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Genoa

Ballardini e Onofri a Radio Skylab: “Vincere è sempre difficile”

“E’ una squadra che non c`entra con questa categoria, con una rosa competitiva, ma vincere è sempre difficile nonostante ambizioni, proprietà forte e ottimi giocatori”.

E’ uno dei pensieri di Davide Ballardini, allenatore del Genoa dell’era Preziosi rimasto il più amato dai tifosi, espressi nel corso della trasmissione Ladies and gentlemen, salotto sportivo di Radio Skylab, con le domande di Raimundo Navarro, Flavio Ciasca e la conduttrice Valentina Jannacone, tutti  del team di Genoani Foresti. Ne è emerso un quadro schietto su polemiche, aneddoti, risvolti tecnici, storici e affettivi di due grandi personaggi legati al grifone.

Insieme a Ballardini è intervenuto anche l’ex allenatore, ora opinionista Claudio Onofri, che ha ricordato un personaggio importante nel mondo rossoblù come Franco Scoglio “era bravo ed innovativo. Uno che sapeva essere credibile anche negli allenamenti. Collaborando con lui mi sono reso conto quanto il suo personaggio lo avesse addirittura danneggiato. Quel suo modo di essere non è risultato confacente con altre piazze.   L’allenatore deve essere credibile soprattutto in quello che dice e che fa in allenamento. Se non sai farti intendere puoi essere il più rivoluzionario del mondo ma non tocchi boccia”.

Bagnoli e Sacchi sono stati i suoi mentori? ha chiesto Navarro

Ballardini. “Sacchi l’ho avuto per tre anni come allenatore nelle giovanili del Cesena, dove giocavo come centrocampista. Nell’ultimo anno di questa esperienza, quasi diciottenne, mi allenavo spesso con la prima squadra che era guidata da Osvaldo Bagnoli.  Una persona di grande chiarezza, carisma e semplicità. Per me l’allenatore deve avere stile e saper trasmettere le sue idee con chiarezza, semplicità e soprattutto efficacia”.

 E’ più difficile allenare oggi? ha chiesto ai due ospiti Valentina Jannacone.

Onofri: “Dopo aver allenato diverse squadre mi sono accorto di non sopportare la troppa pressione, Il pensare alla partita successiva, il non aver tempo per uscire, e così mi sono dedicato ad altro”.

Ballardini: “Se hai dietro una struttura forte che si fa sentire e rispettare anche l’allenatore si diverte, ma in realtà non si diverte mai, a differenza dei calciatori che si allenano e che poi giustamente hanno la testa libera e si divertono. Anche se oggi i ragazzi sono molto seri e professionali.   Io nei dieci anni in cui  sono stato al Genoa mi sono sentito in clausura, arrivando in situazioni abbastanza complicate. Per otto, dieci mesi ti annulli. Alleni, lavori, ceni, vai in sede e fai anche fatica a riposare perché la testa ti va sempre lì”.

Oltre alle difficoltà ha dovuto fronteggiare un continuo cambio di giocatori, ha chiesto Jannacone

Ballardini: “Nella passata proprietà c’è da distinguere tra una prima parte, in cui si investiva e si facevano squadre molto competitive, e una seconda in cui si è cercato di sopravvivere bene, senza un’idea chiara di cosa si volesse fare, e ogni anno era molto tribolato. In otto/dieci anni ha cambiato “trenta” allenatori. Quando le cose vanno male o vai via tu o ti mandano via.  L’allenatore non è tutelato. 

 Come le sembra questa gestione vista ora da fuori? domanda  Jannacone. 

Ballardini: “Per me hanno costruito una squadra che non centra nulla con la categoria, con un impatto fisico tecnico e una rosa straordinariamente competitiva in confronto alle altre squadre. Ma vincere è sempre difficile anche se hai una proprietà forte, ambiziosa che ha investito tanto. Certo che quest’anno è più facile vincere con il Genoa rispetto al Cosenza che ha ovviamente ambizioni diverse.   

 Per Onofri: “è stata costruita una squadra top in cui  molti elementi potrebbero giocare in una categoria superiore, come Badelj e Strootman e molti altri”. E aggiunge: “Questa è una piazza che ti da tantissimo”.

L’ex calciatore, ora opinionista, ricorda come all’inizio della sua carriera, si entrasse in campo dalla Sud e dopo qualche anno dalle scalinate della Nord, con questo pensiero: “Mamma mia, mi vengono i brividi.  Qui se sbaglio un passaggio mi tocca scappare. Ma quando cominciavi a giocare il tifo ti dava una spinta in più”.

Per giocare al Genoa occorre avere una personalità forte. Puoi avere tutte le qualità tecniche che vuoi ma onestamente fai fatica.  Ricordo giocatori davvero bravi che non resistevano alla tensione di quella platea di una piazza bellissima”.

Alcuni tifosi mugugnano. Cosa pensate di Blessin. Ha un gioco europeo che guarda avanti? domanda Navarro.

