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Analisi e opinioni.

Portanova: “Non sono uno stupratore” Avv. Bordoni: “le nostre argomentazioni sono state ignorate ma ci sono prove schiaccianti”.

Braccia conserte e viso tirato. Si presenta così Manolo Portanova alla conferenza stampa, indetta, presso il Tower Genova Airport Hotel, per rompere un silenzio, perdurante da quasi due anni, sulla condanna per stupro di gruppo. Un silenzio che sarebbe potuto essere interpretato come una resa, in un processo mediatico che ha già trasformato Manolo in uno stupratore, è il pensiero dell’avvocato Gabriele Bordoni che, insieme a Daniele Portanova padre del giocatore, hanno affiancato Manolo  nella conferenza.  “Sto soffrendo, il mio silenzio è durato troppo e questa vicenda non è solo giudiziaria ma anche mediatica” ha esordito Manolo, ricordando come fino a poche settimane fa il suo unico scopo fosse quello di indossare la maglia più bella del mondo. Il ventiduenne, centrocampista del Genoa, è stato condannato dal tribunale di Siena a sei anni in primo grado, insieme ad altre tre persone, per violenza di gruppo su una ventunenne romana. I fatti, legati a questo tremendo reato, risalgono alla sera del 30 maggio 2021.

“I processi si fanno nelle aule ma, a livello mediatico, sembra che Manolo sia già stato condannato prima dei tre gradi di giudizio” ha dichiarato il padre del centrocampista rossoblù  che, certo dalla sua innocenza, ha aggiunto: “se ci metto la faccia e perché so che mio figlio non è uno stupratore”. L’iniziativa pubblica è partita pochi giorni dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza di primo grado del 6 dicembre 2022.

 “Siamo stati fino ad ora muti per rispetto ai nostri ruoli, ma non vogliamo passare per persone che non hanno argomenti” ha dichiarato il legale che ha precisato come “non sia facile parlare di un processo in corso ma è giusto rappresentare l’altra faccia della luna rispetto alla sentenza che ha condannato Manolo”.

Entrando nel merito giudiziario il legale ha fatto cenno a tematiche come il consenso preventivo e il dissenso-assenso pantomimico nell’ambito di un incontro sessuale. Ovvero a comportamenti che manifestano un consenso pur non dicendolo, il tutto in un contesto giovanile odierno quanto mai disinibito e “quanto mai lontano dalla mia generazione” ha ammesso il legale.

Tutti i numerosi giornalisti presenti aspettavano la presentazione di  prove ed elementi decisivi.

Vi sarebbero, secondo la difesa di Portanova, dei messaggi in chat da cui risulterebbe che la ragazza, nelle ore successive alla serata incriminata, comunicava di non essersi opposta e di non aver saputo gestire la situazione. Vi sarebbero, sempre secondo la difesa di Portanova,  diverse versioni della vittima protagonista dei fatti. Alcuni di questi messaggi, con diversi omissis, sono stati proiettati nel corso della conferenza, mentre alcuni sarebbero stati cancellati dalla ragazza. Inoltre, secondo quanto riferito nella conferenza, in quella casa vi sarebbero state altre persone oltre a quelle incriminate.

Il legale ha poi evidenziato come il racconto di un caso analogo avvenuto negli Usa nel 2015 risulterebbe simile , parola per parola , alle espressioni usate per accusare Portanova e gli altri condannati.

“Lo conosco da sempre e non amo difendere persone che fanno del male la prossimo” ha continuato l’avvocato Bordoni, amico della famiglia Portanova, denunciando con stupore e amarezza il fatto che tutte le varie argomentazioni presentate dalla difesa, sulla base di un civile confronto, non siano minimamente state prese in considerazione e contraddette dai magistrati.  Insomma non hanno avuto alcun elemento di replica.

Questo si può considerare il leit motif dell’iniziativa che ha deciso di rompere il silenzio dopo la lettura delle motivazione della sentenza.   Viene anche contestato il discorso del dissenso che, secondo la sentenza di primo grado, sarebbe stato manifesto e protratto da parte della ragazza.  “Servono verifiche per una unica voce che ha cambiato la sua versione” ha aggiunto l’avvocato riferendo di un consenso manifesto comunicato alle proprie amicizie. Bordoni ha precisato come la scelta del rito abbreviato non pregiudichi la presentazione di prove e nuovi elementi e sia una cosa ben differente dal patteggiamento.

L’amara realtà è che certe condanne, prima di essere definitive, sono una morte civile.

Per il legale di Portanova l’appello è di fatto già pronto vista la mole di rilievi presentati, per quanto fino ad ora non presi in considerazione.

Il padre del giocatore, tifoso genoano, ha ringraziato il club che aspetta Manolo, che continua ad allenarsi, (comprendendo la sua mancata convocazione per ragioni di opportunità e di serenità per una squadra che vuole tornare in A), rivendicando i valori della strada da cui arriva e la correttezza che ha trasmesso al figlio: “se avesse fatto qualcosa non lo difenderei e mi sarei fatto giustizia io da solo con la grinta con cui lo sto difendendo”.   

In conclusione Manolo Portanova ha ribadito “Le prove della mia innocenza sono schiaccianti ma non sono state prese in esame. Non sono uno stupratore e continuo a credere nella giustizia”, ricordando quanto gli manchi il campo da gioco insieme al poter indossare quella maglietta che ama tantissimo.

 

Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2010 nella redazione di Nuova Società. Interessi estesi dal sociale, alla divulgazione scientifica, con attenzione alla futurologia e al mondo del mistero con grande criticità.

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