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Rubrica -Three Lions

Inghilterra e Italia, le nazionali “gemelle” rinate dalla Provincia

“E’ successo una volta, può succedere ancora”, recita il testo della canzone “Football is coming home”, l’inno ufficiale dei tifosi inglesi. La volta si riferisce all’unico trofeo vinto dalla nazionale bianco-crociata: la Coppa del Mondo del 1966. E la speranza è quella che un successo possa tornare nel paese che il calcio l’ha inventato. Dopo la vittoria contro, i sudditi di Sua Maestà tornano a sognare: Inghilterra passa agli Ottavi di Euro 2020 e forse è davvero l’anno dove il calcio torna a casa.

Era una partita da “Dentro o Fuori” per l’Inghilterra: con il rivale Galles già qualificato, nonostante la sconfitta con gli Azzurri, gli undici capitanati dall’attaccante Harry Kane, la punta del Tottenham reduce da infortunio e decisamente deludente nello striminzito pareggio contro la Scozia, avevano bisogno di vincere contro la Repubblica Ceca, ultima partita in cartellone, per avere la certezza totale di passare il girone. Obiettivo minimo: la nazionale londinese è partita con altissime aspettative: arrivare in semifinale. Roba non da poco.  Eppure sul treno che dalla stazione di Marylebone porta direttamente dentro lo stadio di Wembley, i tifosi apparivano rilassati: una tranquillità che non riflette l’importanza di una partita cruciale, ma evidentemente profetica. Perché l’Inghilterra non ha mai sofferto contro i cechi di Patrik Schick, il giocatore ripudiato dalla Juventus (per un presunto problema al cuore) e autore, finora, del più bello (e sicuramente più beffardo) gol di Euro 2020.

Incombeva l’ombra del biscottone: con un pareggio Inghilterra e Repubblica Ceca sarebbero entrambe passate lo stesso, e avrebbero tagliato fuori i vice-campioni del mondo della Croazia, la mezza delusione degli Europei (assieme alla Spagna). Ma che i Tre Leoni non siano scesi in campo per fare “inciuci” dal sapore italico lo si è capito già dopo 120 secondi quando Raheem Sterling, il giamaicano naturalizzato del Mancheter City, in contropiede colpisce il palo con un delizioso pallonetto. La partita si incalanerà su quei binari: difesa solida e contropiedi inglesi alimentati dalle folate sulla fascia di un ispirato Bukayo Saka, che milita nell’Arsenal, e dai dribbling di Jack Grealish, vero ispiratore del gioco britannico. Con Grealish in campo, l’Inghilterra sembra un’altra squadra rispetto a quella scialba e grigia vista contro la Scozia: il giocatore dell’Aston Villa, glorioso ma decaduto club di Birmingham, crea, inventa, supera l’uomo e smista il pallone alla perfezione.

Il gol che porta l’Inghilterra in vantaggio è dell’immancabile Sterling: mai apparsa in difficoltà e sempre in controllo. Incapace di finalizzare la Repubblica Ceca, che ha avuto un paio di occasioni, ma troppo dipendente da un isolato Schick.

Gareth Southgate, l’allenatore che si porta dietro l’onta di Euro 96, quando l’Inghilterra che ospitava il torneo uscì proprio per un rigore sbagliato dall’attuale ct, e pure gli sberleffi della stampa per gli improbabili gilet che ama sfoggiare in panchina si è intestardito a lasciare la stella dello United Marcus Rashford in panchina, come sostituto di lusso. La panchina lunga, però, è un’arma in più che consente all’Inghilterra di far entrare un top player fresco a metà partita. Non bastava vincere, l’Inghilterra doveva anche convincere. Per l’occasione, tra i 22.500 spettatori ammessi dentro lo stadio, su una capienza di 90mila, si è presentato anche uno d’eccezione: il Principe William. Il futuro Re Guglielmo V, che la Rai per due volte scambia per il fratello Harry – che invece è a 10mila chilometro di distanza, in California, con la moglie Meghan – è un gran patito di calcio ed è voluto andare a vedere di persona la partita

L’Inghilterra di Southgate, spinta da “God Save the Queen” cantata a squarciagola dai tifosi inglesi per quasi tutto il tempo, orfana di uno spento e fuori forma Kane, ha molte analogie con la rinata Italia di Mancini, che pesca dall’Atalanta e dal Sassuolo: a spedire agli Ottavi entrambe le nazionali non sono le star dei top club, ma i gregari di squadre di provincia. E hanno gli stessi dilemmi: Grealish è entrato in campo solo perché la stella Mason Mount, che ha portato il Chelsea a vincere la Champions League, è stato isolato per il Covid. E’ il Locatelli d’Inghilterra. Nessuno dei due avrebbe potuto esplodere se i rispettivi titolari in Nazionale (Mount e Verratti) non fossero “infortunati”. Ma adesso come si fa a toglierli?

“Simone Filippetti, giornalista del Sole 24 Ore basato a Londra, è autore e commentatore tv. Ha vissuto a Milano e New York. E’ autore di numerosi libri: Serenissimi Affari (Marsilio, 2014); I Signori del Lusso (Sperling&Kupfer 2019); e il recentissimo Un Pianeta Piccolo Piccolo (Il Sole 24 Ore 2021)”

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