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Mario Faccenda. Una vita nel calcio senza dimenticare le origini ciociare. Dai duelli con Bruno Conti all’amicizia con Beppe Corti.

Mario Faccenda, nato ad Ischia il 23 Novembre 1960, è a tutti gli effetti un ciociaro.

Cresciuto a Ceprano in provincia di Frosinone ha iniziato con il calcio  con la squadra del suo paese per poi approdare all’Isola di Liri.

Da lì in poi ha giocato in squadre professionistiche prima nel Latina poi nel Genoa, nel Pisa nella Fiorentina ed infine nella Carrarese.

Un giocatore duttile. Difensore, centrocampista ma anche ala destra, nella sua carriera Mario è stato soprannominato “la Leggenda” per far capire quanto fosse amato dai suoi tifosi.

Nel Genoa ha passato cinque anni dal 1981 al 1986 rimanendo nel cuore dei genoani.

Tutti ricordano il suo gol salvezza del sedici maggio 1982 che condannò il Milan alla serie B e salvo’ il Genoa all ‘ultimo tuffo, ma Mario è stato amato soprattutto per quello che ha dato in campo che è sempre stato tutto quello che aveva in corpo da dare.

 

Come hai iniziato con il calcio ?

Ho iniziato a nove anni  nel mio paese Ceprano.

Nella squadra potevano giocare solo quelli del 1958 e 1959. Io ero del 1960 così mio padre dovette chiedere di inserirmi come fuori quota perché ci tenevo tanto a giocare.

Come sei cresciuto  in un paese della ciociaria negli anni sessanta?

Mio padre faceva il muratore, lavorava duramente. ho due sorelle e tre fratelli. Sono legato alla mia terra d’origine che è  bellissima. Sarò sempre riconoscente alle persone di Ceprano che mi hanno fatto crescere come uomo e come giocatore.

Calcisticamente a quindici anni giocavo già in seconda categoria e poi l’anno dopo in prima.

Il mio  ruolo era di ala destra me in  seguito quando mi comprò l’ Isola di Liri  in promozione fui impiegato come esterno destro basso.

Il presidente dell’Isola spese ben nove milioni di lire personalmente per prendermi.

Per quegli anni erano tanti soldi, ma credeva molto in me.

Ancora oggi sono molto riconoscente a quel presidente perché da lì iniziò il mio percorso professionistico.

Dal campionato di promozione alla serie C con il Latina, come avvenne il trasferimento?

In quegli anni c’erano i tornei notturni nei periodi estivi che portavano notorietà e qualche soldo, così un giorno fui invitato ad uno di questi tornei a Cisterna da un paio di ex giocatori del Latina come Di Lucia e Muraro.

Feci un partitone, giocai molto bene e, segnalato dagli ex Latina che mi avevano invitato a giocare con loro,  approdai nella squadra nerazzurra.

Poi ci fu il Genoa..

Ero stato preso per fare la serie B ma il Genoa vinse il campionato e mi ritrovai nella massima serie.

Anche in questo caso fu una persona a prendermi personalmente.

Fu Gigi Simoni dopo aver visto una partita della nazionale di serie C a Montecatini.

Doveva visionare un certo Iodice che giocava nel Formia ed invece tornò con il mio acquisto.

Un ricordo di mister Simoni?

Devo tanto a Gigi Simoni, per me è stato come un secondo padre.

Il mister mi diceva sempre che dovevo prima di tutto aiutare la mia famiglia e che la carriera del calciatore era breve per cui dovevo mettere da parte i soldi che avrei guadagnato.

Questo messaggio l’ho sempre trasmesso ai ragazzi giovani.

Bisogna pensare alla famiglia ed anche a sé stessi perché la vita ,per noi giocatori ,spesso inizia dopo la parentesi calcistica e in quel momento bisogna farsi trovare pronti.

Prima del Genoa avevi ricevuto  proposte da altre società di massima serie?

Posso dire che avevo fatto un provino con l ‘Avellino non andato a buon fine. Poi una preparazione con i ragazzi pari età della Roma ma anche in quell’occasione non proseguirono le cose.

In quella Roma in prima squadra il direttore sportivo era Giorgio Perinetti.

Anni dopo, ero  con la nazionale di serie C ,giocavo nel Latina, ma ero già stato acquistato dal Genoa e incontrai Perinetti.

Appena mi vide mi disse che si ricordava di me e mi raccontò che di tutti quei ragazzi della mia annata della Roma l’unico che era riuscito ad emergere fui io che ero stato mandato a casa.

Perinetti ,mi aveva seguito durante il mio percorso anche a Latina e la cosa mi fece enormemente piacere.

Bruno Conti l’hai incontrato a Ceprano?

Le squadre professionistiche erano solite in quegli anni fare amichevoli settimanali contro squadre minori delle zone limitrofe, così capitò di giocarci contro.

La partita era tra la Roma e noi del Ceprano che militava in prima categoria.

Finì dieci a zero per i giallo rossi ed io marcai in quell’occasione Bruno Conti che tra l’altro fece il primo dei dieci goal.

In seguito contro Bruno abbiamo giocato a Roma ed abbiamo ricordato quei momenti.

Bruno è stato un fuoriclasse assoluto.

