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Enrico Preziosi

Tra fede e religione, sacro e profano… il Genoa

Sin dall’antichità chiunque credesse in entità superiori tendeva a non giudicarne severamente i comportamenti creando scappatoie: gli dei per primi, greci o romani, furono umanizzati, svelandone anche vizi e capricci, quelli egizi raffigurati e categorizzati con ruoli, anche crudeli, che li rendessero utili all’esistenza ed anche il dio cristiano di cui si parla nel vecchio testamento non appariva certo caritatevole… E così nei secoli: qualunque religione mostra le cose belle per rafforzare la fede, negoziando quelle apparentemente negative, ristabilendo l’equilibrio manifesto tramite soluzioni plausibili agli occhi dei “seguaci” e soprattutto ai propri. Senza dimenticare come ognuna mostri apparente tolleranza dietro mal celato disprezzo.

Il calcio, senza voler cadere in blasfemia, può essere paragonato ad una religione: noi genoani affermiamo di recarci al Tempio, adoriamo i nostri colori e simboli tanto da non accettare nemmeno possano venire cambiati per adeguarsi alla moda o alle esigenze di marketing, ci mostriamo comprensivi verso altri tifosi anche se in realtà quasi non comprendiamo come sia possibile sostenere un altro team (sei nato in un’altra città, potrebbe forse bastare, ma in fondo… no, siamo il club più antico d’Italia, dovresti comunque amare il Genoa, siamo noi ad aver reso possibile l’esistenza di altre team!)… troviamo scappatoie e giustificazioni agli stati di sofferenza che viviamo in nome della fede, ricordando vagamente i martiri religiosi.

Ma non solo. Esiste anche un altro punto di contatto. In entrambi i tipi di “credenza” esiste un nemico. Che si chiami diavolo, tentazione, male, o in qualsiasi altro modo, è un qualcosa da evitare, che induce inesorabilmente in tentazione. Qualsiasi tifoso a questo punto potrà facilmente trovare il proprio lato oscuro da combattere.

La religione non è poi molto fantasiosa, si basa su istinti, desideri, emozioni e, per quanto in molti leggendo proveranno disgusto nel parallelismo, una parte, se amante di una squadra, non potrà negare l’evidente punto di contatto. Qui bisognerebbe aprire un capitolo sull’influenza sociale e culturale, ma se foste in grado di osservare senza pensare a ciò che ci sia stato insegnato ed inculcato, anche essendo il più fervente credente di qualsivoglia religione, in silenzio, senza ammetterlo al di fuori, non direste che forse… in parte… probabilmente… un fondo di verità possa esserci? Certo, sentendovi subito in colpa, altra cosa che ci hanno insegnato sin dalla notte dei tempi: se il pensiero trasmesso non corrisponde al nostro, 5 preghiere e pentimento. No, vi prego, stiamo parlando di calcio ed in generale. So perfettamente questo discorso potrebbe essere manipolato giustificando persino il pensiero criminale…  mi aspetto però di più da voi, anche se mi state odiando per questo articolo. Peraltro il mio primo, audace!

Torniamo a noi. Ho cominciato a scrivere dopo aver letto dell’interesse dell’Atalanta verso Perin, dopo aver subito attacchi per aver osato “contestare”, anche se per me sarebbe semplicemente stato un proporre il proprio punto di vista, un parere, le scelte del mister, dopo l’ennesimo attacco per aver addirittura difeso Preziosi. Non vi ricorda nulla? Ho subito immaginato zio Balla come santino (non è forse già girata tale immagine?) e il presidente come demonio. Una satanista!

Ma è proprio vero vi sia un giusto e sbagliato in queste vicende RossoBlu, il male ed il bene? Perché delle altre religioni si vede solo il brutto? Non tutti i musulmani sono estremisti, ho conosciuto persone eccezionali e piene d’amore, intelligenti, colte, apprezzabili, serie. È dunque corretto generalizzare? O si possono accettare visioni diverse? San Paolo diceva le donne dover essere in piena sottomissione, ma forse va analizzato il contesto[1], il punto di vista. I credenti lo fecero ed ancora oggi semplicemente viene accettato, argomentato il pensiero che in contesti diversi sarebbe semplicemente tacciato di sessismo, ignoranza, discriminazione.

Andiamo per gradi. Partiamo da Ballardini. Il Salvatore. Quello che arriva, pone fine alle sofferenze, riporta la serenità. Inequivocabile, incontestabile. Come il fatto nelle ultime 9 partite abbia fatto gli stessi punti di Maran. Ma non si può dire. Verissimo arrivi in contesti allarmanti e sappia recuperare e innalzare, unire le masse e meritare elogi. Altrettanto vero raccolga punti con chi sia diretta concorrente. Quasi sempre, almeno. Giusto affermare quest’anno ci abbia anche fatto divertire. Ma perché poi non si riesce anche a dire che, passata la crisi, è tornato ad essere quello che magari non azzecca proprio tutti i cambi, tutt’altro, che perde il bel gioco che credevamo fosse una evoluzione professionale, che sa salvare, appunto, ma non innalzare? Perché ci si dimentica della gara di Coppa Italia con la Juve o gli si concede l’alibi? Non sono gli stessi che ogni anno vorrebbero almeno provare ad arrivare ai quarti o alla semifinale? Anche in questo caso, la risposta dai “profetizzati” (sì, alcuni hanno anche un profeta, tanto per rimanere nel contesto) è stata quella di pensare, scrivere, dichiarare “Il Presidente non vuole…” et similia.

No, non si può pensare a nulla di tutto ciò. Piuttosto si cerca il male. Sempre lo stesso, sempre uno solo.

Non importa se i nomi della rosa non siano stati nemmeno immaginabili negli ultimi decenni, mentre ora sono qui, per poco o per tanto (Strootman, Zappacosta, Badelj… solo per rimanere nel presente…). Se ora i risultati non giungono, è perché abbiamo affrontato squadre al di sopra, la rosa non è forte e comunque “se li venderà o sono prestiti”.

Nessuno vuole togliere i meriti all’allenatore, ma la rosa è ben al di sopra di quanto sta facendo e lo ha dimostrato in più occasioni. Come è stato dimostrato molti dei players contestati si siano rivelati invece ottime intuizioni. Penso ad Eldor, Destro, ma non solo. Messi di fronte a certe opinioni, i fedeli si stringono al proprio “dio”, incalzano su casualità o dando meriti a terzi piuttosto che a colui che continua ad essere visto come Male Supremo. Quel maligno che ci tiene in A da 14 anni, che ci ha presi prima che fallissimo e ci ha riportato su. Ma come in ogni credo, il male è ingannatore e certamente avrà il proprio tornaconto. Ci ha illusi, raggirati, manipolati. Per portarci alla perdizione: la parte destra della classifica… di serie A.

Non stona un pochino con quanto accaduto nel tempo? Alcuni, addirittura affermano di credere nel santo, ma che il proprio fervore religioso sia stato contaminato: “ci ha tolto la voglia, la passione”. Ed allora vi chiedo, sempre seguendo il filo logico del testo: non vi sono nel cammino di tutti i fedeli prove da affrontare, ostacoli? Questi dovrebbero rafforzare il dogma. E non vi è spesso un inganno celato dietro ai fatti? Insomma, non potreste, forse, solo un po’, aver esagerato? Quando i dati parlano di un presidente unico, in base ai risultati, come si può affermare essere invece il “peggiore del dopoguerra”? Gli errori si trovano anche tra dei, santi, figure idolatrate, non per questo si smette di credervi, anzi… Lo so, state per tirar fuori la storia della licenza: inutile dirvi l’errore sia stato umano ed altrui, ma i soldi concretamente messi a disposizione. Giustamente non sono persona che venga reputata sincera, d’altronde sono “satanista”. E comunque, anche prendendo per dato di fatto quanto affermato, lui l’ha permesso. E sapete cosa vi dico? È vero! Perché non sono cieca. Vedo gli sbagli, vedo i gesti impulsivi ed ammetto che sugli allenatori non vi sia la stessa lungimiranza che sui giocatori (anche se, a dire il vero, De Zerbi e Italiano… altra storia, che magari un giorno scriverò). Ma anche molti di voi hanno insultato Gasperini per poi rimpiangerlo. E di nuovo la colpa fu data al “malefico”.

Nel caso di Preziosi anche io sono credente. Come i cristiani, aspetto si riveli nuovamente – magari no, non tramite i figli – mostri la propria “onnipotenza” riprendendo in mano questo mondo da lui (ri)creato che ora non sente più proprio. Dicono il dio cristiano ci guardi dall’alto e veda quella bellezza da lui plasmata devastata. Per questo non interverrebbe. Ci considererebbe irrecuperabili. Dopo aver concesso il libero arbitrio, ecco cos’è successo: guerre, devastazione ambientale… politica. Cosa vede il nostro presidente? Guerre (tra tifosi), devastazioni ambientali (striscioni irrispettosi, posizionati perfino di fronte ai cancelli delle sue aziende e televisioni che riportano il tutto – Genoa/Siena l’apice), politica (una tifoseria che vorrebbe comandare il “popolo” non allineato pretendendo si adegui al pensiero unico). Perché provare a recuperare? Forse solo perché non riesce a trovare un acquirente serio. Ma non vedete che anche in questo, come nei piccoli momenti di gioia della vita che attribuiamo all’imponderabile, c’è amore? Per i soldi, dirà qualcuno. Sicuramente. Voi buttereste via un vostro investimento? Ma forse anche per il mondo/Genoa, che continua ad ammirare. E qualcosa fa sempre. Mette pezze? Ma se non gli interessasse perché farlo? Adesso vi verrà bene dire che retrocedere non gli convenga, dopo che molti invece affermano da tempo voglia farlo… Anche questa è una verità. Ma perché dover sempre correre ai ripari spendendo di più che facendo bene dall’inizio? Forse perché non tutte le colpe sono sue. Ma finché la passione l’ha pervaso, finché le sue giornate non erano accompagnate da scorte per sé e famiglia, insulti di ogni natura, minacce, lui ci ha fatto vedere cosa potremmo essere. E noi di questo abbiamo vissuto, parlando di blasone, di meriti…  Ce lo meritiamo. Perché?

