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Ricordi

Eloi e Juary. L’ incredibile rivincita di due brasiliani. Dalle delusioni italiane alla Coppa dei Campioni.

Nel 1980 vennero riaperte le porte del campionato italiano ai giocatori stranieri.

Gli ingressi erano erano limitati ad uno e poi due stranieri al massimo per club. Ne seguì  una serie di affari, svarioni e polemiche che fecero  sollevare seri dubbi sulla scelta di aprire o meno all’ estero.

Agli ingressi di autentici  talenti come Falcao, Platini, Zico, Dirceu, Edinho, Krol ci furono molti arrivi discutibili che caratterizzarono diversi club rapiti dalla ossessione dell accaparrarsi un giocatore straniero.

Tra i casi più eclatanti ed emblematici ricordo due giocatori :  Francisco Chagas Eloia, per tutti  Eloi, che arrivo’ al Genoa dal 1983 al 1985 e Juary Jorge dos Santos Filho,  per tutti Juary, all’Inter dal 1982.

Quando arrivo’ Eloi in italia io ricordo ancora la prima pagina del Guerin sportivo che raffigurava il talento brasiliano Eloi con la divisa del Genoa a palleggiare limoni e fu soprannominato “o maistro”.

Eloi era un talento in osservazione particolare da club italiani perchè, l’ anno prima d ‘approdare al Genoa, venne al giocare a Milano il Mundialito per club.

Il mundialito era un torneo non ufficiale a inviti organizzato da un imprenditore che si chiamava Silvio Berlusconi e, tra le squadre invitate, vi era il Santos, la squadra di Pelè ,che proprio contro il Milan vinse grazie a una doppietta di Eloi.

Proprio il Milan lo voleva in tutte le maniere ma alla fine la spunto’ il Genoa del presidente Fossati e Gigi Simoni allenatore, ma purtroppo non furono fuochi d’artificio.

Di Eloi sul campo si ricorda ben poco, purtroppo non riusci’ a tirar fuori il suo talento in un paio di stagioni storte del club rossoblu, collezionando comunque ben  34 presenze equamente suddivise nelle due stagioni: nessuna rete in campionato e cinque in Coppa Italia.

L’ anno dopo l’estro del brasiliano tornò a mostrarsi in Brasile al Botafogo.

Ritornato in Europa nel Porto diventò campione di Portogallo e campione d’ Europa nel 1987, seppur non giocando molto.

Quel Porto era uno squadrone in cui primeggiava il “tacco di Allah “, ossia Rabath Madjer ,fantastica punta algerina, che non approdo’ in seguito all Inter di Milano solo per problemi fisici rilevanti, ma c’ era anche un brasiliano che in italia era reduce da un periodo molto negativo come Eloi: ossia Juary dos Santos.

Juary era arrivato in Italia, facendo  faville tra ad Avellino, esultando ad ogni goal intorno alla bandierina del calcio d angolo con una danza tutta sua. Un mito per i tifosi dei lupi.

L’ Internazionale lo prese dall Avellino ma fu un disastro.  Si ricorda solo un goal nella nebbia a Milano col Catanzaro per il resto si beccò solo   tanti fischi ed improperi dell esigente pubblico meneghino.

Anche in questo caso non erano certo annate doc quelle dell Internazionale.

Annate difficili di una società che voleva vincere ma non riusciva,cambiando troppo ogni anno.

E come spesso succede quando le cose van male la colpa si dà a quelli che contano meno e che poi spesso pagano dazio.

Va aggiunto che appare evidente come  il fatto di essere di colore in quegli anni non aiutava certo a San Siro, soprattutto sponda Inter.

Il brasiliano così da Milano fini’ ad Ascoli, poi a Cremona e subito dopo tornò incredibilmente in auge col Porto.

In un ambiente più adatto,  ritrovandosi in un buon momento storico della societa’ portoghese,  Juary ritrovò  una simbiosi, un empatia tale da farlo tornare quello dei tempi di Avellino e fu uno dei giocatori che aiuto’ i “dragones” ossia il Porto a vincere la Coppa dei campioni ed il campionato nel 1987 insieme ad Eloi.

Eloi e Juary son due brasiliani che vengono ricordati in Italia come pessimi giocatori ma in realtà forse non erano arrivati al momento giusto nel posto giusto.

E ogni società, ogni ambiente ha le sue specificità in cui non è automatico mantenere la stessa forma sportiva e mentale.

Qui si tratta di giocatori trattati come scarti che poi hanno vinto la Coppa dei Campioni con il Porto.

È da evidenziare come entrambi i brasiliani,quando vengono interpellati dai media sull argomento Italia, parlino sempre e solo bene della nostra nazione e del popolo italiano. Sempre riconoscenti, soprattutto sul piano umano e anche professionalmente verso tutte le società in cui hanno militato passando anche momenti assai difficili.

Momenti difficili che hanno saputo superare magistralmente per poi diventare entrambi campioni d Europa nel 1987.

 

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

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