivo dopo l’addio di Meluso a fine stagione.

Nonostante ciò il 2 giugno scorso (sembra passata un’era geologica!) il tecnico siciliano aveva firmato il nuovo contratto con un sostanzioso aumento dell’ingaggio, che gli americani erano ben felici di concedere dopo lo strabiliante biennio appena trascorso. Italiano avrebbe dovuto ricoprire anche un ruolo da manager all’inglese, contribuendo attivamente alla formazione della rosa, in parte comprendendo anche il ruolo del Ds.

Ma in quella sede la dirigenza bianconera ha commesso il “peccato originale”, ossia quella clausola rescissoria di 1 milione di euro che pareva scritta apposta per indurre in tentazione… qualche male intenzionato. Cosa che puntualmente è avvenuta. Commisso verserà la somma prevista e concederà al tecnico un leggero ritocco dell’ingaggio, circa 200.000 euro, che a questi livelli non possono fare un’enorme differenza. 

Certo, Firenze e la Fiorentina hanno più blasone degli aquilotti, ma solo sulla carta. I viola negli ultimi anni si sono sempre salvati con fatica dall’inferno della B, facendo sfumare alla curva Fiesole i ricordi degli antichi splendori batistutiani. 

Quest’anno hanno chiuso la loro tribolata stagione appena un punto sopra gli ultimi arrivati, proprio gli spezzini di Italiano (che tra l’altro giocarono al “Franchi” una delle più brutte gare del loro campionato, rimediando un pesante 0-3). Dunque non si intravede una grandissima progressione di carriera per il mister di Karlsruhe. Ma a parte questo, come direbbe Dante (e si torna sempre a Firenze) “il modo ancor m’offende”.

Se Italiano avesse rinunciato allo Spezia al termine del campionato, non vi sarebbe stato nulla da ridire. Ognuno in cuor suo l’avrebbe capito. In primavera era dato quasi per certo al Sassuolo, che però ha virato con decisione su Dionisi. Tolte le suggestioni di Napoli e Lazio, sembrava in seguito molto probabile l’approdo a Verona, una città che conosce bene, avendoci giocato a lungo e nella quale ha messo le proprie radici familiari. Una volta escluse tutte le piste, la permanenza a Spezia rimaneva la più logica delle soluzioni. Vista oggi, sembra un ripiego in attesa di altro.

Il mister in queste ore è irrintracciabile. Non si fa trovare al telefono, ha interrotto tutti i contatti con i media locali e non fa trapelare nulla in proposito. Si è isolato in una campana di vetro. Certo, c’è sempre una minima possibilità che torni sui suoi passi, ma ormai la frittata è fatta, il latte è versato e la ferita…difficilmente sanabile. Italiano non è più ospite gradito sulla panchina dell’ “Alberto Picco”, come già alcune voci autorevoli della tifoseria ligure si sono affettate a dichiarare.

Il pubblico spezzino non vedeva l’ora di abbracciare i propri beniamini e il suo mister, dopo un anno a porte chiuse che ha visto compiere il miglior campionato della sua ultracentenaria storia.  Invece Spezia resta senza il suo eroe. Tradita addirittura per una toscana, anzi La Toscana per eccellenza.

Dopo Pisa, Lucca, Massa, Carrara, Empoli, Livorno, Pistoia, Siena e Arezzo mancava giusto il capoluogo per completare l’eterna rivalità tra i pirati del golfo e i suoi vicini di regione. Che già tentano le avances al gioiellino di casa Giulio Maggiore, giusto per aggiungere benzina sopra un incendio già propagato. 

Intanto, per il sostituto, comincia a circolare  il nome di Claudio Ranieri, anche lui esperto in fatto di miracoli (fu pure mister viola di molti anni orsono).

Ma in questo momento viene in mente un altro Ranieri, Massimo.

Quello che cantava: “Se bruciasse la città….”.

Nella foto acspezia.com : Vincenzo Italiano

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