Ed ora ribatterete che le persone le abbia scelte lui. Perfetto. Un uomo di fiducia, intoccabile ed il resto intorno, come satelliti. Alcuni però sono gli stessi che tanti difendono a spada tratta, magari per simpatia o perché li conoscono (…). La mia idea è semplice: dovrebbe (poter) tornare, prendere in mano la situazione, agire direttamente, perfino rivoluzionare. Ma perché farlo quando ormai nessuno vuol dare lui modo, ma chiede solo se ne vada? Ed in fondo, se riuscisse a vendere, potrebbe essere più facile per lui entrare in una nuova parte della galassia (da mondo a borsa).

Non ho ragione io, non avete ragione voi. Sono credenze, miti, testi sacri in cui ognuno sceglie di credere in base, talvolta, a valutazioni oggettive, spesso soggettive-condizionate. E forse per questo ho scritto queste righe: io sono agnostica, non mi conformo al pensiero unico, non mi sento folla, non temo giudizi, inquisizioni, condanne quando veda le cose diversamente anche su temi ben più importanti. Perché come in tutti i campi, questa società è condizionata sempre da qualcosa, spesso proprio dalla religione.

 

[1] In una lettera di Paolo di Tarso a Timoteo si legge: «La donna impari in silenzio, in piena sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare né di dominare sull’uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna, che si lasciò sedurre».

Genova, 26 Aprile 1977 “Io parlo di Comunicazione – ufficio stampa e media relation - Siti Web. Papà chiede quando smetterò di giocare e disegnare e mi troverò un lavoro vero. I genitori la sanno lunga...” Consulente per la comunicazione aziendale e politica da oltre 15 anni è socia della PVD Consulting insieme a Pietro Avogadro, sistemista ed esperto in privacy. Inizia il proprio percorso a Milano, in un’agenzia di comunicazione dopo uno stage legato al Master di specializzazione per tornare a Genova ed intraprendere il percorso lavorativo indipendente. Non è stato semplice, la sua città la accoglie con diffidenza: giovane donna, spesso si sentiva chiedere dove fosse il suo capo. Ma ha saputo destreggiarsi, crescere e creare un’impresa piccola, ma solida anche grazie alla continua voglia di evolvere, aggiornarsi e, soprattutto alla testardaggine: “E’ stato difficile affermarsi, ma l’entusiasmo che veniva percepito apriva lo spiraglio. Qualche volta non è bastato, altre è servito ad iniziare un percorso. Alla fine, posso dire essermi tolta molte soddisfazioni e qualche sassolino…” Consegue il titolo in diversi Master tra cui quello in “Ufficio stampa e media relation” del sole 24 Ore, “Digital marketing” con Studio Samo e “Consulente politico e marketing elettorale” con Eidos Communication. Tra Milano e Roma la voglia di migliorare si fa sempre sentire senza esaurirsi: “Forse è questo il mio jolly, non mi accontento mai”. Il ruolo che le piace più ricoprire è quello di addetto stampa, ma ama collaborazioni e consulenze che la portino a studiare nuove realtà e preparare i clienti ad affrontare il mondo della comunicazione sempre più visual ed incentrato sui social. I suoi clienti spaziano da realtà medio grandi di diversa natura, associazioni sportive, politici e liberi professionisti, a start up per cui studia piani di lancio. Sempre attiva, tanto da mettere il lavoro al primo posto, quando le si chieda come stia, risponde raccontando delle proprie giornate professionali. Per passione, entra in contatto con il mondo della televisione e della radio. In particolare, oggi, conduce insieme ad Angelo Arecco una trasmissione settimanale di informazione su Radio Skylab che vanta grandi ospiti e seguito. Ha scritto per alcune testate online, creato blog: “Non sono certa di dove mi condurrà la vita, amo cambiare e detesto i titoli sterili. Di certo scriverò. Questa è l’unica certezza: l’ho sempre fatto e so farlo bene!” Nell’ambito sociale, è responsabile regionale di Unavi (Unione Nazionale Vittime)

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