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Europei 2020

Le Notti Magiche si arenano sulle barricate asburgiche, lunga sofferenza e vittoria 2-1

Dal nostro inviato a Londra, Simone Filippetti…

Alle 4 del pomeriggio, da un cielo plumbeo, una pioggerellina sottile e autunnale bagna il campo di Wembley. Poi uno sprazzo di sole: la tipica English Summer Rain, l’estate bagnata britannica, accoglie gli Azzurri: vestito di tutto punto, con la giacca che ricorda quella di Enzo Bearzot. I tifosi italiani già presenti in curva, non tanti, esplodono in un boato e invocano “Ciro, Ciro”, ma il numero Undici sarà invece una delusione e sostituito, mentre gli altoparlanti sparano “London Calling” dei Clash.

Non c’è canzone più adatta: Wembley chiama gli Azzurri: gli ottavi di Euro 2020 sono contro l’Austria. Ma gli Azzurri, che si sono rifiutati di inginocchiarsi seguendo il buonismo radical chic e un po’ ipocrita imposto dall’ideologia mainstream, non hanno risposto alla chiamata alle armi. Italia delle grandi aspettative si è arenata fin troppo contro le trincee asburgiche di un’Austria solida e veloce nelle ripartenze, battuta solo dopo una lunga sofferenza e sacrificando sull’altare di Wembley pure l’imbattibilità di Donnarumma.

Partita bagnata, partita fortunata dice il proverbio. Ma gli Azzurri delle Notti Magiche si sono fermati ai gironi. Appena l’asticella si è alzata, al primo scontro diretto, dentro o fuori, Italia si è persa (e ritrovata solo ai supplementari): macchinosa, sempre anticipata dall’avversario, a tratti svogliata e molto imprecisa nei primi 90 minuti. Tutto il contrario del calcio champagne visto nelle prime partite. E solo grazie alla “Santa Subito” VAR, agli Azzurri viene risparmiata l’onta di subire il primo gol a Euro 2020 e la fine del record della porta inviolata. Onta solo rimandata.

Ancora orfana di Chiellini, a cui è andato il compito dell’annuncio sul controverso inginocchiamento, Italia schiera una difesa a 4 con Capitan Bonucci e il ritorno di Spinazzola sull’esterno. Il centrocampo è il reparto più fantasioso e impressionante con la stella del PSG Verratti. L’inamovibile Jorginho, regista del Chelsea campione d’Europa e grande scommessa vinta di Maurizio Sarri, è il fulcro del gioco, affiancato dall’interista Barella, uno degli artefici dello scudetto nerazzurro. Davanti, il ct Roberto Mancini non vuole sorprese: si affida alla coppia Immobile-Insigne più Berardi, la sorprendente provincia del Sassuolo. Sacrificati dagli undici iniziali la rivelazione Locatelli e gli juventini Chiesa e Bernardeschi.

Tifosi a ranghi ridotti, per la capienza limitata, ma eccitatissimi: cantano in continuazione il Poropopo. Per l’Italia degli emigrati di Londra, è il giorno dell’orgoglio nazionale, altro che Pride e arcobaleni: a Wembley l’unico colore è l’azzurro. Ma è un azzurro sbiadito dalla pioggerellina britannica. Uno striscione va subito al sodo: Notti Magiche. Se non fosse che man mano che passano i minuti l’atmosfera da Italia ’90 assomiglia sempre più alla famigerata Usa ’94: il calcio champagne e le goleade sono scomparse, sostituite da una fatica esagerata e soprattutto, per la prima volta, l’invalicabile difesa azzurra viene violata. Il tempio del calcio che rimbomba del “siamo pronti alla morte” è da pelle d’oca. Ma poi i brividi li fanno venire gli austriaci che ingabbiano l’Italia, incapace di segnare un gol nei 90’ regolamentari anzi più volte ha rischiato la beffa. I gol sono poi arrivati quando tutti iniziavano a disperare.

L’Austria capitanata da David Alaba, campione del Bayern Monaco, di impero austro ungarico ha poco o niente. E’ il trionfo del meticciato e per questo ha un gioco di livello ed è arrivata agli Ottavi. Difesa arcigna con sei giocatori in linea quanto Italia attacca. L’allenatore asburgico Franco Foda aveva detto nei giorni precedenti di conoscere la contromossa e in effetti è stato così: l’Austria ha disinnescato il centrocampo, vero motore della nazionale di Mancini, con raddoppi di marcatura, e addirittura tripli, su Verratti. Italia ha fatto fatica a impostare il gioco e a trovare i famosi spazi tra le linee. La tattica degli austriaci è stata semplice: fare gli italiani. Catenaccio e contropiede, come nella provvidenziale uscita di Donnarumma che al 36esimo anticipa un pericoloso Baumgartner pronto a insaccare di testa. L’Italia, che invece fa possesso palla e un tiki taka lento e macchinoso, ci prova coi tiri da fuori: tra sfortuna, come l’incrocio dei pali colto da Insigne al 32esimo, ed errori, si arriva alla fine del primo tempo a reti inviolate.

In ombra Jorginho: senza di lui Italia fa fatica a costruire e si impelaga in uno sterile gioco orizzontale, tanto che nel secondo tempo le parate migliori le ha dovute fare Donnarumma. Nel secondo tempo, ha creato più paura l’Austria che l’Italia. Dopo il gol subito, e annullato, Mancini corre ai ripari: ridisegna quel centrocampo messo sotto pressione dall’Austria. Fuori gli spenti Barella e Verratti per Pessina e la rivelazione Locatelli. E cerca di dare più spinta togliendo un Immobile poco ispirato e anche pasticcione, con l’apporto di Chiesa e del “Gallo” Belotti.

Per la prima volta a Euro 2020, si va ai supplementari: altro record per gli Azzurri. Ma la sinfonia non cambia: Italia smarrita che stenta. Sembrava la letargica Juventus di Andrea Pirlo solo che Mancini non ha un Cristiano Ronaldo che gliela risolve. Anzi no, scopre di averlo: è il compagno di CR7 e si chiama Federico Chiesa che con uno stop di testa e una giravolta viola la porta di Schlager ed evita lo spettro della Corea 2002. Pochi minuti lo stesso Schlager fa un miracolo su una punizione di Insigne, ma sulla azione scaturita dalla ribattuta, il debuttante Pessina segna il raddoppio. Non è finita: c’è ancora da soffrire perché al 2 tempo supplementare SuperGigi mostra al mondo perché il PSG è disposto a dargli 10 milioni l’anno: para l’impossibile su un tiro di Schaub. Ci sono voluti i supplementari per sbloccare gli Azzurri. Avanti così, ma che fatica. Ai quarti, arriverà una tra le temibili Belgio o Portogallo. Bisognerà fare molto meglio di Wembley.

Italia- Austria 2-1 dts. 95°Chiesa, 106° Pessina, 116° Kalajdzic (Austria).

nella foto, punizione di Alaba nel secondo tempo.

“Simone Filippetti, giornalista del Sole 24 Ore basato a Londra, è autore e commentatore tv. Ha vissuto a Milano e New York. E’ autore di numerosi libri: Serenissimi Affari (Marsilio, 2014); I Signori del Lusso (Sperling&Kupfer 2019); e il recentissimo Un Pianeta Piccolo Piccolo (Il Sole 24 Ore 2021)”

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