Onofri: “Sono polemiche troppo alte rispetto ai risultati ottenuti. Da quando è arrivato Blessin c’è stato un rialzo nelle quotazioni della squadra imponendo il “gegenpressing”. Un fattore che si è visto immediatamente ma, oltre a grinta e aggressività, vi  era organizzazione. Per Onofri nelle partite in serie A (nella passata stagione) mancava la qualità per sviluppare questo tipo di gioco.

Sento le critiche. Certo non stiamo vedendo il Brasile. I risultati però sono buoni, anche se in casa si sta facendo fatica perché, onestamente,  la situazione offensiva è uno spartito che non è ancora bene in testa ai giocatori e Blessin ci dovrà lavorare. Ogni allenatore, e anche Davide, nonostante i tanti anni di attività, ha sempre dovuto migliorare qualcosa come tutti”.   

Ballardini: “Se in questi dieci anni di vai e vieni avessi ottenuto una media di un punto a partita saremmo retrocessi..”. Ricorda come l’ultima stagione sia stato allontanato dopo dodici partite con nove punti.” Ma anche con una media inferiore a un punto eravamo salvi”. E precisa: “Per me oggi l’equilibrio, la compattezza, il pressing e la qualità del gioco deve trovare quel mix di fisicità, gamba e qualità.

 Nell’ultimo anno al Genoa diventavo matto perché se ti concentri su compattezza, equilibrio, pressing e lasci perdere qualche ruolo di giocatori che fanno la differenza, poi fai fatica a creare occasioni da gol.

Il Genoa di quest’anno mi ha sempre dato la sensazione di essere superiore alla squadra che aveva di fronte. Anche con il Palermo avrebbe meritato di vincere.

Onofri: “Concordo con Davide. Alla lavagna non si vince e non si perde mai. Uno degli errori è che sono schierati dei giocatori non idonei alla fase offensiva, ma solo al recupero palla”.

E il metodo Redbull funziona? domanda Navarro.

Onofri: “Se torniamo al discorso tattico per rubare palla puoi avere gente più adatta, ma il calcio ha molte fasi e devi cercare di insegnare il più possibile i movimenti difensivi, non parlo di incontristi, anche a quelli che non lo hanno nel loro dna, e se hai quello elevi la qualità. Questa fase non si è vista specie nella passata stagione.

Mi è sembrato di vedere che Nagelsmann (Bayern Monaco) contro L’Inter facesse il gioco di Blessin?  rilancia Navarro

Ballardini:  “Ho mandato un collaboratore, Carlo Regno, che ha seguito per due settimane Julian Nagelsmann  (allenatore del Lipsia e ora Bayern Monaco) e il suo gioco è tutto meno che tattico. Loro vanno a prendere dei giocatori in giro per il mondo che devono avere delle qualità nobili straordinarie. Rapidità, gamba forte, abilità in certi ruoli.  Non è l’aspetto della disposizione in campo importante, Nagelman non ha mai fatto tattica perché la tattica l’allenano nel gioco.    

Il campo lo “restringi” perchè hai “macchine” che coprono bene il campo.  Squadre con quelle caratteristiche (Redbull) sono Atalanta, Torino, Verona. Tra le grandi squadre con quelle caratteristiche nobili, fisiche e tecniche che si avvicinano molto allo schema Bayern, vedo il Napoli.

 Onofri: Serve il pressing ma poi c’ è anche una palla che rotola e bisogna saperla trattare.

Ballardini: Servono giocatori capaci di saltare l’avversario.

 Perché un talento come Ricardo Centurion (attaccante argentino che militò nel Genoa nel 2013) è uscito dal progetto Genoa? domanda di Flavio Ciasca.

Ballardini: Nella gestione della vecchia proprietà c’era un “non progetto” Genoa. Detto questo, Centurion è un giocatore di grandissimo talento ma in Italia aveva problemi caratteriali. Gli volevo bene, spesso parlavo con lui ma notavo la sua fragilità. Qui però si va fuori dal discorso tecnico.

 Ciasca chiede ad Onofri sul suo Vanchiglia

E’ una cosa che mi emoziona pensando a una persona. Matteo Dalla Riva, Il mio primo papà calcistico.  Una Figura (scopritore di talenti)  che è rimasta nella storia del calcio dilettantisico torinese.  Aveva una capacità di trasmettere educazione e serietà ai suoi adepti. Mi notò mentre giocavo in piazza Toti, a mezzogiorno dopo la scuola, e  mi portò immediatamente al Vanchiglia.  Ringrazio di aver avuto delle capacità tecniche per vivere questa passione. Anche oggi a 70 anni ho giocato a calcetto.  Per me il Vanchiglia è la data di nascita di Onofri calciatore. 

In conclusione Navarro domanda a Ballardini su krzystof Piatek

Fu l’unico in Europa a segnare in tutte le partite ufficiali. Quella fame che aveva e quella modestia un pochettino con il tempo forse l’ha persa. 

Sono nato a Lecco e ho 33 anni. Sono un appassionato di informatica e grafica, interessato a tutte le novità del settore tech. Ovviamente amo e seguo il gioco del calcio con passione e sportività. Vivo a Torino. L’altra mia passione sono i cani e gli animali in genere.

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