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Rubrica -Three Lions

La vendetta di Ronaldo sulla Serie A. Alla Dea manca il “quid”.

Un anno fa, in una fredda sera di novembre, la piccola Dea dell’Olimpo del calcio espugnò il tempio del calcio: vinse ad Anfield Road contro il Liverpool. Mancava, purtroppo, il pubblico per suggellare un risultato storico per l’Atalanta. Quest’anno il pubblico c’è: lo stadio dell’Old Trafford, altro luogo sacro del giuoco del pallone, è pieno per lo scontro tra il Manchester United e il club. Sembra quasi eretico dirlo, ma per lo United dei fenomeni Pogba e Ronaldo è già a un’ultima spiaggia: poteva solo vincere se vuole passare il girone. Il glorioso club inglese, il cui stadio è tappezzato di striscioni in onore della leggenda Sir Alex Ferguson, è tornato in Champions dopo due anni di assenza e dopo la cocente sconfitta nella finale di Europa League.

I Diavoli Rossi e l’allenatore Solskjaer sono già finiti sotto processo tra Premier League, dove galleggia in un poco onorevole sesto posto, con 4 sconfitte subite, nonostante il clamoroso ritorno di Ronaldo (che ha lasciato la Juventus in agosto), e il clamoroso ko nell’esordio in Champions in casa dello Young Boys. C’era da riscattare un avvio di stagione horror. Ma soprattutto CR7 doveva convincere che è valsa la pena fare follie per riprenderselo. Per tutto il primo tempo, l’unica cosa che lo United conferma è invece il suo baratro: sotto in casa di 2 gol. Era successo solo un’altra volta nella sua storia, nel 1957. Nel secondo tempo ribalta la partita, mettendo in campo una squadra spumeggiante con la ciliegina finale del figliol prodigo.

La Dea contro la Premier League

Nelle ultime tre stagioni, l’Atalanta delle Meraviglie si è sempre scontrata contro una corazzata della Premier League. Ha incontrato tutte le grandi del calcio mondiale: nel 2019 uscì a pezzi dall’Emirates Stadium del Manchester City, pur andando in vantaggio per prima, ma prendendosi i complimenti di Pep Guardiola: “Incontrare l’Atalanta è come andare dal dentista. Un impegno doloroso”. L’anno scorse fece l’impresa a Liverpool. Quando il Gasp entra in campo per il classico giro di perlustrazione per partita, con gli spalti ancora vuoti e l’irrigazione che bagna l’erba, uno folto gruppo di ultras bergamaschi, circa 200 tifosi saliti fin nella fredda Manchester, esplodono in cori. Purtroppo, finirà come con il City: italiani in vantaggio e poi crollo nel secondo tempo. Manchester, sponda United o sponda City, è sempre amara per la Dea di Bergamo. Atalanta è la squadra più interessante della Serie A, ma le manca qualcosa per fare il gran salto e gestire le partite (citofonare casa Allegri ma non chiedere di Ambra): Berlusconi direbbe che le manca il “quid” (citofonare Angelino Alfano in questo caso).

Si inizia con la pantomima dell’inginocchiarsi, non si capisce ormai più per cosa, forse per un pregiudicato nero americano ucciso dalla polizia l’anno scorso a migliaia di chilometri. Pensiamo al calcio che è meglio: l’Atalanta parte ordinata. Chiude bene sulle incursioni del veloce Rashford (che sfoggia una testa biondo cenere). La squadra italiana si fa apprezzare dall’esigente palato dell’Old Trafford per passaggi veloci con la palla al piede. Insomma, non c’è più il Papu Gomez ma è la solita Dea che non ha paura di fronte ad avversari di grande blasone. E poi lo stadio dovrà lui inginocchiarsi al vantaggio dei nerazzurri (stavolta in maglia bianca): cross dalla fascia di Zappacosta e la zampata di Pasalic.

