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intervista a...

Angelo Castellani. Il Joahn Cruijff dell’Arno con il cuore rossoblu’.” Mi sento educatore di giovani calciatori”.

Domenica in Sardegna si giocherà Cagliari  Genoa.

Il calciatore Angelo Castellani ha nel cuore da sempre i colori rossoblù.

A metà tra quello del Cagliari e quello del Genoa, per motivi diversi ma ambedue comprensibili.

Castellani è nato il 20 Gennaio 1956 a Guspini nel sud della sua amatissima Sardegna ed ha vestito la casacca del grifone dal 1970 al 1974 giocando da centrocampista.

La parte bella della sua vita calcistica da giocatore l ‘ha vissuta a Genova sponda rossoblù.

Raccontaci della tua infanzia?

Erano anni difficili. Sette figli, mamma casalinga e papà minatore, per la precisione, perforatore.

Un lavoro terribile. Mio padre tornava distrutto a casa a fine giornata visto che passava la giornata a perforare il fondale 150 metri sotto terra.

Noi figli eravamo ben coscienti delle difficoltà familiari ma si andava avanti lo stesso.

Ricordo sempre che papà cacciava e pescava, ma era l’unico modo per darci da mangiare qualcosa di diverso dai cardi e le mele selvatiche che erano sempre presenti nei nostri pasti.

Come sei arrivato al Genoa?

Mio padre ebbe un infortunio grave sul lavoro e nel contempo era stato contattato da emissari che avevano visto giocare per strada sia me che mio fratello.

Ci spostammo tutti a Genova. mio padre non poteva più lavorare ed io avevo solo tredici anni.

Andai a giocare nell’Edera Pra’ a Genova Prà, dove andammo tutti a vivere.

L’Edera era una squadra satellite del Genoa e dopo pochi mesi andai al Genoa.

Ci allenavamo al Pio dove ancora oggi si allena il grifone.

Dal 1971 al 1974 sono stato al Genoa e la passione mi è sempre rimasta addosso con quella del Cagliari per le mie origini sarde.

Ho giocato con gente come Ezio Glerean, Mauro Amenta ma il più forte di tutti era assolutamente Roberto Pruzzo.

Mai dimenticherò le partite contro la prima squadra dove c’erano giocatori come Giorgio Bittolo, Claudio Maselli e Sidio Corradi.

Un aneddoto su uno di questi giocatori?

Per Claudio Maselli stravedevo anche perché giocavo nel suo ruolo.

Una volta si usava che i giocatori della prima squadra davano le loro scarpe da calcio da provare, per far prendere la forma dei piedi ,ai ragazzi della De Martino.

A me toccavano quelle di Maselli.

Per me era una grande gioia, Claudio era un giocatore che ammiravo tantissimo.

E Il pubblico del Genoa?

Il tifoso del Genoa riempie lo stadio da sempre. Io ricordo che era pieno anche quando la squadra militava in serie C.

Con la squadra De Martino si giocava all’ora di pranzo prima della prima squadra al Ferraris .

Lo stadio era già strapieno quando giocavamo noi delle giovanili.

Una sensazione unica, mi tremavano le gambe per tutti quei colori rossoblù e le bandiere della folla.

E’ stato un sogno fare quell’esperienza.

E dopo il Genoa?

Dopo il Genoa avevo delle proposte per rimanere legato al Genoa come per esempio quella di andare all’Alcamo in Sicilia e giocare maggiormente in pianta stabile.

Purtroppo problemi familiari con papà che non stava bene mi portarono a dover fare delle scelte da adulto seppur non fossi ancora ventenne.

Mi presi in carico la situazione familiare come mi sembrava giusto fare a quel tempo ed andai a giocare in serie C al Libarna.

Il Libarna giocava a Serravalle Scrivia, vicino a Genova, e questo mi permetteva di stare vicino e seguire i miei familiari.

Avrei potuto fare molto di più,  ma la scelta fu quella giusta ancora oggi ne sono certo d’altronde i tempi erano molto diversi da quelli di oggi.

E poi ci fu  Firenze..

Si.  Arrivai a Firenze perché in un ritiro calcistico con una la rappresentativa a Coverciano incontrai la mia futura moglie.

Lei viveva a Firenze e giocava a pallavolo, ci innamorammo ed il padre di lei mi trovò una sistemazione a Firenze.

