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Calcio Argentino

La lezione Emiliano Sala. Il bomber che non dimentica le sue origini.

Uno degli attaccanti argentini più interessanti del calcio degli anni 90 è stato sicuramente Emiliano Sala.
Il giocatore non era molto noto in Italia in quanto il successo lo ha registrato nel calcio francese, come autorevole bomber del Nantes.

Fisico possente, tanto che i tifosi lo avevano soprannominato “il ragazzone”, era nato nel 1990 nella  provincia di Santa Fe da genitori italiani.  Emiliano poi si trasferì con la famiglia a Progreso, un piccolo paese nella campagna argentina, dove crebbe la sua passione sfrenata per il pallone. Una passione in cui ebbe sempre come mito quello straordinario attaccante argentino che fu Gabriel Batistuta. Questo sognando di poter giocare un giorno nella Fiorentina con quel numero nove come il suo idolo.

Con una tenacia incredibile rimase fermo nella convinzione di poter arrivare ad una grande squadra malgrado diversi provini con squadre professionistiche non ebbero buon fine. Ogni volta però, rientrando al suo paese, invece di deprimersi si allenava ancor di più carico di speranza.

Un momento chiave della sua vita fu quando fu scartato dal Benfica. Un episodio che ricorderà in quanto in quell’occasione conobbe il fuoriclasse portoghese Rui Costa, attuale dirigente attuale del Benfica, che giocò una vita con Batistuta a Firenze, e si fece raccontare alcuni aneddoti sul suo idolo.

Da sottolineare il legame fortissimo che Sala mantenne tutta la vita con Progreso, il suo paese di tremila anime.

Anche quanto diventerà finalmente una star del calcio francese, nel Bordeaux, appena gli fu possibile tornava nel suo paese, non per parlare di calcio ma per sapere dei suoi amici, invitando tutti a credere fermamente in quello che fanno perché prima o poi il momento buono arriverà.

Il legame con le sue radici è tale che a Nantes minacciò seriamente di non prendere parte ad una festa di fine stagione organizzata della società, ovviamente riservata, se non avessero fatto partecipare anche alcuni suoi amici giunti dall`Argentina a Nantes per incontrarlo.

La società inizialmente rifiutò la richiesta ma poi, acquisita la certezza che Sala non avrebbe partecipato, cambiò idea lasciando spazio anche agli amici di Sala (cosa oggi alquanto improbabile).

Il messaggio di Emiliano Sala, oltre al credere nei propri mezzi, è soprattutto quello di restare legati alle proprie radici per quanto umili.  Insomma di non dimenticare mai da dove si arrivi. Un discorso rivolto specie a chi è riuscito ad avere quel sospirato salto economico e professionale.

Questo era frutto della sua esperienza che, dopo tante difficoltà, aprì ad una splendida carriera, diventando in Francia a suon di gol con uno degli attaccanti più interessanti di quel periodo, con quel numero nove sulla maglia come sognava da bambino. Iniziarono così a farsi sentire le sirene di alcuni club del calcio inglese. La carriera di Sala si interruppe tragicamente proprio all`apice del successo in un maledetto volo aereo diretto a Cardiff. Società che l’aveva acquistato a suon di milioni di euro, con un contratto raddoppiato.

Questo era frutto della sua esperienza che dopo tante difficoltà gli aprirono  una splendida carriera, diventando a suon di gol in Francia uno degli attaccanti più interessanti di quel periodo  con quel numero nove sulla maglia come sognava da bambino.  Tanto che iniziarono ad arrivare le sirene di alcuni  club in particolare  del  calcio inglese.

La sua carriera s’interruppe tragicamente proprio all’apice del successo  in un maledetto volo aereo diretto a Cardiff. Società che l’aveva acquistato a suon di milioni di euro e con un contratto raddoppiato. E stata la presentazione di un libro del noto giornalista sportivo Marino Bartoletti a ricordare questo  calciatore argentino in particolare per il suo messaggio.

In quell’occasione Bartoletti riprese un aneddoto del 1989, legato alla sua partecipazione (insieme a Gianni Minà, unici due giornalisti italiani presenti) al matrimonio di Diego Maradona.

In quell’occasione la stampa italiana apostrofò come “i brutti” quegli ospiti, sistemati da Diego proprio nel tavolo centrale, tra tanti volti noti dello sport e del jet set, in onore di quegli amici di sempre di quell’umilissimo Barrio Fiorito con cui aveva condiviso la sua infanzia.

Per la stampa italiana erano brutti ma per Diego si trattava degli ospiti più preziosi che non aveva dimenticato anche diventando il giocatore più grande del mondo. La dignità emerge anche nel sostenere le proprie radici, ed in questo Emiliano Sala non aveva pari. A Nantes nessun giocatore indossò più quella maglia numero nove.


Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

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