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Serie A

La dura vita degli allenatori. Dopo il flemmatico Garcia toccherà al pacato Pioli?   

A volte succede che i tifosi dicano: “speriamo di perdere” pur di chiudere una situazione negativa.

Nel calcio si sa, i primi a pagare sono sempre gli allenatori. Oddio, pagare non è forse il termine esatto per la noblesse della serie A.  Mentre nella serie B dell’anno scorso il tourbillon delle panchine è stato incredibile toccando quasi tutte le squadre, Genoa compreso per la vicenda Blessin.

Ha fatto molto clamore la querelle Garcia. L’allenatore francese, fresco di esonero dopo nemmeno quattro mesi sulla panchina del Napoli, sostituito da Walter Mazzarri. Il sanguigno allenatore toscano pare aver ricompattato l’ambiente e riportato entusiasmo, ora toccherà al campo la verifica di una possibile svolta che rivaluti un gruppo diventato irriconoscibile rispetto alla squadra che ha dominato lo scorso campionato.

Le vicissitudini di  Rudi Garcia e dei foglietti su cui scriveva, distaccato e flemmatico rispetto a quello che avveniva in campo, vedono l’ex tecnico della Roma, fin dal suo arrivo sotto il Vesuvio reduce dai fasti scudetto, accompagnato da  grande diffidenza.   Una diffidenza diffusa che ha reso brucianti le critiche per ogni risultato non adeguato alle attese. Garcia se ne va con una squadra comunque al quarto posto e in piena corsa qualificazione Champions. Sicuramente non tutte le colpe sono sue, anche se è indubbio l’involuzione del gioco espresso da una formazione diventata l’ombra di quella brillante e vincente di Spalletti. Tuttavia sull’esonero ha certamente pesato il pareggio casalingo con il modesto Union Berlino che è costato parecchi soldi alla società.

Oltre al gioco hanno inciso le insistenti voci su problemi con lo spogliatoio, in cui vi sono diversi nazionali e giocatori esperti che, anche in campo, hanno palesato pubblicamente la loro insofferenza verso le scelte del tecnico reduce dall’esperienza in Arabia Saudita.  Se l’allenatore non riesce a esaltare e motivare il gruppo, per quanto di indubbio valore, diventa poi difficile gestire una situazione in cui le prime perplessità si trasformano progressivamente in un vortice di insofferenza nell’ambiente  che, qualche vittoria legata al gesto tecnico di un singolo, non ridimensiona. Un quadro in cui il nuovo tecnico sempre in discussione, ha perso incisività e empatia con i giocatori che, specie se “senatori”, non lo seguono. Un tecnico di fatto solo in un ambiente alquanto umorale e caloroso. A Genova ne sappiamo qualcosa visto cos’è successo con Blessin.

Un contesto in cui i tifosi arrivano a sperare in una clamorosa sconfitta per chiudere i giochi in tempo e riaprire un nuovo capitolo con un altro tecnico gradito all’ambiente. Com’è successo domenica, nel lunch match, in un Maradona catino di pioggia, con il sorprendente successo di un Empoli ordinato che non ha rubato nulla ad un Napoli volenteroso ma arruffone e poco incisivo.

Sono esempi che esaltano la grande prova offerta dal Genoa con l’esordiente Gilardino. La società ha dato al tecnico biellese piena fiducia (che vale più degli zero e delle scadenze dei contratti) e lui è riuscito ad esaltare e rendere grintoso il contributo fornito da tutti i giocatori a disposizione, in un campionato che resta difficilissimo. Un campionato in cui non esistono squadre materasso e, anche per le grandi, le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Un approccio, quello di Gila, pragmatico, scevro da polemiche, tutto mirato a fare gruppo. Un passaggio fondamentale per sopperire a infortuni e assenze di  calciatori di peso.  Certo oggi più che mai il ruolo dell’allenatore risulta quanto mai rilevante non solo sul piano tecnico ma anche per la sua capacità di entrare in empatia con spogliatoio e tifosi.

Non sono pochi gli allenatori che dopo tanti anni sono ritornati in realtà con le quali avevano stabilito un ottimo feeling  (Mr. Ballardini ne è un esempio eloquente).

Ora è Mazzarri a tornare al Vesuvio dopo dieci anni da quando allenò gli azzurri di Hamsik, Cavani e Pandev, con brillanti risultati, prima di passare nel 2013 a quell’Inter in subbuglio e a fine ciclo, sempre più nell’orbita cinese. Mazzarri è stato su diverse panchine, ottenendo tre salvezze con la Reggina, poi Samp, Napoli (con record di punti), Waltford , Torino e Cagliari.

E’ evidente che un clima di fiducia consente all’allenatore di operare con relativa tranquillità, indipendentemente dalle alchimie tecniche.  Alchimie e formule che, senza l impegno, la concentrazione e la determinazione dei singoli che scendono in campo, possono dire ben poco.  Ricordiamo che oltre a Spalletti se n è andato il vero protagonista della costruzione della squadra che dopo 33 anni ha stravinto lo scudetto, il manager Cristiano Giuntoli, passato a Torino sponda bianconera.  Comunque con i prossimi impegnativi banchi di prova (Atalanta, Real Madrid,  Inter e Juve) degli azzurri si vedrà se Mazzarri saprà mantenere il credito di entusiasmo che lo ha accolto.

Le vicissitudini di Garcia riportano ad un altro tecnico in discussione.  Quel Stefano Pioli che, nonostante tanti ottimi risultati, è sempre rimasto  nel mirino delle critiche. La panchina del tecnico parmigiano torna puntualmente a scottare ad ogni risultato negativo, tanto più oggi.  Un ombra negativa che permane  da quel derby finito in modo umiliane per i rossoneri. (il 5-1 rifilato dall’Inter il 15 settembre).

Certo per continuità, sia nel campionato che nel corso di una singola partita, il Milan ha dimostrato spesso forti lacune, non ammissibili per una squadra che punta molto in alto. Una squadra che vanta individualità di grandissimo rilievo.  Sono condizioni in cui, anche un ottimo  e alquanto pacato tecnico come quello rossonero può  andare in difficoltà. Accade così che squadre dall’altissimo potenziale siano capaci di vincere sfide di primo piano in Champions  per poi risultare  incredibilmente distratte in campionato.

 

Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2010 nella redazione di Nuova Società. Interessi estesi dal sociale, alla divulgazione scientifica, con attenzione alla futurologia e al mondo del mistero con grande criticità.

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