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intervista a...

Armando Ferroni. Giocatore di Fiorentina, Avellino e Genoa anni 80/90. “Ho ammirato Scoglio, Angelillo, Bagnoli e mi manca Gianluca Signorini”

Armando Ferroni, nato a Roma il 3 aprile 1961, è stato un difensore poliedrico in tutte le squadre in cui ha militato.

Approdato a Firenze nel 1974 ha giocato nelle giovanili per poi esordire in serie A nel 1979, restando con i viola fino al 1984 per poi passare con i lupi dell‘Avellino fino al 1988, anno nel quale è passato al Genoa, rimanendo in rossoblù per cinque stagioni (1988 al 1993).

Hai esordito il 25 marzo 1979 in un Verona-Fiorentina di campionato finito zero ad uno per i viola? L’ allenatore era Paolo Carosi. Un avvio importante.

“L’ esordio non si dimentica mai. E’ il coronamento di un percorso che avevo iniziato presto a Roma e continuato a Firenze. Fu una gioia indescrivibile.

Arrivai alla Fiorentina dall’Omi Roma nel 1974. Ovviamente esordire in serie A è stato un sogno.

Nella primavera come tecnico ho avuto Renzo Ulivieri che m’insegnò tantissimo. Mister Carosi era l’allenatore della prima squadra, romano come me.

Di lui ho un bel ricordo: Nei suoi frequenti ritorni a Roma spesso mi voleva con lui nel viaggio per raggiungere le nostre famiglie.

A Firenze in prima squadra ho avuto solo tecnici romani, perché dopo Carosi venne “Picchio” De Sisti.

Con entrambi i tecnici sono stato fortunato sentendomi a mio agio come fossi a casa”.

Eri un un giocatore polivalente. Non partivi sempre da titolare ma riuscivi poi ad importi.

Son sempre stato un jolly, anche se la mia preferenza era per il ruolo di terzino sinistro, adattandomi alle esigenze della squadra che per me prevale sempre sul singolo, anche oggi.

Il tuo idolo da bambino?

Marinho Chagas nazionale brasiliano, terzino sinistro.

 

A Firenze hai avuto la fortuna di giocare con personaggi che han fatto la storia del calcio: parliamo di campioni come Daniel Bertoni e Daniel Passarella..

“Passarella era un guerriero. Un giocatore fortissimo di grande personalità. Con lui non si scherzava. Bertoni era un fuoriclasse punto.

Recentemente sono stato in Argentina a giocare una partita di vecchie glorie a calcio a cinque. C’era Daniel Bertoni con qualche chilo in più, ma gli ho visto fare delle cose inaudite, magie tecniche ancora ora. Bertoni ci ha fatto vedere belle giocate ma, a mio parere, avrebbe potuto dare molto di più, per quanto fosse veramente forte e dotatissimo tecnicamente”.

Dopo Firenze sei stato ad Avellino dal 1984 al 1988. Come ti sei trovato?

Benissimo, ho ricordi bellissimi.

La gente dell’Irpinia è molto ospitale e ho giocato con fenomeni come Geronimo Barbadillo e Ramon Diaz.

Diaz era fortissimo calciava in una maniera pazzesca un sinistro secco e forte.

Anche con gli allenatori ad Avellino sono stato bene.

In particolare ricordo Luis Vinicio, un vero signore e poi Antonio Valentín Angelillo

con cui facemmo una stagione memorabile e arrivammo sesti in campionato.

Un aneddoto su Angelillo?

Ricordo un episodio. In preparazione in Toscana, in un giorno caldissimo, correvamo vicino ad un albero dove all’ombra c’era un ragazzo che suonava la chitarra.

Angelillo fermò l’allenamento per il troppo caldo e ci disse: “andate sotto l’albero a sentire la musica”.

Il mister era fatto così. Noi giocatori gli volevamo un gran bene e, ripeto, facemmo un’annata straordinaria.

 

Vi fu poi il Genoa di Scoglio nel 1988, partendo dalla B

il Genoa è stata la mia ultima squadra. Qui ho passato cinque anni bellissimi e ricchi di esperienze positive.

