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Ricordi

Dario Dubois. Quel calciatore argentino che si truccava da Kiss e si ribellava al sistema.

La storia del calcio è piena di  figure mitiche. Da George Best a Gigi Meroni,  da Diego Armando Maradona a Pelè e ne potremo ricordare molti altri.

Da appassionato di calcio argentino sono rimasto particolarmente colpito da Dario “El payaso” Dubois. Un nome certo non famoso come i “mostri” citati inizialmente ma con una storia quanto mai originale.

Dubois era un arcigno difensore centrale argentino che non ha primeggiato nella massima serie e ha militato in compagini di terza divisione  come Atletico Lugano e Ferrocarril Midland.

Oltre che calciatore Dubois, nato nel 1970 in Argentina, era un abile bassista amante del rock metal e gli piaceva più suonare che giocare ma il calcio gli dava da mangiare.

Un personaggio geniale, coraggioso, illuminato , chi l’ha conosciuto lo ha definito  un ragazzo disponibile e di assoluta onestà.

Passò alle cronache nazionali perché in una partita, quando militava nel Ferrocarril Midland, decise di truccarsi il viso come il leader del gruppo metal americano dei “Kiss” Gene Simmons e scese in campo in quel modo alquanto visibile per giocare la partita.

Dubois diceva :” io sono solo un pagliaccio che però in campo è pronto a morire per la propria squadra”

il soprannome “El payaso” venne da se’.

Gioco’ altre partite truccato finchè non intervenne Julio Humberto Grondona, presidente dell’ AFA Argentina, che dispose immediatamente un regolamento rigoroso in base al quale non si potevano fare diverse cose tra le quali truccarsi.

Dario Dubois disse che l’ AFA era dispotica e avrebbe voluto tutti i giocatori come il gregge, tutti coperti e allineati, con capelli corti e maglie dentro i pantaloncini e aggiunse di sentirsi un selvaggio metallaro ma sempre onesto e sincero.

Insomma non accettò compromessi e apriti cielo.

Il presidente del Ferrocarrill gli disse di trovarsi un’altra squadra e fu costretto a scendere in quarta serie pur di giocare a calcio.

Nel 2002 tornò  al Ferrocarrill Midland ma da li’ a poco ebbe un infortunio grave, oltre ad ulteriori scontri con la federazione che non dimenticava certo le sue dichiarazioni passate.

Dario infine fu costretto a lasciare il calcio per un infortunio ai legamenti in quinta serie argentina. Un fatto che documenta la sua passione per il gioco oltre ogni limite.

Sulla sua onesta’ si narra che fu contattato da una società  avversaria, la Juventud unida, per vendere una partita,  ma lui , che certo non navigava nell’oro,  denunciò il fatto definendo il dirigente della società Juventud “topo di fogna”.

Personaggio leader carismatico arrivò pure a coprire la scritta dello sponsor sulla maglia perchè non riconosceva quanto pattuito contrattualmente. Una protesta oggi impensabile.  Ma che la dice lunga su quello che era il calcio di un tempo. Tempi ribelli ma decisamente più autentici.

Smesso con il calcio non si è invece fermata la sua passione per il metal e continuò a suonare in diversi gruppi con un certo successo.

Uno spirito coerente e ribelle, con le sue valide motivazioni, che purtroppo a soli 38 anni nel 2008 fu ucciso trovandosi casualmente sul luogo  di una rapina.

In Argentina non fu mai ricordato dalle istituzioni.

Per le sue prese di posizioni di autentico ribelle del sistema avremmo oggi molto bisogno di tanti Dario Dubois.

E troviamo giusto ricordarlo come quei grandi campioni osannati. Un campione di coerenza e di libertà che amava il rock e il calcio anche in quinta divisione.

La sua frase piu’ celebre fu “Soltanto io posso decidere cosa fare con il mio corpo“. Una frase che oggi più che mai per quanto stiamo vivendo risuona come una magica canzone dei “Kiss”.

Muchas gracias “payaso”.

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

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