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Luca Cavallo: “Quel boato del Ferraris mi fa ancora venire la pelle d’oca”. Serve testa e determinazione.

Quando si parla di giocatori che rappresentano la propria tifoseria nel mondo del Genoa non si può non pensare a Luca Cavallo.

Nato a Rossiglióne il 19 Maggio 1973  Luca ha peregrinato nel suo lungo percorso professionale in molte società ma quella dove ha avuto più stagioni è la sua squadra del cuore sin da bambino: il Genoa.

Con la maglia rossoblù ha fatto tutto il percorso dal settore giovanile fino alla prima squadra, per poi giocare due anni nella massima serie dal 1992 al 1994, poi dal 1995 al 1998 in serie B ed infine la stagione 2003 2004 sempre in cadetteria .

Oltre alla maglia del grifone ha militato in tante altre squadre: Perugia, Monza, Ternana, Siena ,Cagliari ,Pescara,Spal ,Pro Sesto, Taranto, Novese ed infine Sestri Levante.

Luca come è stato il tuo percorso da bambino a Rossiglione?

Il mio è un paese ligure di quasi tremila abitanti. Andavo a giocare alloratorio sin da piccino come era solito fare in quegli anni.

Un giorno un signore mi vide giocare e volle parlare con mio papà per chiedergli di fare un provino col Genoa. Mio padre accettò ed andai nei pulcini del Genoa dove ho fatto tutta la trafila fino alla prima squadra.

 

In che famiglia sei cresciuto?

Mio padre era ferroviere ed avevamo anche un negozio di alimentari.

Ho una sorella e mamma e papà  non ci hanno mai fatto mancare nulla.

Quali erano le tue doti maggiori da bambino a giocare a pallone?

La tenacia e la determinazione. Ho sempre avuto solo un piede, ossia il destro ma ho compensato tanto con la mia rapidità mentale.

Dico sempre che la mia storia va raccontata perché ogni ragazzo può convincersi che con il lavoro e la determinazione a volte si possono ottenere grandi soddisfazioni.

La forza sia chiaro è tanto nella testa .

Un allenatore del settore giovanile rossoblu’ che ricordi con particolare affetto?

Indubbiamente Claudio Maselli. Per me una figura importantissima, un secondo padre.

Quando avevo sedici anni non crescevo fisicamente ma lui chiese espressamente di tenermi ed aspettarmi perché diceva sapevo giocare bene a pallone.

L ‘ ho avuto come responsabile del settore giovanile e poi ritrovato in primavera.

Quando ero in primavera mi stavano prestando al Mantova che mi aveva richiesto ma Maselli spinse per portarmi in prima squadra.

Il 18 Aprile del 1993 il mister mi fece esordire in massima serie contro il Torino.

Pareggiammo uno a uno ed il nostro goal lo fece Andrea Fortunato.

Mister Claudio Maselli devo solo ringraziarlo sempre.

 

Esordio nella massima serie in una squadra con uno spogliatoio di rilievo capitanato da un certo Gianluca Signorini…

Era una squadra con molti personaggi importanti e con una grande forza mentale.

Molti erano di Genova e dintorni e comunque cuore rossoblù.

La cosa che risaltava maggiormente nello spogliatoio  era il forte senso d’appartenenza.

Signorini è stato il capitano per eccellenza per me. Una persona importantissima, un trascinatore vero e proprio.

Ho imparato molto da lui soprattutto umanamente.

Il tuo percorso al Genoa è stato lungo hai giocato con tanti campioni. A quale sei rimasto maggiormente legato?

Con Davide Nicola , Alessandro Colasante e Alessio Balducci, con i quali ho ancora oggi rapporti stretti e duraturi.

Con Nicola siamo stati insieme negli allievi del Genoa e spero rientri presto ad allenare perché è bravissimo e preparatissimo.

Colasante lavora nello staff di Thiago Motta a Bologna che sta facendo benissimo. Balducci non è più nel calcio.

 Dovessi dire il tuo momento più bello nel tuo percorso rossoblu’?

Nella stagione 2003, con Donadoni allenatorela società organizzò una presentazione della squadra all’americana.

Ogni giocatore veniva nominato col megafono ed il pubblico applaudiva.

Quando arrivò il mio momento scoppiò un boato pazzesco al Ferraris che ancora oggi mi fa venire la pelle d’oca.

Peccato perchè quell’anno ad inizio stagione avevo parlato con mister Donadoni e lui mi aveva detto che sarei stato io il capitano.

Ebbi infortuni pesanti, la squadra non andava bene e Donadoni fu esonerato dopo sole cinque giornate di campionato purtroppo.

 

Hai avuto due presidenti importanti della storia rossoblu’ come Preziosi e Spinelli?

Due presidenti molto diversi. Spinelli era come un padre per noi giocatori, non ci faceva mancare nulla ,è stato un grande presidente.

Preziosi invece aveva un altro approccio in particolare sotto l’aspetto umano.

Nel calcio e non solo ho sempre avuto rapporti molto diretti con chiunque ed anche con i presidenti.

Se non mi son sentito considerato dalle società dove ho giocato ho sempre chiesto chiarimenti e semmai di andare via.

Per me giocare ed essere benvoluto era importantissimo.

Nel 2003/2004 hai giocato con un certo Diego Alberto Milito?

