Il Postino, in Premier League come nel famoso film, suona sempre due volte. Il controverso Antonio Conte, allenatore vincente ma anche spigoloso, si prepara a un clamoroso ritorno nel campionato inglese. A Londra, tutti lo ricordano per lo scudetto, al primo anno, con il Chelsea che, sotto Tuchel, ora è ancora più grande (campioni d’Europa e primi da soli in campionato). Al di là della notizia, già di per sé eclatante, è l’intreccio di rimandi tra Premier e Serie A che rendono la storia ancora più interessante.
Incroci tra Manchester e Londra
Prendete una squadra gloriosa e dal nobile blasone, come il Manchester United; mettete l’ingaggio stratosferico di Cristiano Ronaldo che, fuggito dalla Juve per manifesta incapacità (della Vecchia Signora), torna là dove tutto è iniziato; mettete un Dream Team, con Sancho, Cavani, Pogba, Rashford, Varane e Maguire. Mettete, insomma un “Ristorante da 100 Euro”. Però il ristorante perde clienti: lo United è sesto in campionato, ha perso un sacco di partite nonostante le magie di Ronaldo. Il Re medesimo è salito sul banco degli imputati perché non corre e fa la bella statuina. Non bastasse il piazzamento, il club dell’Old Trafford viene asfaltato dal Liverpool: i rossi del Merseyside rifilano una sconfitta umiliante (5 gol a zero) ai Red Devils. Un’onta insopportabile: tutta la squadra finisce sotto accusa e la panchina di Solskjaer, il norvegese ex gloria dello United ma mediocre allenatore senza la cazzimma, traballa.
Il disoccupato di lusso
E qual è il nome che circola per un eventuale sostituto su una delle panchine più ambite d’Europa è proprio quello del “disoccupato di lusso” Antonio Conte. Il mister italiano è arrivato in finale di Europa League, al suo primo anno all’Inter, e lo scudetto l’anno seguente. Ma subito dopo ha sbattuto la porta in polemica contro la proprietà cinese di Suning che voleva smantellare il club vincente per fare cassa (come poi hanno fatto) e ripianare il buco di bilancio.
Il colpo di scena
Conte aveva le valige pronte in direzione Manchester, ecco il colpo di scena: sulla strada per l’Old Trafford, deviazione all’ultimo minuto per White Hart Lane, a Londra. Succede che il bistrattato United, dove Solskjaer pare ormai un Dead Man Walking, va a giocare proprio a casa degli Spurs, nel fantascientifico stadio da 1 miliardo di sterline, che il club deve ancora ripagare. E porta casa una vittoria storica, che, per usare un’abusata ma efficace espressione, “fa morale e classifica”. Lo United risale al quinto posto, in Europa League, e riapre in qualche moda la questione scudetto (otto punti dalla capolista). Il Tottenham, invece, è in caduta libera all’ottavo posto: ha già collezionato 5 sconfitte. E la scelta di Nuno Esposito Santo, già apparsa un ripiego in estate dopo la fumata nera di Fonseca, ora appare anche sbagliata. Già la scorsa estate, “Andonio” aveva avuto un abboccamento con il Tottenham, ma le eccessive pretese avevano fatto desistere la proprietà del club. Ora, però, le due parti. E a Londra, sponda Tottenham, c’è una suadente sirena per Conte: quel Fabio Paratici, che dopo 11 anni alla Juve, artefice del decennio d’oro del club, è stato ritenuto il responsabile delle ultime stagioni deludenti (e nel frattempo i fatti si sono incaricati di dimostrare che se colpa c’è, non era solo di Paratici), ed è approdato al Tottenham. A White Hart Lane si ricomporrebbe la coppia della Juve vincente del primo ciclo di Andrea Agnelli. E a Londra, peraltro, vive ancora il fratello di Conte, che fa da manager e curatore degli interessi dell’allenatore italiano.