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intervista a...

Angiolino Gasparini: “Ascoli sarà sempre nel mio cuore. All’Inter ero tra giganti ma senza timore.Oggi guardo solo partite di Premier League”

Ci sono giocatori che rimangono nel cuore dei tifosi per motivi diversi.

In quanto a personalità mixata alla spensieratezza uno di questi è certamente Angiolino Gasparini.

Angiolino Gasparini ha giocato nel Brescia facendo il settore giovanile nelle rondinelle.

Ha esordito nel 1969 con la prima squadra ed ha giocato nel Brescia fino al 1974.

Poi ha giocato un anno al Verona per approdare in seguito all’apice della sua carriera nell’Internazionale.

Dal 1975 al 1978 ha vestito la maglia nerazzurra della squadra meneghina per poi approdare all’Ascoli.

Nelle Marche ha giocato fino al 1983 ed ha chiuso la carriera nel Monza dal 1983 al 1986.

Come hai iniziato col pallone? 

Sono nato e cresciuto a Bedizzole un paese vicino a Brescia.

Andavo a giocare in piazza o all’oratorio.

La tua famiglia ?

I miei genitori non volevano giocassi a calcio. Mio papà era impiegato comunale mentre mia mamma casalinga ed eravamo cinque figli quattro maschi ed una femmina.

Secondo loro c’era da fare altro piuttosto che giocare a pallone.

Il Brescia mi prese nel suo settore giovanile.

A quindici anni però smisi di giocare e anche di andare a scuola.

Facevo la seconda ragioneria.

E poi?

Poi un amico di mio padre Renato Zecchi mi propose di andare a lavorare in ufficio da lui.

Accettai la proposta e lui mi disse:”vieni a lavorare ma riprendi a giocare a calcio altrimenti nulla”.

Io tornai a giocare nel Brescia e se ho fatto il calciatore professionista lo devo anche a Renato Zecchi.

Pensa che per essere certo che mi andassi ad allenare, Zecchi mi accompagnava agli allenamenti.

Che professionista sei stato?

Mi son sempre ritenuto serioso nella professione ma anche guascone nel gruppo.

Ero uno a cui piaceva scherzare, mi son divertito tanto nel calcio, ho sempre preso tutto seriamente ma anche in maniera sfrontata.

Il giorno dell’esordio in serie A?

Col Brescia stagione 1969/1970 contro la Juve a Torino.

Allenatore Mido Bimbi.

Fummo sconfitti per uno a zero con gol del mio amico Pietro Anastasi al minuto novantadue.

Lo marcavo io Pietro ma lui era forte forte.

Mi scappo’ una volta e fece gol.

In seguito con Pietro abbiamo giocato insieme sia all’Inter che all’Ascoli.

Per me è stato un immenso piacere condividere esperienze professionali con simili campioni.

Nel Brescia di quella stagione giocavano tre grandi difensori.

Bercellino, Zecchini e Vescovi erano i tre difensori titolari per cui era difficile trovare spazio.

In quell’occasione, per la trasferta di Torino, erano infortunati.

Mister Bimbi la sera prima di partire per Torino mi fece chiamare a casa.

Ricordo che ero uscito a fare serata non essendo tra i convocati.

Tornai alle quattro di mattina e trovai i miei genitori sul balcone arrabbiati che mi aspettavano.

Ero stato convocato all’ultimo momento e a me piaceva fare tardi le sere che ero libero.

Eri teso?

Non ero teso il giorno dell’esordio.

Io in campo ero uno freddo e tranquillo.

Le mie prime tre partite d’esordio in serie A sono state come stopper contro Pietro Anastasi , Alessandro Vitali del Vicenza e Giorgio Chinaglia bomber della Lazio…son partito col botto ma non ho mai avuto l’ansia per la partita.

Dopo Brescia e Verona arriva la grande occasione con L’Inter..

Mi volle, l’allora allenatore nerazzurro, Beppe Chiappella.

Venivo da un bel campionato a Verona in serie B.

All’Inter ho coronato il sogno di vestire la maglia della squadra del mio cuore sin da bambino.

Il dispiacere è stato non soddisfare i miei due allenatori che ho avuto nei tre anni in nerazzurro.

Chiappella e Bersellini per me sono stati due padri, due persone di alto profilo umano.