In un Roma Genoa mi trovai ad affrontarlo vicino alla bandierina del corner della nostra area , lui con la sua solita finta andava al fondo per crossare ma poi rientrava e non crossava mai.

Lo fece uno due tre volte ma poi alla quarta mentre faceva la finta gli dissi:”mettila in mezzo Bruno” lui non crossò e io gli feci un’entrata decisa perché mi sentivo preso in giro.

Il fuoriclasse ex rossoblù aveva una finta pazzesca, poteva andare avanti ore a farla e ci cascavi sempre.

Tengo a precisare che erano tutte situazioni dove alla fine ci si stringeva la mano si chiedeva scusa e finiva lì ovviamente.

Tornando al Genoa hai giocato con giocatori molto forti in maglia rossoblù?

Si, ricordo Claudio Sala,  per me il più forte nel suo ruolo, ma anche gente come Jan Peters.

L’ olandese era simpaticissimo oltre ad essere un gran giocatore.

Aveva una dote naturale nella scivolata. Le faceva benissimo e poi era rapidissimo nel rialzarsi e ripartire.

La cosa anomala di lui era che viveva a Zoagli e per venire all’allenamento gli ci voleva un ora di viaggio, ma a lui non faceva fatica diceva che viveva bene e che stava tranquillo.

Anche Stefano Eranio si notava subito che avrebbe fatto una grande carriera come Massimo Briaschi.

Però in assoluto il mio compagno preferito  è stato Beppe Corti col quale ho giocato tre anni.

Beppe mi aveva lasciato la casa appena arrivato a Genova e comunque lui veniva spesso da me visto che abitavo vicino alla sua fidanzata e futura moglie.

Con Beppe Corti passiamo all’attualità …

Con Beppe siamo ancora oggi molto amici e collaboriamo da oltre venti anni come scouting per varie squadre professionistiche.

Nel 2002 io ero fermo perchè la Fiorentina per la quale lavoravo era fallita.

Ricevetti la telefonata di Corti che mi propose di lavorare con lui e Rino Foschi a Venezia.

Raccolsi la proposta ed in seguito abbiamo avuto altre esperienze con squadre come Atalanta per sei anni, Palermo sei anni, Sassuolo tre anni, Torino un anno e Modena due anni.

Oltre allo scouting Mario Faccenda supporta attivamente le scuole calcio fiorentine..

Grazie all’ amico ed ex giocatore del Genoa Angelo Castellani.

Viviamo entrambi a Firenze e spesso ci si trova per parlare di Genoa.

Dal 2004 collaboro con Angelo,  sposando le sue linee guida, in  una nota scuola calcio del capoluogo toscano.

Con i bambini delle scuole calcio ci riteniamo degli educatori prima che allenatori.

I bambini vanno capiti. Noi siamo responsabili sul campo non fuori e cerchiamo di lavorare soprattutto sul rispetto e l’ educazione.

Come vedi il Genoa attuale?

Io il Genoa lo vidi l’anno scorso a Frosinone e mi resi subito conto che la squadra era decisamente buona e che con pochi innesti sarebbe stata competitiva anche nella massima serie.

Ha un gran giocatore che è Albert.

L’ islandese è di buona struttura e gioca col cuore per cui è perfetto per il pubblico rossoblù..

Altro pezzo da novanta è il difensore Dragusin.

Il rumeno ha grandi letture e forse è il giocatore attuale che mi somiglia di più non per il fisico ma per la visione e per come difende.

Mister Gilardino è stata una bella sorpresa. Lo seguivo dal Siena e sta lavorando benissimo, gli vanno fatti i complimenti.

Il pubblico genoano ti ricorda sempre con tanto affetto.

Ricordo come fosse ora il mio esordio contro il Penarol di Montevideo in amichevole al Ferraris.

Mi vengono ancora i brividi ora a raccontarlo quando mi trovai di fronte la gradinata nord.

Un’ emozione indescrivibile in uno stadio tra i più belli in assoluto.

I tifosi  ci hanno sempre dato una carica pazzesca e ci hanno sempre aiutati anche in momenti difficili.

 

Chiudiamo con il tuo goal storico contro il Napoli che salvò il Genoa nel 1982.

Un aneddoto di quel momento unico che sigillò il gemellaggio tra le tifoserie azzurre e rossoblu’?

Il pubblico napoletano aveva sentito che il Milan aveva ribaltato la situazione col Cesena e con quei risultati in corso saremmo retrocessi in serie B.

Il San Paolo si schierò dalla nostra parte intonando cori pro Genoa e questo ci diede una grossa spinta per andare a pareggiare la partita e centrare l ‘obiettivo della salvezza.

Io ero infortunato e non dovevo giocare, mister Gigi Simoni mi mandò in campo a cinque minuti dalla fine della partita e mi disse :”vai in campo e fai goal Mario” e così fu.

 

 

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

3 Comments

3 Comments

  1. Angelo

    Novembre 16, 2023 at 6:21 pm

    Bravo Flavio Ciasca, sempre ottime interviste le tue.

  2. Flavio

    Novembre 16, 2023 at 6:32 pm

    Grazie Angelo troppo buono🙏

  3. Carlo Manfredi

    Gennaio 4, 2024 at 9:25 pm

    Grande Faccenda, io giocavo con la Vis Velletri.

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