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Europa

Superlega con esclusiva: 2 chiacchiere con Giorgio Perinetti

Ieri a mezzanotte i 12 club fondatori (fra cui Juventus, Inter e Milan) sono usciti allo scoperto annunciando l’accordo per la nascita della SuperLega, una nuova competizione privata riservata ai migliori club d’Europa che andrebbe ad assimilare la Champions a partire dalla stagione 2022/23 (o forse già dalla prossima stagione) e che ha trovato in JP Morgan uno dei maggiori finanziatori.

Reazioni durissime da tutto il mondo del calcio e dei suoi tifosi. La prima voce ufficiale dai club proviene dal Borussia Dortmund che tramite un comunicato stampa, fa sapere di non essere intenzionato all’ingresso nella Superlega rimanendo nell’ECA, mentre si dichiara favorevole a portare avanti il dialogo con la UEFA per la riforma della Champions League. Ma questa non è una voce isolata, soprattutto sul “campo” tedesco, dove anche il Bayern Monaco si schiera tra i contrari.

Al momento, i 12 club che hanno lasciato l’ECA per dare vita al progetto Superlega sono Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Juventus, Inter, Milan, Manchester United, Manchester City, Liverpool, Chelsea, Arsenal e Tottenham.

 

Il perché della Superlega

Si parte da qui, da un dato di fatto giunto, per alcuni, come un fulmine a ciel sereno nonostante già qualche tempo fa la polemica imperversasse a fronte della posizione assunta e dalle dichiarazioni di Andrea Agnelli. Il senso della volontà dei club coinvolti è ovvio: un torneo ad inviti garantirebbe infatti alle squadre partecipanti importanti introiti essendo costruito su una base finanziaria sostenibile con tutti i Club Fondatori che aderiscono ad un quadro di spesa. In cambio del proprio impegno, riceveranno un contributo una tantum pari a 3,5 miliardi di euro a supporto dei piani d’investimento in infrastrutture e per bilanciare l’impatto della pandemia Covid-19.

 

Diritto di accesso: chi potrà partecipare?

Ai 20 club partecipanti – di cui 15 Fondatori – si andrebbero ad aggiungere, tramite un meccanismo di qualificazione, altre 5 squadre selezionate ogni anno in base ai risultati conseguiti nella stagione precedente. Il che significa che vi parteciperebbero solo le cosiddette big, identificate sulla base del ranking e dei risultati in Europa nelle ultime stagioni. Una situazione che esclude inevitabilmente le piccole società.

 

La formula prevista

Le 20 squadre sarebbero suddivise in due gruppi. Le partite si giocherebbero, come accade al momento per Champions ed Europa League, a metà settimana, ad eccezione della fase finale che si disputerà nel weekend. Tutte le squadre potranno dunque rispettare gli impegni del rispettivo campionato.

Ne consegue però un altro punto “di rottura”: Superlega e Fifa sono in rotta di collisione sul tema “Mondiale per Club”. Ai 12 club spetterebbe infatti la qualificazione alla World Club Competition (i primi cinque di ogni gruppo più i vincitori degli spareggi incrociati tra sesto e settimo dei due gruppi). Se è vero la competizione piaccia, Fifa e le Federazioni d’oltreoceano non condividono l’idea dell’accesso tramite la Superlega.

 

Posizione Fifa e Uefa

La Fifa disapprova la “lega separatista e chiusa: è contraria a principi di inclusività ed equità finanziaria”. Fermamente contraria la Uefa, così come le singole federazioni nazionali, in testa la Figc.

Le minacce di cause miliardarie e di esclusione dai campionati per ora non hanno bloccato l’iniziativa anche dopo l’intervento della  Uefa che paventa di escludere i club da ogni competizione e di vietare ai giocatori di rispondere alle convocazioni delle nazionali: “Resteremo uniti nei nostri sforzi per fermare questo cinico progetto – si legge in una nota congiunta insieme a Figc, Lega Serie A, Liga, Premier League e le federazioni di Spagna e Inghilterra – prenderemo in considerazione tutte le misure a nostra disposizione, a tutti i livelli, sia giudiziario che sportivo, al fine di evitare che ciò accada” (Sky Sport parla di possibile richieste di danni per 50 miliardi)

 

Pensiero libero

L’idea di una competizione “privata”, da cui peraltro club come il Genoa sarebbero esclusi, non piace a molti. Oserei dire a chiunque ami il calcio e l’essenza in esso contenuta.

Scambiando qualche parola con il DG ed amico del Brescia Calcio, Giorgio Perinetti, mi è stato ricordato e confermato, oserei dire, le ragioni per cui questo sport si sia affermato a livello planetario:

  1. “La facilità delle regole” è il primo motivo riportato dall’esperto uomo di calcio. In effetti, l’evoluzione ha certamente portato a complicazioni interpretative. Alla nascita fu un mix tra soccer e rugby: nato nelle camerate militari inglesi (ecco spiegato il numero di giocatori) le porte non avevano traversa, il fallo laterale era battuto da chi per primo arrivasse a prendere il pallone… da allora tanto è cambiato, ma le basi di fatto sono facilmente memorizzabili, comprensibili ed oggi sostenute dalla tecnologia.
  1. La possibilità di essere giocato da soggetti pur morfologicamente diversamente strutturati (Maradona/Van Basten)”. Chi non ha mai giocato a pallone, alcuni fortunati e dotati sono giunti in campionati di rilievo pur avendo fisici variegati e provenienza diversificata. Penso a Messi, certamente, costretto a punture per problemi di sviluppo fisico, ad oggi definito “pulce”, come al gracile Zico:

“Eravamo abituati a giocare sulla strada, in campi di sabbia. – dichiara Zico nel documentario ‘I Miti del Calcio’ – Bastava un pallone che, anche senza scarpe e senza maglia, soltanto con un paio di calzoncini, si giocasse sulla strada”.

