Connect with us

intervista a...

Alessandro Bianchi: “Il Trap e Bagnoli due maestri. L’ Inter dei record era equilibrata e Pancev era forte”

Alessandro Bianchi nato a Cervia il 7 aprile 1966 e’ stato un giocatore tecnico e tatticamente molto intelligente.

La sua carriera è iniziata nel Cesena.

Il salto nel grande calcio è avvenuto nella stagione 1988/1989 nell’Internazionale dove è rimasto fino al 1996.

Il romagnolo è stato un magnifico esterno destro.

Con l’ Inter divenne campione d’Italia nella sua prima stagione milanese.

In seguito, ha vinto due Coppe Uefa ed una Supercoppa italiana sempre con la maglia nerazzurra.

Ha terminato la sua carriera nel club dove aveva iniziato: il Cesena.

Ciao Alessandro hai sempre dato l’ impressione di giocare prima per la squadra e poi per te stesso. Concordi?

Prima viene sempre la squadra.

Io sono sempre stato un giocatore tatticamente abbastanza bravo.

Le mie doti atletiche avevano maggior efficacia grazie alla mia sagacia tattica.

Non a caso sei sempre stato un giocatore molto amato dai tifosi dell’Inter..

Questo fa solo piacere e la cosa è reciproca.

Io son stato benissimo all’Inter e ancora oggi la seguo con tanto affetto.

I giocatori come te sono una fortuna per gli allenatori e per i compagni di squadra?

Penso di si.

Io però ho avuto la fortuna di giocare con grandi allenatori e grandi campioni.

Senza di loro non avrei avuto tutto quel successo che ho avuto.

Sei stato allenato da allenatori come Giovanni Trapattoni, Corrado Orrico, Osvaldo Bagnoli ed in nazionale da Arrigo Sacchi. Un ricordo dei tuoi mister?

Il Trap è stato un maestro.

Mi ha voluto fortemente all’Inter.

Era bravissimo nel tenerci sempre concentrati anche quando le cose sembravano compromesse.

Inoltre aveva una capacità unica a tenere compatto l’ambiente.

 

Corrado Orrico aveva idee buone.

Il presidente Pellegrini aveva provato a fare una mossa come in quegli anni aveva fatto il Milan con Sacchi.

Il problema del mister toscano fu nella gestione dell’ ambiente Inter e con qualche giocatore.

Osvaldo Bagnoli è stato un altro maestro per me.

Bagnoli aveva le idee chiare sul come giocare.

Giocammo bene e sfiorammo lo scudetto.

Quella stagione non fu fortunata per me.

Ebbi un infortunio rilevante che non mi diede la possibilità di aiutare troppo il mister.

Hai giocato con grandi campioni, c’è un giocatore che aveva potenzialità ma che non è riuscito a dimostrarle?

Darko Pancev.

Nei primi allenamenti m’aveva impressionato.

Si muoveva in area come non avevo mai visto fare a nessuno.

Nella prima riunione tecnica tenuta da Osvaldo Bagnoli però il mister disse a Darko che lui non era la sua prima scelta.

Lui fece fatica, arrivava della Stella Rossa campione d’europa ed il mister partiva sempre con altri giocatori titolari.

Così il macedone venne ceduto in prestito.

Pancev si rimbocco’ le maniche e, rientrato del prestito, negli allenamenti, fece vedere, ancora di più, le sue qualità.

Mister Bagnoli, da persona ed allenatore capace ed intelligente quale era, aveva deciso a quel punto di farlo partite titolare ma la società nel frattempo aveva deciso di cederlo e Pancev fu ceduto.

Un peccato, l’ ex Stella Rossa era forte, ma il calcio a volte è strano.

Anche Shalimov era un bel giocatore.Poteva fare meglio di quello che ha fatto non credi?
Igor Shalimov era un fuoriclasse.
Aveva doti tecniche e atletiche notevoli

Il russo inoltre fuori dal campo era simpaticissimo.

Di Shalimov si è parlato poco in Italia.
E’ stato sempre poco pubblicizzato.
Era un centrocampista moderno.
Igor difendeva, attaccava ed era bravo di testa.
Un giocatore completo ed un ragazzo d oro.

l’ Inter dei record nel 1989 aveva tre stranieri molto forti: i due tedeschi Matthaus e Brehme e l’ argentino, scuola River Plate, Ramon Diaz. Come erano dall interno i tre fuoriclasse?

Lothar era molto carismatico.

Era un calciatore che, se decideva di vincere la partita, la vinceva.

Voleva sempre andare all’attacco e con mister Trapattoni si scontrava spesso per motivi tattici.

Il Trap era molto attento agli equilibri della squadra mentre Lothar avrebbe attaccato sempre per tutta la partita incessantemente.

Andreas Brehme era incredibile,giocava col piede sinistro e col piede destro alla stessa maniera.

Un aneddoto simpatico era legato alla stampa.

Il martedi’ ,quando ci ritrovavamo dopo la partita della domenica,leggevamo insieme le pagelle sui giornali.

A me la stampa dava spesso un sei risicato oppure un sei e mezzo al massimo ed Andreas si arrabbiava tantissimo.

Il tedesco scuoteva la testa veniva da me col giornale in mano e mi diceva: “lo vedi Alessandro? I giornalisti italiani non capiscono nulla di calcio” .