La sfida di Champions League tra lo United e l’Atalanta non è solo un’ultima spiaggia per i Devils: è anche una sfida tra il passato e il presente di Cristiano Ronaldo, divinità che rischia di essere invece cacciata dall’Olimpo. CR7 non corre più, si lamentano gli inglesi. E il Manchester non decolla. Avrebbero fatto bene a sintonizzarsi su Sky Sport negli ultimi anni e ascoltare Fabio Capello. L’ex allenatore di Juve e Milan, nonché uno degli eroi dell’Italia di Wembley del 1970, è andato avanti anni a dire, tra i fischi dei tifosi bianconeri, che Ronaldo non è più in grado di saltare l’uomo. Più che la stampa, a inchiodare il campione portoghese, è la statistica: da inizio anno ha fatto meno chilometri del portiere, che di solito non è chiamato a fare scatti.

Il Re contestato

Per il Re, contestato, del calcio era la prima sfida da ex italiano, dove ritrovava un club della Serie A. Alla Dea, CR7 ha segnato 3 dei suoi 101 gol complessivi messi a segno nel campionato italiano.

La verità è che il tempo passa per tutti. Anche Ronaldo, nonostante le cura maniacale per il proprio corpo, invecchia. Ma questo non gli impedisce, come già era successo contro il Villareal, di mettere il sigillo del Re sulla partita contro la Dea, ribaltando il risultato. Prima della partita, sugli schermi va in onda lo spot di un sito di scommesse dove Ronaldo scatta su tutti e segna volando in cielo (come come con la Sampdoria): quelle giocate ormai le fa solo nei videogiochi. Quelle che fa in campo sono meno appariscenti, ma bastano se gli avversari si chiamano Villareal e Atalanta. Schierato da Solskjaer come unica punta, per buona parte del match, Ronaldo è sterilizzato dall’ex compagno di squadra alla Juve, Demiral che segnerà pure il momentaneo raddoppio con uno strepitoso gol di testa, quello sì alla Ronaldo (e forse a Torino qualcuno si sarà pentito di averlo ceduto).

Sullo 0 a 2, l’Old Trafford è ammutolito: si sentono solo i cori dei tifosi italiani. Al 45esimo, il Manchester è ultimo nel girone e rischia l’eliminazione. Ma la troppa sicurezza fa male. Gli italiani vanno negli spogliatoi convinti di avere in mano la partita e che ormai sia fatta. L’Old Trafford è l’Olimpo del calcio e gli Dei puniscono sempre chi pecca di hybris.

Scende in campo il Dream Team

Il secondo tempo è calcio champagne degli inglesi: Solskjaer rivolta la squadra e mette in campo un Dream Team. Pogba sfoggia una chioma da PR di una discoteca di periferia, ma poi quando prende palla di nuovo a Torino qualcuno avrà avuto più di un rimpianto. CR7 cade spesso in area e reclama rigori guardando co occhi spiritati, qualcuno ironizza sui social, ma con l’innesto di Cavani e di Sancho il Manchester attacca, è veloce, tiene alta la palla. L’Atalanta va in sofferenza. Il forcing inglese dà i suoi effetti: Rashford accorcia le distanze e poi pareggio del nazionale Maguire. E poi arriva il Re: nei giorni scorsi la stampa inglese, a partire dal Times, si domandava se CR7 fosse stato un buon acquisto. Per due volte di fila, in Champions, il portoghese ha salvato la squadra da un imbarazzante risultato. Considerando che lo United lo ha pagato anche molto meno della Juve, finora il giudizio è positivo. Ma, come succedeva alla Juve, è che per ogni gol segnato il Manchester ne prende anche tanti. La colpa sarebbe anche di Ronaldo a cui si rimprovera di non rientrare. Ma si può pretendere che Ronaldo, e per di più a 36 anni, ritorni in difesa come un Mandzukic qualsiasi? Meglio che corra poco ma rimanga lì davanti a sancire le remuntade del Manchester United.

“Simone Filippetti, giornalista del Sole 24 Ore basato a Londra, è autore e commentatore tv. Ha vissuto a Milano e New York. E’ autore di numerosi libri: Serenissimi Affari (Marsilio, 2014); I Signori del Lusso (Sperling&Kupfer 2019); e il recentissimo Un Pianeta Piccolo Piccolo (Il Sole 24 Ore 2021)”

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