Il nuovo lavoro non mi permetteva di allenarmi con costanza come prima così dovetti scegliere.

Scelsi lei ed il lavoro sicuro per poi giocare in serie minori a Firenze che è la città dove vivo ancora oggi.

Angelo Castellani, allenatore Figc/Coni,  in un articolo di un noto quotidiano nazionale recentemente è stato ricordato per le sue metodologie tecniche come un :”Johan Cruijff in riva all’ Arno”…

Seguo il calcio giovanile dal 1981, ormai sono 42 anni…

Sono da sempre impegnato nelle  maggiori scuole calcio come Firenze e Coverciano.

La mia vita il calcio ma più che un istruttore mi sento un educatore.

Mi interessa soprattutto lavorare sui valori per la vita, quelli che dovranno affrontare quotidianamente non solo nel calcio.

Sul campo sono un fervido sostenitore dei fondamentali. Oggi non si vede più un bambino saltare l’uomo, provare la giocata, fare uno stop. Si ha paura di sbagliare e si caricano troppo d’ansia le prestazioni.

Poi vi è l’annoso problema dei genitori che proiettano le loro aspettative sui figli.

I bambini non sono mai il problema.

Quale episodi o incontri ti hanno colpito in questa esperienza di scuola calcio?

La prima riguarda Giorgio Chiellini.

Gestivo una scuola calcio a Coverciano e ricordo bene che quando vi erano i giocatori della nazionale in ritiro solo uno si fermava a vedere i nostri allenamenti ed a parlare con i bimbi.

Giorgio Chiellini veniva a vedere i nostri allenamenti, appena poteva.

L’ ho sentito più volte dire ai bimbi dove avrebbe calciato il pallone della nazionale durante l’ allenamento.

Lo diceva ai bimbi così loro sapevano dove andare a prendersi gli ambitissimi palloni.

Giorgio si fermava scherzava, era disponibile. Lo racconto perché non prima di conoscerlo non era tra i miei preferiti e invece mi son dovuto totalmente ricredere.

La seconda invece mi capitò all’Olimpia ,altra società storica della Firenze: Un giorno mi trovai ad allenare i figli di Maurizio Ganz, Sebastian Frey e Mario Faccenda. Erano presenti ad assistere all’allenamento tutti e tre i genitori oltre a Gabriel Batistuta.

Ad un certo punto, mentre chiacchieravano, mi rivolsi a tutti e quattro i campioni e gli dissi ” silenzio o vi mando tutti in tribuna”, ovviamente ci fu una fragorosa risata ma loro sono dei grandi campioni ed anche in questi comportamenti sono da esempio per tanti genitori.

Tornando al Genoa dimmi tre nomi di persone che ti legano al  grifone..

Danilo Ghiglione sicuramente.

Siamo stati insieme al Genoa e per me è stato come un fratello.

Ho seguito e seguo il figlio Paolo che ha giocato anche al Genoa fino all’anno scorso ed ora milita nella Cremonese.

Un’altra persona è Franco Ferrari.

Io ero giovane e lui giocava già in prima squadra al Genoa.

Ho incontrato nuovamente  Franco a Coverciano dove lui faceva il docente nei corsi per diventare allenatore.

E’ stato emozionante, Ferrari era una persona squisita.

La terza è Mario Faccenda. Lui vive a Firenze ed è stato un gran giocatore rossoblù sempre innamorato ancor oggi del grifone,  tant’è che ci si vede spesso a parlare a tinte rossoblu a Firenze.

Vieni mai a Genova?

Certo. Abbiamo una chat di giocatori ex Genoa del 1955 e 1956. Siamo una quarantina ed una volta all’anno ci ritroviamo  a Pegli.

E’ sempre una bella rimpatriata.

Il Genoa è sempre nel nostro cuore ed è parte integrante della nostra vita.

Che pensi del  Genoa di oggi?

Il Genoa attuale ha un grande giocatore che è Albert ma soprattutto  un grande allenatore: Alberto Gilardino.

Il Gila mi piace è uno serio che rappresenta quello che era un po’ lui da giocatore.

Ha dato un’identità, un gioco alla squadra e tanta professionalità.

Con Alberto il Genoa ha un bel futuro. E’ l’allenatore giusto nel posto giusto.

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

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