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Rubrica -Three Lions

Le Notti Magiche dell’Inghilterra: ora può davvero sognare Euro 2020

Dal nostro inviato a Londra, Simone Filippetti

La frase più famosa, Winston Churchill, il maggior uomo politico inglese dotato di una insuperata retorica, la pronunciò poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale: “Non si può ragionare con una tigre quando sei con la tua testa nella sua bocca“. La tigre era la Germania di Hitler che voleva invadere la Gran Bretagna. E la tigre del 2021 è la nazionale tedesca che aveva l’Inghilterra tra le sue fauci calcistiche. I Quarti di finale di Euro 2020, tra Inghilterra e Germania, sono più di una partita di calcio: è la storia che si ripete, è l’emblema di una rivalità ancestrale tra i due paesi. Gli inglesi con le guerre hanno una certa dimistichezza, non avendone persa nessuna negli ultimi 100 anni. E 25 anni dopo la beffa di Euro 96, Inghilterra si prende una storica rivincita.

Chissà se la frase di Churchill sarà stata citata dallo stuolo di psicologi e motivazionali che la nazionale britannica ha ingaggiato per affrontare la nuova Battaglia d’Inghilterra 80 anni dopo. Non c’erano i bombardamenti degli aerei della Luftwaffe, né le macerie, né la gente accampata nelle stazioni della metropolitana usata come rifugio. Ma nella psiche del paese, il livello era quasi lo stesso. Ottanta anni fa gli inglesi e gli americani hanno sconfitto i tedeschi del dittatore nazista e hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale. È un evento che ha profondamente segnato il paese: la Germania è sempre il grande nemico. Batterlo è un dovere, essere sconfitti un disonore nazionale.

Per la partita più politicamente importante di tutto il torneo, la riottosa Inghilterra della Brexit contro la Germania emblema della Ue, più che a tutto il bagaglio di retorica e metafore belliche storiche bisogna però andare a pescare dalle parti di Giambattista Vico. Corsi e ricorsi storici: correva l’anno 1996 e l’Europeo era ospitato proprio dall’Inghilterra. La nazionale della Regina uscì proprio con la Germania (che poi vincerà Euro 96). Unica differenza: non erano gli ottavi ma la semifinale. La partita fu decisa ai rigori. Siccome la sorte ha una predilezione a prendersi in giro degli uomini, la sorte ha voluto che a guidare ci fosse l’uomo che 25 anni prima la fece uscire: Gareth Southgate oggi Ct della nazionale britannica, nel 1996 sbagliò il tiro decisivo dal dischetto. Ha dovuto aspettare un quarto di secolo per prendersi la rivincita ma c’è riuscito. Gli uomini di Low partono subito all’arrembaggio: gran ritmo, azzannano l’Inghilterra. Ma i padroni di casa hanno preparato la partita in ogni dettaglio: sono riusciti a imbrigliare i panzer tedeschi, mai veramente pericolosi tranne che in due occasioni, per tutta la partita: solide geometrie, chiusure sugli attaccanti tedeschi e ripartenze veloci. Sulle fasce, Trippier e Sterling (che ha fatto il vero “tuttocampista”, altro che il Paulo Dybala in versione Allegri) hanno macinato gioco e velocità. Grande pressing e lotta, ma fino a 15 minuti dalla fine sembrava che anche questi quarti, come quelli al cardiopalma di Francia e Svizzera, fossero destinati. Inghilterra ha avuto sempre la partita in pugno, ma gli mancava un realizzatore. Tutte le belle giocate si sono spente al limite dell’area. Il centravanti, a dire il vero, i biancocrociati ce l’avrebbero pure: è il capitano Harry Kane. Ma la punta del Tottenham per 85 minuti è stato un ex calciatore e l’Inghilterra ha giocato in 10: lento, incapace di vincere un duello aereo o di agganciare un pallone in area, Kane si era pure divorato un gol davanti al portiere Neuer a inizio secondo tempo sotto gli occhi di un attonito David Beckam (seduto accanto alla popstar Ed Sheeran) che in tribuna d’onore avrà pensato che lui quei gol non li sbagliava mica.

Così quando i tifosi, che per tutta la partita hanno intonato il coro “SilverJack Grealish”, hanno visto il loro beniamino prepararsi a entrare in campo, al posto di un veloce ma non brillantissimo Saka, hanno esultato. Ancora una volta il panchinaro Grealish, in forza all’Aston Villa, è stato la mossa giusta: da un suo recupero si innesca l’azione che porta al gol. Segnato non dallo zombie Kane, ma dal furetto imprendibile Sterling che sguscia dentro l’area avversaria e batte Neuer.

Più che Vico o Churchill, i giocatori inglesi devono tatuarsi sul corpo Machiavelli: La fortuna aiuta gli audaci. Perché è solo la Dea Bendata che ha impedito il pareggio della Germania. A dieci minuti dalla fine, quando si sarebbe potuto riaprire la partita, Muller, uno che col Bayern difficilmente sbaglia ma anche gli dei invecchiano, si invola in contropiede ma solo davanti al portiere Pickford sbaglia clamorosamente. Un errore così madornale merita la sconfitta. La legge del “Gol sbagliato, gol subito” è più implacabile della “Regola dell’Amico” degli 883: e così pochi minuti dopo anche l’ectoplasma Kane si ricorda che si sta giocando la Battaglia d’Inghilterra e a 4 minuti dalla fine segna il raddoppio che spezza definitivamente le velleità dei tedeschi. Anche l’Inghilterra, come l’Italia di Mancini, rivive le Notti Magiche: in un brumoso e grigio pomeriggio di giugno, che sembra più un novembre, Southgate si prende la rivincita 25 anni dopo l’umiliazione di Euro 96. E ora davvero, come a fine partita intonano per un tempo interminabile i tifosi inglesi, “Il calcio sta tornando a casa”. Dopo la convincente vittoria contro la Germania, l’Inghilterra è una seria contendente per vincere Euro2020. E nell’anno della Brexit, vincere un trofeo che ha il nome “Euro” sarebbe una deliziosa beffa della storia.

P.s. Nella medesima tribuna d’onore, vicino a Beckam e Sheeran, c’era anche uno scatenato Principe William, futuro re d’Inghilterra, sotto lo sguardo impassibile di un compassato Principino George che un domani prenderà pure lui lo scettro. Chissà se si ricorderà di questa epica vittoria.

“Simone Filippetti, giornalista del Sole 24 Ore basato a Londra, è autore e commentatore tv. Ha vissuto a Milano e New York. E’ autore di numerosi libri: Serenissimi Affari (Marsilio, 2014); I Signori del Lusso (Sperling&Kupfer 2019); e il recentissimo Un Pianeta Piccolo Piccolo (Il Sole 24 Ore 2021)”

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