  1. Il fatto che, contrariamente agli altri sport di squadra, conceda in percentuale più occasioni di vittoria al più debole”… in linea di massima, soprattutto se pensiamo alla Premier. Diverso e certamente completamente accordabile l’accostamento a campionati non di interesse economico, dalla Lega Pro a scendere. Ma parliamo di calcio in generale
  1. Il fatto che un solo attrezzo (il pallone) consentiva il divertimento di 22 partecipanti”.

Questo quanto secondo Perinetti – e chi scrive – lo abbia reso popolare, amato e quasi fatto assurgere a fede.

La Superlega sarà interessante per un paio di anni poi diventerà il passatempo praticato nel giardino di ricchi annoiati” la conclusione dell’ex DG RossoBlu. Nel frattempo, però, cosa accadrà al resto del mondo “not exclusive”? Perfino i tifosi dell’Inter, come visto tra le fondatrici, hanno inviato una nota alla propria società, nella persona di Zanetti in cui si dichiarano contrari alla strada intrapresa dalla società.

Eppure non riesco a non pensare siano decenni in cui, periodicamente, questa idea, in forme diverse, si sia paventata. Ricordo i primi anni 90, per esempio, quando Moggi riapprodò alla Juve dopo la parentesi romana: si paventava le prime 4 di ogni campionato creassero – dall’anno di adesione al progetto –un campionato d’élite. All’epoca, non si parlava di condizioni particolari. L’anno successivo l’istituzione, infatti, sarebbero subentrate le nuove prime, indipendentemente da storico europeo.

La storia è ciclica, anche se evolutiva…

 

C’era una volta: profezie del DG

Circa un anno fa, Perinetti scrisse su TuttoSport:

Il no al calcio è una mazzata al senso di speranza e fiducia in una possibilità di ripresa. È un colpo ferale al movimento che diviso perde forza e va incontro alla sua rovina. Se non possiamo riprendere oggi non sapendo quando potremo mai riprendere la sicurezza è dettata solo dalla scoperta del vaccino….. poche Società reggeranno. Questo porta a due considerazioni la prima più lieve che i calciatori migliori non volendo aspettare la ripartenza si collocheranno nei campionati europei che saranno in svolgimento con transfert intanto provvisori e nessuna indennità. La seconda che se potranno sostenere solo grandi Club, l’approssimarsi della superlega non è da escludere. Ma chiudere la porta al Calcio significa anche oltre a non incassare importi considerevoli per lo Stato, mettere per strada miriadi di massaggiatori magazzinieri custodi autisti di pullmini impiegati istruttori di Scuole Calcio che animano l’attività di base. Soprattutto, relegare al surrogato calcistico della play station tutti i nostri figli e nipoti che grazie a quell’attività respirano, corrono, si impegnano, vivono

 

Genova, 26 Aprile 1977 “Io parlo di Comunicazione – ufficio stampa e media relation - Siti Web. Papà chiede quando smetterò di giocare e disegnare e mi troverò un lavoro vero. I genitori la sanno lunga...” Consulente per la comunicazione aziendale e politica da oltre 15 anni è socia della PVD Consulting insieme a Pietro Avogadro, sistemista ed esperto in privacy. Inizia il proprio percorso a Milano, in un’agenzia di comunicazione dopo uno stage legato al Master di specializzazione per tornare a Genova ed intraprendere il percorso lavorativo indipendente. Non è stato semplice, la sua città la accoglie con diffidenza: giovane donna, spesso si sentiva chiedere dove fosse il suo capo. Ma ha saputo destreggiarsi, crescere e creare un’impresa piccola, ma solida anche grazie alla continua voglia di evolvere, aggiornarsi e, soprattutto alla testardaggine: “E’ stato difficile affermarsi, ma l’entusiasmo che veniva percepito apriva lo spiraglio. Qualche volta non è bastato, altre è servito ad iniziare un percorso. Alla fine, posso dire essermi tolta molte soddisfazioni e qualche sassolino…” Consegue il titolo in diversi Master tra cui quello in “Ufficio stampa e media relation” del sole 24 Ore, “Digital marketing” con Studio Samo e “Consulente politico e marketing elettorale” con Eidos Communication. Tra Milano e Roma la voglia di migliorare si fa sempre sentire senza esaurirsi: “Forse è questo il mio jolly, non mi accontento mai”. Il ruolo che le piace più ricoprire è quello di addetto stampa, ma ama collaborazioni e consulenze che la portino a studiare nuove realtà e preparare i clienti ad affrontare il mondo della comunicazione sempre più visual ed incentrato sui social. I suoi clienti spaziano da realtà medio grandi di diversa natura, associazioni sportive, politici e liberi professionisti, a start up per cui studia piani di lancio. Sempre attiva, tanto da mettere il lavoro al primo posto, quando le si chieda come stia, risponde raccontando delle proprie giornate professionali. Per passione, entra in contatto con il mondo della televisione e della radio. In particolare, oggi, conduce insieme ad Angelo Arecco una trasmissione settimanale di informazione su Radio Skylab che vanta grandi ospiti e seguito. Ha scritto per alcune testate online, creato blog: “Non sono certa di dove mi condurrà la vita, amo cambiare e detesto i titoli sterili. Di certo scriverò. Questa è l’unica certezza: l’ho sempre fatto e so farlo bene!” Nell’ambito sociale, è responsabile regionale di Unavi (Unione Nazionale Vittime)

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