Sorrido ancora oggi quando sento che il soprannome di Eugenio Bersellini era “il sergente di ferro”.

Il mister di Borgotaro aveva un cuore enorme, gli ho voluto un gran bene.

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Giocare con mostri sacri come Facchetti e Mazzola dev’essere stata un emozione unica..

Erano i miei idoli della grande Inter .

Due personaggi totalmente diversi ma unici.

Sandro Mazzola era dotato di un’intelligenza oltre media mentre Giacinto Facchetti era una persona magica.

Era sempre in supporto di tutti, aveva una buona parola per ogni compagno soprattutto nei momenti difficili,trasmetteva serenità.

Un giocatore dell’Inter che mi piace sempre ricordare è Nazzareno Canuti.

Era fortissimo, a sedici anni era già un giocatore pronto.

Aveva una grande personalità Nazzareno a mio parere meritava di fare ancora di più di quello che ha fatto.

Tra l’altro è stato un compagno di squadra forte ed anche molto divertente.

@ravezzaniphoto

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Dopo l’esperienza milanese arriva l’Ascoli..

Ascoli la porterò sempre nel cuore.

Ho fatto cinque anni bellissimi.

Io non sapevo neanche dove fosse Ascoli prima di andarci.

Ho avuto allenatori magnifici come Mimmo Renna, Giovan Battista Fabbri e Carlo Mazzone.

Dei tre ho fatto meglio con G.B Fabbri.

Con Fabbri ho fatto i migliori campionati della mia carriera.

Ad Ascoli hai avuto un momento molto difficile, durante il ritiro estivo del 1981, quando sei stato arrestato per detenzione di droga ..

Mi sono stati tutti vicini  a partire dal presidente Costantino Rozzi all’ultimo tifoso ascolano.

Ho sempre avuto un modo di affrontare quella situazione con forza ma anche leggerezza.

Non è stato per nulla facile uscire da quella situazione.

Ringrazierò sempre tutta Ascoli per avermi fatto sentire la loro umanità e vicinanza.

Per quella faccenda ho pagato ma sono anche stato assolto in appello.

Ultima esperienza professionale dopo Ascoli è stata Monza..

A Monza sono stato dal 1983 al 1986.

C’era anche Evaristo Beccalossi.

Da Brescia a Monza viaggiavamo insieme su e giù.

Ti racconto un aneddoto.

Una volta nei nostri viaggi ci fermò la polizia.

Ci fecero scendere e fecero entrare i cani anti-droga nella macchina.

Io ero reduce dalla storia di Ascoli.

Appena ci fermarono dissi scherzosamente ad Evaristo che avevo in tasca delle sostanze.

Lui iniziò ad andare nel panico mentre i cani perlustravano la vettura.

Non era vero ovviamente ma ricordo sempre la faccia di Beccalossi che in quel momento mi avrebbe voluto fare fuori.

Finita la carriera da calciatore ?

Mio suocero aveva un calzificio e sono stato a lavorare con  lui.

Dopo invece ho raccolto la proposta di un amico di mio fratello.

Sono andato a dare una mano a Pozzolengo in un centro di recupero dalla tossicodipendenza.

Si chiamano “i Lautari”, producono vino, hanno un maneggio ed è una struttura grandissima  molto bella ed organizzata.

Il calcio di oggi lo segui?

Poco, se guardo partite guardo quelle di premier league.

Il calcio italiano mi annoia.

Ho un ricordo bellissimo del mondo del calcio da giocatore ma i tempi cambiano e oggi è tutto molto diverso e meno umano.

Mi sono divertito, sono stato bene e mi ritengo ancora oggi molto fortunato di avere fatto un percorso di questo genere.

Comunità Terapeutica I Lautari, Via Monte Ingrana 2 – località Caccia, Pozzolengo (BS)

Un ultimo aneddoto di Gasparini giocatore..

Partita con l’Ascoli, una partita mi arbitra Michelotti ed io l arbitro l’ ho sempre chiamato col preambolo Signor.

In quel caso, per tutta la partita lo chiamai Signor Michelotti..

A fine partita l’arbitro si avvicinò e mi disse :”Signor Gasparini io non sono Michelotti sono Menicucci”.

 

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

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