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Garlaschelli. “Quella Lazio scudettata ha vinto grazie non solo a Chinaglia e Maestrelli ma a tante persone umili dello staff”

Renzo Garlaschelli, nato a Vidigulfo il 29 Marzo del 1950 , è stato indubbiamente uno degli eroi della Lazio scudettata del 1974. Compagno di reparto di Giorgio Chinaglia, ha segnato 69 gol con la maglia biancoazzurra.

Renzo ha iniziato nel S. Angelo Lodigiano nella stagione 1968 1969 in serie D.

In seguito ha giocato da professionista per tre anni al Como dal 1969 al 1972.

L’apice della sua carriera è stato con la Lazio dove ha giocato per dieci anni e vinto uno scudetto nel 1974.

Ha chiuso la carriera da calciatore nel Pavia dal 1982 al 1984.

 

Come hai iniziato a giocare a calcio?

Sono nato e cresciuto a Vidigulfo, un paesino vicino a Pavia. Passavo le giornate tra scuola ed oratorio a giocare a pallone come accadeva a tanti bambini in quel periodo.

A quindici anni mi ha preso la squadra del paese che militava in terza categoria.

A quei tempi non si poteva essere a quindici anni in prima squadra però, pur di farmi giocare, mi facevano figurare con qualche anno in più..

Nei paesi giravano talent scout e un certo Campagnoli, ex Inter, allenatore del S.Angelo Lodigiano, mi vide e mi volle con sé insieme a due miei compagni del Vidigulfo.

Fummo scelti presi e portati al S. Angelo Lodigiano in serie D.

Facevamo quattro allenamenti a settimana e viaggiavamo insieme su e giù da Vidigulfo a S. Angelo che distano poco l’uno dall’altro.

La tua famiglia?

Papà lavorava in una cartiera mentre mamma era casalinga. Pensa che sono venuti a vedere una mia partita una volta sola .

Il calcio non gli è mai interessato.

A Roma, quando ero con la Lazio, vennero una volta che giocavamo contro l’Inter, ma vennero a Roma più che altro per andare a vedere S. Pietro non certo per la partita.

A mia madre in particolare non è mai piaciuto che io giocassi a calcio.

La convinsi quando gli dissi che avrei potuto fare il militare nella compagnia atleti a Bologna e dunque tornare a casa spesso.

A me e mia sorella i nostri genitori comunque non hanno fatto mancare nulla, siamo stati fortunati.

Dopo S.Angelo iniziai il professionismo con la maglia del Como dove sono stato benissimo.

I miei primi tre anni da professionista eravamo sette otto ragazzi giovani e vivevamo in una casa insieme che sotto aveva il ristorante dove mangiavamo.

Tre anni di serie B, squadra giovane ed in una di quelle stagioni ho fatto il militare nella compagnia atleti.

A Como ho giocato con calciatori importanti come Renato Cipollini, Sergio Magistrelli, Giacomo Libera,Alessandro Scanziani ed ho avuto tra gli allenatori Eugenio Bersellini ed il suo vice Armando Onesti.

Che ricordi di Bersellini e Onesti?

Bersellini ed Onesti li ho avuti nella terza stagione quella del 1971-1972 .

Erano gli allenatori giusti in quella squadra giovane. Ci controllavano e sapevano tutto di noi ma erano sempre in protezione nostra.

Onesti era un preparatore molto duro, ricordo allenamenti molto pesanti ma in quegli anni erano in tanti ad usare queste tecniche soprattutto nei ritiri.

Dopo arrivò la Lazio

Avevo ventun’anni e mi volle il tecnico Tommaso Maestrelli ed il direttore sportivo della Lazio di quel tempo Antonio Sbardella. L’impatto fu pesante. La Lazio era appena salita in serie A.

Era l’anno 1972 e aveva cambiato cinque suoi undicesimi della squadra che aveva appena vinto il campionato di serie B.

Ragazzi giovani e quasi sconosciuti come Pulici ,Re Cecconi, Frustalupi Petrelli ed io ci trovavamo in pianta stabile in serie A, spesso titolari.

La stagione iniziò con la nostra eliminazione in Coppa Italia ed una serie di sconfitte in partite amichevoli.

La squadra del presidente Lenzini era stata costruita per salvarsi ma Maestrelli era un fenomeno e fece un miracolo.

Addirittura rischiammo di vincere lo scudetto se non fosse che si perse all’ultima giornata inopinatamente contro il Napoli.

Portammo la gente laziale a riempire lo stadio ogni partita e in campo ci divertivamo.

 

Che ricordo di Maestrelli

Quella Lazio aveva diversi fuoriclasse oltre che in campo fuori come Tommaso Maestrelli ed il presidente Lenzini.

Maestrelli fu bravissimo nel credere negli uomini.

Era un padre squisito, un vero signore e soprattutto un gestore di risorse fenomenale.

Parlava con tutti sempre per qualsiasi problema.  Era un supporto costante e in piena empatia con tutti. Un tecnico molto avanti. Persona molto pacata e molto educata anche con la stampa.