Ramon Diaz era un fenomeno.

Un giocatore amato da tutti, divertente e con un sinistro micidiale.

E’ stato il compagno d’area perfetto per Aldo Serena.

I due si compensavano perfettamente era un piacere vederli nei movimenti offensivi.

All’ inizio della stagione l’ argentino fece fatica a giocare ma poi, presa la condizione fisica, fece meraviglie.

A Ramon è stato spesso affibbiato il soprannome di “puntero triste” come mai?

Semmai l’ esatto contrario.

All’Inter era amato oltre che per le capacità balistiche per la sua simpatia, Ramon era una persona divertente,un compagnone.

Eri arrivato giovane a Milano come Nicola Berti. Come fu l’ impatto per voi giovani con la grande metropoli? 

Io in realtà andai a vivere vicino a Como.

Ero già fidanzato e poi sono un tipo che mi è sempre piaciuta la tranquillità.

Nicola invece aveva legato molto con Aldo Serena e amavano stare nel cuore della città e anche divertirsi.

Ancora oggi siamo molto legati con Nicola e Aldo ci vogliamo bene e quando si riesce ci si frequenta con le famiglie.

La sensazione che davate era che quell’ Inter del Trap fosse una squadra compatta in tutti i sensi. E’ corretto?

Con il Trap avevamo un manico di assoluto valore.

I valori tecnici erano rilevanti ma anche quelli umani nel gruppo erano forti nella gestione Trapattoni.

Il ricordarsi da dove si viene alla fine aiuta sempre ed il tecnico di Cusano Milanino in questo era una certezza.

 

Tra le tante doti di quell’ Inter qual’ era quella prevalente?

L’ equilibrio.

Oltre ai campioni stranieri ,dei quali si è già detto, quella squadra aveva una simmetria molto ben definita.

C’era un metronomo come Gianfranco Matteoli,un incursore come Nicola Berti, una vecchia guardia solida con Walter Zenga Beppe Bergomi, Riccardo Ferri ed Andrea Mandorlini e davanti avevamo un campione come Aldo Serena che fece una stagione pazzesca.

L altro ieri era il compleanno di Giacinto Facchetti. L’ hai avuto come dirigente per due anni. Un ricordo?

Un uomo di poche parole e di una dignità assoluta.

Era sempre presente ma mai faceva pesare il suo passato ricco di glorie come pochi al mondo.

Per noi giocatori era sempre a disposizione un riferimento sicuro per qualsiasi cosa.

Arrigo Sacchi ti aprì le porte della nazionale italiana.

Come mai ad Italia 1990 non sei stato convocato da mister Vicini?

Su italia 1990 non lo so.

Avevo fatto bene in quel periodo ma Azeglio Vicini aveva fatto altre scelte.

Sacchi mi stimava, l’ avevo incrociato nel Cesena primavera a inizio carriera.

La mia dote tattica piaceva a Sacchi e mi aveva proposto anche in mezzo al campo in Scozia dove feci una buona partita.

Rientrato all’ Inter dopo la partita con la Scozia Osvaldo Bagnoli mi disse che il centrocampo sarebbe stato il mio futuro.

Purtroppo ebbi un grave infortunio e non son più riuscito a tornare a quei livelli.

L’avversario più forte che hai incontrato nel rettangolo di gioco?

Diego Maradona.
Ho esordito in serie a col Cesena contro il Napoli.
Giocai una bella partita.
Il tocco di palla di Maradona non lo dimenticherò mai.
Diego è stato il più forte di tutti senza ma e senza se.
Inoltre in quegli anni non c’ era, come ora, il Var
I difensori picchiavano forte e lui che era imprendibile era falcidiato da falli spesso all’altezza delle ginocchia.
Malgrado tutto Diego non aveva mai una reazione spropositata.
L’ argentino era un gigante anche in questo.

Il dopo calcio di Alessandro Bianchi?

Ho allenato un pochino ma poi ho raccolto l’ invito di “quelli che il calcio” e mi sono parecchio divertito.

E’ stata un esperienza divertente con Simona Ventura, Gigi Maifredi , Ruggero Rizzitelli mio ex compagno al Cesena e tanti altri.

Oggi invece mi occupo di altro.

Nulla a che fare col calcio e sto bene così.

Il calcio oggi è troppo stressante e a fare l’allenatore c’è da ammalarsi.

Chiudiamo col Cesena al quale sei sempre legato immagino?

Si, lo seguo appena posso.

Peccato per questa stagione appena passata.

Aveva la possibilità di battere il Lecco ed andare in finale.

La partita di ritorno a Cesena contro i lombardi è stato un blackout totale e la squadra romagnola è rimasta in lega pro.

Dispiace perchè il bacino d’ utenza e l ‘amore dei tifosi meriterebbero altri palcoscenici.

 

 

 

 

 

 

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

3 Comments

3 Comments

  1. Giuseppe

    Luglio 21, 2023 at 12:03 pm

    L’intervista mette in evidenza i valori sportivi e umani del calciatore, tutt’ora nel cuore dei tifosi!

    • Flavio Ciasca

      Luglio 21, 2023 at 1:08 pm

      Grazie Giuseppe🙏🫶

  2. Copete Ormache

    Luglio 21, 2023 at 4:47 pm

    Muy buena la entrevista, y sobre todo didáctica.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *