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intervista a...

Graziano Bini:”All’Inter grazie a Bugatti.Il mio goal contro il Real momento iconico.Facchetti e Mazzola mi fecero annullare Chinaglia e al Genoa mi volle Fossati.

Diciassette anni con la maglia dell’ Inter e due anni con la maglia del Genoa questa e’ la carriera di Graziano Bini nato a San Daniele Po il 7 gennaio del 1955.

Uno scudetto e due Coppe Italia nel suo palmares.

La prima Coppa Italia a Roma giocata l’ 8 giugno 1978 contro il Napoli venne decisa da un suo goal.

Difensore statuario esordì come stopper al fianco di Giacinto Facchetti per poi diventare capitano e libero della squadra meneghina nella stagione 1977/1978 per volere del nuovo allenatore Eugenio Bersellini.

Chiuse la carriera nel Genoa con due stagioni nella serie cadetta dal 1985 al 1987.

Ciao Graziano nella semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni 1980 1981 segnasti di sinistro il gol contro il Real Madrid con assist magico di Carletto Muraro .

E’ stato il momento apicale della tua carriera?

E’ indubbiamente il mio momento iconico anche perchè di goal non ne ho fatti tanti in carriera.

Fu una gioia immensa, meno male c’ era la grata al Meazza altrimenti, di corsa ,nell’esultanza sarei arrivato in piazzale lotto nel centro di Milano.

Una semifinale di Coppa dei Campioni con la fascia da capitano al braccio e segnare contro il Real Madrid non capita spesso.

Peccato sia stato ininfluente per il passaggio del turno però, io sostengo da sempre che,la mancata qualificazione l’abbiamo persa nella partita di andata a Madrid.

In Spagna abbiamo avuto diverse palle goal e non le abbiamo sfruttate.

Inoltre abbiamo pagato l’assenza di Gabriele Oriali per infortunio che avrebbe dovuto marcare ad uomo il tedesco Stielike.

Senza togliere nulla a chi ha giocato al posto di Oriali ma se ci fosse stato Lele…peccato.

In semifinale di Champions Lautaro Martinez contro il Milan ha fatto la stessa cosa, goal ed esultanza ma la mia impressione è che sia stata meno naturale.

La smorfia del tuo viso, la tua corsa aggrappato alla grata del Giuseppe Meazza, l ‘abbraccio dei compagni non è paragonabile .

Puo’ essere uno specchio dei tempi ?

Si ci ho, pensato anche io, noi veniamo da generazioni molto diverse da quelle di oggi.

I percorsi da bambini erano: cortile, oratorio, poi facevi i settori giovanili di una squadra.

Se eri bravo ed arrivavi in prima squadra ti ritrovavi con quasi tutti ragazzi del settore giovanile e italiani.

Senza giudizio, ma era tutto molto diverso da oggi e tutto molto più naturale.

L’anno dello scudetto 1979/1980 eravamo quasi tutti provenienti dal settore giovanile dell’ Inter.

Da San Daniele Po come sei arrivato all’Inter?

A tredici anni giocavo in cortile con amici vivevamo in un caseggiato dove c’ erano solo cinque famiglie.

Stavamo giocando e nel mentre arriva un signore che vendeva farina e mi dice:” ciao sono lo zio di Ottavio Bugatti il secondo portiere della grande Inter , ti vorrei portare a San Pellegrino a fare un provino con l’ Inter”

Da li’ andai a San Pellegrino e poi ad Appiano Gentile, l’ allenatore dell epoca era Helenio Herrera fu lui che decise di tenermi.

Sei stato il capitano della squadra nerazzurra che ha sostituito Giacinto Facchetti.

Un eredità non facile immagino?

Si decisamente.

Mister Eugenio Bersellini mi diede la fascia al braccio nella stagione 1977/1978 e fu una grande responsabilità.

Un ricordo di Giacinto Facchetti ?

Un signore, una persona stupenda ed un giocatore incredibile.

Erano personaggi di un altro pianeta.

Partita di campionato allo stadio Olimpico contro la Lazio, era il 1975.

Il nostro allenatore era Beppe Chiappella.

Io ero giovane ed il mister mi comunicò che avrei dovuto marcare Giorgio Chinaglia.

