Mentre mi appresto a raggiungere il Ferraris , rattrista la notizia della morte a 86 anni di una figura mitica, espressione limpida del calcio verace, come Carletto Mazzone. Era nato a roma nel 1937. Un uomo che ha attraversato 40 anni di calcio. Un calciatore cresciuto nelle giovanili della “Magica”, dove esordì nel 1959. Mazzone rimase poi vicino ad un altro mito del calcio anni 70 come il presidente Costantino Rozzi dell’Ascoli.(Un settore dello stadio porta il suo nome). Ed è proprio ad Ascoli, dove aveva giocato come difensore e poi come allenatore che Mazzone è mancato.
Un uomo che rappresenta 40 anni di calcio in cui ha allenato Roma, Brescia Cagliari, Lecce Napoli Bologna, Fiorentina, Catanzaro, Pescara, Perugia e Livorno. Il suo miglior risultato lo raggiunse con il terzo posto raggiunto dai viola nel 1977.
Fu storico il suo legame, quasi da padre con Francesco Totti, (in lacrime per la notizia), che fece esordire a 16 anni, e con quel Roberto Baggio che a fine carriera continuava a sorprendere tutti in quel Brescia allenato proprio da Carletto Mazzone. (Il magico codino a fine carriera confermò che sarebbe restato con le rondinelle solo fino a quando Mazzone sarebbe rimasto sulla panchina del Brescia). Non fu un caso se Guardiola gli dedicò la vittoria della Champion nel 2009 invitandolo a quello storico Barcellona Manchester Utd. Mazzone fu anche colui che collocò un giovane Andrea Pirlo in quel ruolo illuminante davanti alla difesa che fu alla base della sua esaltante carriera.
Chi ama il calcio no può non essere colpito dalla scomparsa di un grande uomo di calcio che non ha mai abbandonato la sua umanità e la sua autenticità popolare romanaccia. Un pezzo di quel calcio vero alla Nereo Rocco , che senza tanti tattismi sapeva divertire e esaltare i veri talenti. Un calcio che piano piano va sparendo.