Un campione, un ragazzo eccezionale di un’umiltà pazzesca.

Campioni così con queste caratteristiche ce ne sono di piu’ in serie A che in serie D.

Ricordo sempre un aneddoto:

Milito, in uno dei suoi primi allenamenti al Pio, sede di allenamento del Genoa, fece faville.

Io ero in panchina con Cristian Stellini e lo guardavamo giocare ,ad un certo punto ci siamo detti che Diego era un campione vero e che ci avrebbe fatto divertire, e cosi’ è stato..

Sei notoriamente un ammiratore di Diego Armando Maradona

Diego Armando Maradona è stato il calcio.

Era amato da tutti i compagni di squadra. Ha aiutato tutti e spesso i più in difficoltà, lanciando un messaggio chiaro alla società non solo al mondo del calcio.

Diego si è sempre allineato poco ed ha sempre detto cosa pensava.

Questa sua modalità ha dato parecchi problemi in campo e fuori al dieci argentino ma io l’ho sempre apprezzato.

Anche tu eri un giocatore carismatico

Quando ho visto ingiustizie mi son sempre esposto e scontrato, anche quando non toccavano me ma qualcuno del gruppo.

Per me il gruppo è fondamentale e va sempre protetto.

Nel mio piccolo ho sempre detto cosa pensavo a tutti anche quando magari sarebbe stato più conveniente tacere.

L’autodeterminazione per me è sempre stata fondamentale e ,forse, anche per questo ,da giocatore ,ho cambiato tante società e questa cosa mi rende ancora più fiero.

 Parliamo di derby. Cos’è il derby per un genoano come te e qual è stato quello che ricordi con più soddisfazione?

La settimana del derby è quella in cui puoi anche non allenarti.

Hai una voglia di giocare la partita smisurata.

Ricordo sempre che in un derby, nel riscaldamento pre gara, nei corridoi del Ferraris, ruppi una porta con una pallonata a causa del carico di adrenalina che avevo accumulato in settimana.

Il derby che ricordo con più piacere è quello della Coppa italia 1996.

Ero uno dei protagonisti in campo e all’andata avevamo pareggiato due a due, seppur rimanendo in dieci per un’espulsione.

Per la Sampdoria segnò una doppietta Montella mentre per noi segnò due goal Marco Nappi.

Al ritorno vincemmo due a zero eliminando la Sampdoria con goal di Morello e Rutzittu.

Fu un’estasi. Ancora oggi ho i brividi.

Il pubblico del Genoa…

Ho sempre avuto un rapporto molto vero anche con il pubblico.

A me è sempre piaciuto giocare per loro per il mio popolo.

La rappresentanza per me è sacra e quando giocavo mi sentivo sempre un loro rappresentante.

Io penso di avere lasciato in loro questa sensazione di avere dato sempre tutto me stesso per la maglia rossoblu’ e questo mi da molta soddisfazione.

I tifosi sono l’ anima vera del calcio e spendono un sacco di soldi.

Per esempio a me fa molto effetto vedere gli stadi vuoti ,mi da una pessima sensazione.

Non capisco perché non si incentivi la gente ad andare allo stadio anziche’ spesso fare l ‘esatto contrario.

I genoani anche in questo sono fantastici e riempiono il Ferraris da sempre malgrado i risultati non siano sempre ottimali.

Se parli con chi ha giocato anche nelle grandi squadre oltre il Genoa tutti ti diranno che la sensazione che ti lascia il pubblico del grifone è unica e non è un caso…

Il Genoa attuale come ti sembra?

Il Genoa sta facendo bene quest’anno.

Come tutte le squadre se perde tre o quattro titolari va in difficoltà ma è normale.

La nuova proprietà mi piace perchè si muove in silenzio e bene.

Quest’anno la mission è salvarsi in modo da poter l’ anno prossimo iniziare a guardare più in alto la classifica con basi solide.

La squadra ha un fuoriclasse in crescita esponenziale che è Albert e sono certo che, insieme ai rientri di Retegui, Messias e la crescita di Malinovskyi ,la squadra farà molto bene da qui in avanti.

Mister Gilardino mi piace. L’ anno scorso ha fatto molto bene lavorando soprattutto sotto l’aspetto umano e quest’anno in serie A ha iniziato un po titubante ma ora sta tornando a  proporre calcio col suo sistema preferito il tre cinque due.

A proposito di allenatori hai intrapreso la carriera..

 Mi piace molto allenare. Già da giocatore ero uno di quelli che parlava di più in campo, ero insomma già un po ‘un tecnico e poi mi piace molto creare gruppi, è una mia dote.

Dove sono stato in precedenza ho cementato gruppi di lavoro importanti mettendo sempre le cose in chiaro, che poi è la cosa che piace di più ai giocatori.

Attualmente sono il responsabile del settore giovanile della Sammargheritese e poi si vedrà. Il calcio è un mondo strano.


Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

4 Comments

4 Comments

  1. Angelo

    Dicembre 7, 2023 at 11:46 pm

    Ottima intervista!

  2. Flavio

    Dicembre 8, 2023 at 8:17 am

    Grazie Angelo.

  3. Giuseppe

    Dicembre 8, 2023 at 8:22 am

    Complimenti! Ottima intervista!

  4. Sol

    Dicembre 9, 2023 at 6:44 am

    Grande 👍

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