Poche volte l’ho visto alterato se non per trasmetterci maggiore carica in momenti nei quali in campo non si reagiva nella maniera dovuta.

Maestrelli fu l’artefice di quello scudetto del 1974 anche perché il gruppo di giocatori era forte ma con molti personaggi carismatici all’interno e la gestione non era per nulla facile.

E il presidente Lenzini?

Anche Umberto Lenzini lo ricordo sempre con affetto, un grandissimo presidente.

Persona dolce, molto buona e di manica larga con tutti.

Gli chiedevamo sempre diversi biglietti per le partite da dare a parenti ed amici e lui trovava sempre il modo di accontentarci.

Lenzini ci voleva un bene infinito, ricordo sempre che veniva agli allenamenti per tirare i rigori a Felice Pulici.

 

In quella Lazio c’era Re Cecconi …

Arrivava dal Foggia. Era un ragazzo sempre allegro, una persona straordinaria. Un giocatore molto forte.

Lombardo era giovane come me, avevamo legato molto e cose gli successe in seguito quel maledetto giorno rimane un trauma irrisolto per tutti noi ancora oggi.

E’ stata una Lazio strumentalizzata dalla politica?

Lasciamo stare la politica. Io dico solo che a botte per politica non si è mai fatto in quella Lazio, semmai si è fatto a botte in altri ambiti e per altri motivi come durante le partitelle.

Quella Lazio era composta da gente che non voleva mai perdere e che si divertiva a giocare a calcio.

In allenamento in si giocava alla morte ma in campo la domenica eravamo un tutt’uno.

Inoltre c’era chi come Chinaglia voleva sempre segnare…

Giorgio Chinaglia…

Che campione pazzesco.

Una persona alla quale non si poteva voler male fuori dal campo.

Con lui il problema semmai era in campo.

Era un rompiscatole tremendo, giocarci insieme, nello stesso reparto, era faticosissimo.

Giorgio se non faceva gol impazziva, che fosse allenamento o partita poco cambiava, e anche se vincevamo sei a zero senza che lui avesse segnato, diventava una furia e faceva ammattire tutti.

In quella Lazio erano presenti in maniera copiosa le armi…

Vero, a parte il bazooka ho visto di tutto.

Quando si andava in trasferta alcuni alberghi non ci volevano perché qualcuno spegneva le luci della camera con le armi.

Una volta vado in vacanza a Rapallo con amici ed il barman di un albergo, dove risiedevamo, appena  mi vede iniziò a gridare “oddio c’è la Lazio”, questo era l’effetto che facevamo, avevamo terrorizzato un po tutti con questa storia.

In questi giorni sta girando una serie tv su quella Lazio scudettata del 1974?

L’ho vista. E’ fatta bene e  ha avuto grande successo,però vorrei sottolineare alcune cose.

Io avrei dato molto peso a chi gravitava intorno a quella Lazio ed aveva poca visibilità.

In ogni lavoro io sono dell’idea che se si arriva ad un successo è soprattutto per le persone che ti stanno vicino sempre.

Tutte quelle persone che ci sono sempre state nel bene e nel male.

In quella Lazio c’erano persone che erano parte integrante e attiva quotidianamente della Lazio come la segretaria Gabriella Grassi per esempio.

Lei ci ha aiutato tantissimo. Sempre disponibile per  noi giovani calciatori appena arrivati in una grande città come Roma.

Ancora oggi ci sentiamo con Gabriella, una persona stupenda.

Ma ricordo anche personaggi come il mitico Pelè che era il magazziniere, Recchia l’autista del pullman della squadra, Francesco il giardiniere, la signora Gina romana doc che ci lavava la roba tutti i giorni ed il massaggiatore Trippa anche lui romano verace persona amorevolissima.

Quella Lazio ha vinto soprattutto grazie a loro e mi piace ricordare e sottolineare la loro costante presenza e dedizione alla Lazio.

Segui il calcio oggi e sei sempre stato tifoso della Lazio?

Nasco tifoso interista poi è ovvio che nel mio percorso la Lazio è stata determinante per cui mi sento laziale.

Oggi guardo le partite ma lo seguo poco.

E’ tutto troppo esasperato. E’ una lamentela continua e la comunicazione è solo roba per tifoserie.

Mi è capitato più volte di aver visto una partita ed aver avuto un giudizio di un certo tipo e il giorno dopo ho letto o sentito tutto il contrario di quello che avevo visto…

Indi per cui guardo le partite ma non ascolto cosa dicono e spengo la tv.

Mi basta il mio pensiero giusto o sbagliato che sia ma almeno è il mio.

Oggi più che mai è fondamentale decidere con la propria testa altrimenti con tutta la comunicazione discutibile che c’è si rischia di fare scelte sbagliate.

Chiudiamo con il giocatore più forte che hai incontrato?

Ho avuto la fortuna di incontrare il Santos e quindi di giocare contro Pelè.

Ho giocato anche contro il Cosmos di New York che aveva in squadra gente come Beckenbauer, Cruijff e Chinaglia.

 

 

 

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

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