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Renzo Garlaschelli: “Vincenzo D’Amico un talento puro, un amicone vero e quanti assist a Chinaglia”

La notizia di ieri, riguardante la scomparsa di Vincenzo D’Amico, ha colpito tutto il mondo del calcio.

D’Amico era nato a Latina il cinque Novembre del 1954 ed è stato un grandissimo del nostro calcio degli anni settanta e ottanta.

Uno dei compagni di squadra della favolosa Lazio campione d’Italia del 1974 è stato Renzo Garlaschelli.

Renzo ha militato dal 1972 al 1982 nella squadra bianco celeste

Garlaschelli ha giocato otto anni con Vincenzo e per tre anni son stati compagni di stanza.

 

Ciao Renzo purtroppo ieri è mancato il numero dieci della favolosa Lazio scudettata del 1974 allenata da Tommaso Maestrelli.

Un ricordo?

Innanzi tutto provo grande dolore.

Vincenzo era un amico vero.

Amava ridere scherzare era veramente adorabile.

Come fu il suo primo incontro con D’ Amico? 

Lo ricordo come fosse ora.

Eravamo in ritiro nel 1972 a Pieve Pelago, con la Lazio, eravamo giovanissimi entrambi ma lui era già alla squadra bianco celeste da un anno.

Era piccolo fisicamente e tutti dicevano che uno come lui non sarebbe potuto diventare un fuoriclasse.

Invece, dopo i primi tocchi di palla, si vedeva subito che eravamo di fronte ad un talento puro.

Era minuto ma era fortissimo.

La palla la metteva dove voleva, saltava gli uomini come birilli e fece ricredere tutti i dubbiosi.

Si dice che non gli piaceva tanto allenarsi. Tommaso Maestrelli fece fatica a gestirlo?

Come tutti i giocatori estrosi e di qualità non aveva tutta questa voglia di allenarsi è vero.

Gli piaceva divertirsi finito l allenamento spesso spariva.

Maestrelli cercò di metterlo in riga ma era giovanissimo.

Il numero dieci di Latina era un puledro scatenato per cui Maestrelli ogni tanto chiudeva un occhio.

Il Mister aveva bisogno dei lampi di genio di Vincenzo.

D’amico non era un goleador ma faceva fare goal a tutti, un uomo assist pazzesco.

In particolare faceva segnare Giorgio Chinaglia.

Long John  se non segnava e vinceva tutte le domeniche diventava una furia e ci faceva ammattire tutti in settimana.

Per cui, avere un giocatore come Vincenzo che lo mandava in goal spesso era fondamentale per tutto l’ambiente.

La parentesi al Torino non fu fortunata ,come mai ?

D’Amico non voleva assolutamente lasciare la Lazio.

Lui di Latina e tifoso laziale mai avrebbe lasciato la sua squadra.

Furono interessi societari a far si’ che andasse a Torino sponda granata.

Non fu un successo anche se qualche sprazzo di gran classe lo fece vedere anche al Toro.

L’ anno dopo tornò a casa Lazio ma si è fatto volere bene anche dai tifosi del Toro.

I tifosi del Toro,nella loro storia, han visto fior di fuoriclasse con la loro maglia e riconoscevano la classe di D’amico seppur quella del 1980/1981 non fosse una stagione delle migliori per la squadra granata.

 

La mia sensazione è sempre stata quella che il talento di Latina fosse un personaggio aggregante o sbaglio?

Assolutamente, era una persona che univa.

Vincenzo D’amico era un amicone vero.

Proprio per questa sua voglia di divertirsi era coccolato da tutti a partire dal magazziniere sino al presidente.

I tifosi l’ hanno sempre adorato e sempre lo ricorderanno come uno dei migliori giocatori in assoluto della Lazio.

Vincenzo era una persona stupenda che mancherà a tutti noi.

 

 

 

 

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

1 Comment

1 Comment

  1. Sol

    Luglio 2, 2023 at 6:13 pm

    👏👏

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