Quello fu il mio primo anno con il Genoa e abbiamo vinto subito il campionato cadetto. Il professore era un personaggio particolare con una grande autorevolezza e ricordo sempre le sua insistenze con il presidente Aldo Spinelli per prendere Gianluca Signorini.

Eravamo in aeroporto per andare a giocare a Cosenza e ci fu una discussione animata in cui Scoglio diceva che senza l’acquisto di Signorini non avrebbe mai vinto il campionato.

Spinelli alla fine cedette e Scoglio fu accontentato.

Il Genoa vinse la serie B.

 

Cos’altro sulla tua esperienza con Scoglio?

Scoglio era 50 anni avanti a tutti. Un allenatore all’avanguardia che ha rivoluzionato il calcio con il suo pressing altissimo. Era molto in competizione con Arrigo Sacchi e diceva:” se Sacchi fa 10 allenamenti noi ne faremo 11!

il mister siciliano faceva parte di quella categoria di allenatori considerati giustamente

rivoluzionari come il “boemo” Zdenek Zeman, Corrado Orrico e Arrigo Sacchi stesso.

Dopo due anni di Scoglio arrivò come tecnico Osvaldo Bagnoli. Un allenatore molto diverso.

Molto diverso da Scoglio sì.

Bagnoli per me ha rappresentato la semplicità nel calcio. L’uomo del buon senso , cose semplici, pane al pane e vino al vino.

Con lui sono stato benissimo e il picco del periodo è stata la vittoria all’Anfield.

Parliamo di quella serata magica?

“L‘eco nello stadio era pazzesco e tutto tremava quando il pubblico batteva le mani. Un vecchio stadio tutto in ferro , quando la curva dei tifosi del Liverpool intonava i cori sembrava potesse venire giù l’impianto. Una cosa che mi impressionò fu che i tifosi erano praticamente in campo e ricordo ci dicevano: “italiani maccaroni”.

Noi non eravamo abituati a ciò, pur giocando al Ferraris, che é uno stadio in stile britannico.

Eravamo una grande squadra e fu una serata da incorniciare”.

Al Genoa hai avuto Aldo Spinelli come presidente?

“Posso solo parlarne bene. Per me è stato un grande presidente, passionale e grandissimo intenditore di calcio parlare con lui di calcio era un arricchimento professionale”.

Hai smesso di giocare nel 1993 ma sei sempre rimasto a vivere a Genova?

“C ‘e’ il mare ed è una città in cui sto benissimo.

Appese le scarpe al chiodo ho fatto l’osservatore e ho poi avuto una scuola calcio con l’ex compagno ed amico Marco Nappi. Sono sedici anni che seguo le ottime giovanili del grifone e ora sono il vice di mister Luca Chiappino nell’under 17 rossoblù”.

Uno di questi giovani che hai allenato è ora a Pescara con mister Zeman. Il ragazzo che promette bene si chiama Federico Accornero. Cosa ne pensi?

“Federico è un bravissimo ragazzo. Sta facendo molto bene e si ritrova nel modulo del mister boemo. L’allenatore giusto per esaltare le sue doti naturali”.

Una domanda sul pubblico genoano. Al Ferraris è l’uomo in più?

“Quello genoano è un pubblico appassionato e intenditore. La conferma l’abbiamo avuta quest’anno col numero di abbonamenti sottoscritti che è stato impressionante.

Per un giocatore del Genoa giocare al Ferraris è bello ma non facile, la maglia pesa, ci vogliono gli attributi”.

Compagno di squadra preferito di sempre nel tuo percorso rossoblù?

“Nicola Caricola”

Ogni squadra ha un giocatore simbolo. Per Armando Ferroni qual’è quello del Genoa?

“Senza dubbio Gianluca Signorini”.Il capitano aveva uno spessore diverso e mi manca tanto”.

Due parole sull’avvio di stagione del grifone?

L’ obiettivo dev’essere la salvezza e il campionato non sarà una passeggiata, ma la società ha costruito una buona rosa e profonda.

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

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