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Allenatori

Presentato “Il Genoa che non vidi” di Franco Venturelli.  

“Non parliamo di calcio, non parliamo di una palla che rotola, ma di un popolo attaccato a dei colori, a una maglia”. “Qui c’è una storia molto più grande, che mi ha visto anche partecipe, e ringrazio (facendo il segno della croce) chi mi ha dato la possibilità farne parte”.

Queste parole di Claudio Onofri sintetizzano lo spirito che ha caratterizzato la presentazione del libro di Franco Venturelli “Il Genoa che non vidi (la gloriosa epopea di Mister Garbutt (1912-1945)”, presso il museo del Genoa nel cuore di Porto Antico.

Si tratta del primo volume di una trilogia, ultima fatica di quello che Onofri, autore della prefazione, ha definito: “un grande genoano che sa trasmettere la sua passione agli altri”.

L’incontro è stata l’occasione per riprendere curiosità e aneddoti, anche divertenti, della storia del Grifone.

Un folto pubblico di aficionados ha seguito il racconto di Franco Venturelli, ovvero di colui che si può ritenere come un grande genoano, memoria storica dei rossoblù.

L’autore ha ricordato come sia impegnato in questo progetto da ben undici anni. Un lungo percorso che l’ha portato a rileggere giornali dell’epoca, a parlare con gli idoli della sua infanzia e ad ascoltare i racconti degli anziani che, con inalterata passione, riferivano e dibattevano gesta e vicende di quel Genoa che non vidi.

“E’ il Beckenbauer del Bisagno” così Venturelli ha ricordato un simpatico appellativo riferito allo storico capitano genoano che mosse i suoi primi calci nel Vanchiglia e poi nel Toro.

Ha colpito la tenerezza e la sorpresa con cui Onofri commentava (prima della conferenza) le immagini delle copertine dell’Intrepido, e di altre riviste dell’epoca, che riportavano tanti storici protagonisti del Grifone,  esposte in una sala del Museo rossoblu:  “Ma questo è Somma, qui Bertoni, Rizzo, Campidonico, Violi, Fiorini, Carmine Gentile, Fernando Viola…”.

“Senza quella maglia non gioco”

Tra le vicende umane e sportive Venturelli ha ricordato quella del difensore Fosco Becattini, (nato a Sestri Levante nel 1925 e scomparso nel 2016). Un’autentica bandiera del Grifone, soprannominato per la sua agilità “palla di gomma”, in cui ha giocato per 16 stagioni con 425 presenze, (superate solo nel 2002 da Gennaro Ruotolo), dal 1946 al 1961.

Beccattini, ricorda Venturelli, quando firmò il contratto con il Genoa chiese come condizione di non essere ceduto a nessuna squadra.

Un altro esempio incredibile di attaccamento ai colori fu quello della mezzala Mario Pantaleoni, (nato a Treviso nel 1931), che arrivò al Genoa non giovanissimo. Noto come Pantaleoni III, per distinguerlo dai fratelli tutti calciatori, senza essere un fuoriclasse entrò nel cuore dei tifosi in modo viscerale per l’impegno che metteva in campo. “Non bastano solo i piedi i buoni. Il fuoriclasse è anche quello che sa stare in campo”, ha ricordato Venturelli, aggiungendo che Il suo attaccamento fu tale che la società gli concesse la lista gratuita come riconoscimento per il suo legame alla maglia. Pantaleoni rispose con una lettera di ringraziamento in cui dichiarò che non avrebbe potuto indossare altra maglia che non fosse quella del Genoa.

Diversi cenni hanno riguardato l’epopea di William Garbutt (classe 1883). Storico allenatore inglese del Genoa dal 1912 al 1927. Un vero anticipatore del tecnico professionista e si vocifera che il suo impiego nel Genoa possa essere stato in qualche modo suggerito da Vittorio Pozzo. Quel futuro tecnico della nazionale campione del mondo che, la leggenda vuole, si vendette i libri di latino per assistere nel 1898 ad una  partita tra il Genoa e una selezione torinese (di cui era tifoso). Un Pozzo, che pare non fosse indifferente ai metodi di gioco portati dall’Inghilterra da Garbutt, caratterizzato da un approccio in cui, oltre a significative innovazione tecniche e di allenamento, veniva ribadito come solo facendo prevalere la presa sul piano fisico si sarebbe potuta fronteggiare quella concorrenza danubiana che dominava quei tempi. Un approccio fisico in cui erano maestri i “concorrenti” della Pro Vercelli.

Tra tante curiosità è da ricordare come l’appellativo “mister”, con cui oggi si chiamano gli allenatori, possa aver avuto origine proprio nell’interlocuzione con quel tecnico inglese che allenò il Genoa per oltre 15 anni prima di passare alla neonata Roma (1927) e al Napoli, per il primo campionato a girone unico di Serie A (1929), passando in Spagna (Ahtletic Bilbao), per poi tornare in Italia al Milan e concludere la sua carriera sportiva nella sua amata Genova fino al 1948.  Nel 1915 fu pure allenatore della nazionale italiana.

Terzini e offside.

Un’ultima curiosità, riportata da Venturelli, riguarda il termine terzino che deriva da “quelli della terza linea”. La terza linea erano di fatto i 2 difensori che proteggevano il portiere. Si giocava con la “piramide rovesciata”  (cinque attaccanti prima linea, tre mediani, due centrali terza linea) in quanto per attivare il fuorigioco bastava ci fossero meno di tre giocatori tra l’attaccante e la porta avversaria.

Il calcio non è mai esistito senza off side (la cui prima codificazione risale al 1863). Una regola che intendeva penalizzare l’attacco senza dribbling dell’avversario. Non a caso nei suoi primordi il calcio veniva chiamato “dribbling game” e per segnare occorreva dribblare tre giocatori compreso il portiere.

Il libro di Venturelli è di facile lettura. Scritto con il cuore e frutto di una certosina ricerca “Quel Genoa che non vidi” è un prezioso lavoro storico che, attraverso il calcio, dipinge un vivido spaccato di un’epoca irripetibile tra migrazioni, guerre, speranze e tanta umanità.

Storie d’altri tempi alla base di una grande e bella passione che travalica i secoli.


Laurea in Economia Internazionale e lunga esperienza avviata nel giornalismo economico. Giornalista dal 1991. Ha collaborato con L’Unità, Mondo Economico, Il Biellese, La Nuova Metropoli, La Nuova di Settimo e diversi periodici. Nel 2014 ha diretto La Nuova Notizia di Chivasso. Dal 2010 nella redazione di Nuova Società. Interessi estesi dal sociale, alla divulgazione scientifica, con attenzione alla futurologia e al mondo del mistero con grande criticità.

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