Nello spogliatoio prima della partita, mentre ci cambiavamo, Sandro Mazzola mi vede concentrato ma teso e mi dice :” Graziano oggi c’e’ da marcare Chinaglia dai eh “.. e Giacinto che era seduto a fianco a me risponde ” Graziano fara’ una gran partita state tranquilli ,vedrete”.

Mi caricarono nella giusta maniera ed io feci una delle mie migliori partite della carriera.

Sia Mazzola che Facchetti erano avanti anni luce.

Anche psicologicamente, sapevano come stimolare i compagni di squadra.

Non a caso si parla di mostri sacri del calcio mondiale.

L’Inter di Eugenio Bersellini è stata l’apoteosi nella tua carriera. Uno scudetto meritatissimo quello del 1980.

Si, eravamo un grande gruppo.

Coeso nella maniera sana.

Ancora oggi, a distanza di 40 anni,  abbiamo una chat dove siamo tutti in contatto e, quando riusciamo, organizziamo una cena.

E’ sempre un enorme piacere per tutti noi rivedersi.

L’ anno precedente allo scudetto si gioco’ anche meglio e dovevamo vincere noi quel campionato.

Il mister era un bravo tecnico, ci faceva lavorare tantissimo ma ci teneva troppo in ritiro.

Essere sempre in ritiro ad Appiano Gentile era faticoso .

Fare passare il tempo era dura, non c’era nessuno era presente solo tanta nebbia.

Su questo il mister era fin troppo rigido e come capitano, sollecitato dalla squadra, ogni tanto provavo a chiedere qualche giorno di tregua… ma venivo regolarmente respinto.

C’ era il ritorno atletico per gli allenamenti duri ma di testa, coi ritiri ,verso marzo iniziavamo ad annaspare.

Secondo me l’ anno prima dello scudetto abbiamo perso per questo motivo, eravamo provati mentalmente.

L’ anno scorso avevi dichiarato che l’ Inter avrebbe dovuto prendere Frattesi per il centrocampo e lasciare stare Bremer che la difesa andava bene così com’era.

Oggi si puo’ dire che ci hai beccato totalmente e che, con un anno di ritardo, acquistando Davide Frattesi ti hanno ascoltato in società.

Previsioni per la nuova stagione della squadra allenata da Simone Inzaghi?

Frattesi è un gran giocatore ed il centrocampo nelle squadre è sempre fondamentale.

L’ inter ora è più forte in mezzo al campo.

Bisogna trovare un giocatore davanti che faccia goal,vedremo.

anche perchè Romelu Lukaku ha preso altre strade…

Comportamento incredibile quello del giocatore belga.

Assurdo ma i valori oggi son questi.

Lukaku ha fatto molto peggio di cosa fece due anni fa.

L’ultimo anno all’Inter nella stagione 1984/1985 hai giocato poco e l’anno seguente passasti al Genoa.

Come mai?

Ebbi molti infortuni e poi nella squadra nerazzurra stava venendo fuori un certo Riccardo Ferri…

Al Genoa mi volle il presidente Renzo Fossati.

Poco dopo Fossati cedette la società a Spinelli.

Ci furono alcuni problemi col nuovo presidente e le cose non andarono benissimo.

Gli allenatori di quelle stagioni erano Tarcisio Burgnich e Attilio Perotti giusto?

Si, Tarcisio era vecchio stampo.

Faceva lavorare tanto erano allenamenti faticosi.

Attilio Perotti era un tecnico già più moderno negli allenamenti nella tattica.

In generale però due belle persone e due bravi tecnici che m’ hanno aiutato entrambi.

Quando giochi nel Genoa chi ti rimane maggiormente impresso è il pubblico.

Il pubblico del Genoa è veramente un punto di forza, da sempre.

Al Ferraris per gli avversari è sempre difficile giocare.

Per un giocatore del Genoa è molto bello giocare con un pubblico così.

 

Chiudiamo con una domanda sul Genoa attuale. Una previsione per la nuova stagione?

Il mercato è in corso e comunque al di la’ dei giocatori l’ importante sarà seguire e stare vicino a mister Alberto Gilardino.

L’ anno scorso il tecnico di Biella ha cambiato le sorti della stagione.

L’ambiente deve rimanere compatto intorno al mister che son certo farà bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

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