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intervista a...

Scanziani: dalla Samp di Vialli al Genoa. La promozione è merito di Gilardino.

Ci sono giocatori che, al di la’ dei colori delle maglie che indossano, vengono ricordati da tutti gli amanti del calcio come uomini e professionisti seri.

E’ il caso di Alessandro Scanziani.

Nato a Verano Brianza il 23 marzo 1953 Alessandro è cresciuto nel settore giovanile del Como per poi vestire le casacche di Livorno,Inter, Ascoli, Sampdoria, Genoa e Arezzo.

 

Che tipo di professionista eri?

Ero un professionista serio,andavo a letto presto e avevo una vita tranquilla.

Ho sempre avuto chiaro che avevo la fortuna, di poter fare una cosa che amavo profondamente: giocare a pallone.

Mio padre voleva facessi il farmacista ma di studiare non avevo tanta voglia, mentre sognavo di giocare a calcio e  ho coronato il mio sogno.

 

 

Nella stagione 84 -’85  con la maglia blu cerchiata sei stato il primo capitano di Gianluca Vialli appena prelevato dalla Cremonese?

Ho giocato con lui per due anni e posso solo dire che era un ragazzo eccezionale.

Era sempre a disposizione dei compagni. Ricordo che se gli passavi male un pallone faceva di tutto per recuperarlo e poi ti chiedeva scusa per non farti sentire a disagio per l’ errore.

Era una persona mentalmente molto forte , gli volevano tutti bene a me, manca molto Gianluca.

Quella era una Samp forte, vincemmo la prima Coppa Italia. Davanti giocavano Francis e Vialli ed in sostituzione vi era un certo Roberto Mancini.

L’ anno dopo, con l’ arrivo dell allenatore Vujadin Boskov, la coppia goal divenne Mancini Vialli ed i vari Francis, Souness ed io fummo ceduti.

Così successe che Scanziani passò al Genoa di Spinelli ?

Rifiutai  la Roma e parecchi soldi pur di rimanere a Genova.

A Genova io e la mia famiglia stavamo benissimo e volevamo vivere lì.

A due mesi dalla scadenza del contratto la Sampdoria mi comunicò che ero libero, non rientrando nelle scelte di

Boskov.

Sarei dovuto andare alla Fiorentina, ma dissero che ero rotto.

Stralciammo il contratto, già firmato, con la società viola e non andai a giocare in riva all’Arno.

In realtà io non ero rotto, avevo solo fatto un normale intervento al menisco.

Il Genoa, tramite i dottori che mi avevano operato, aveva saputo che ero abile e così mi vollero a tutti i costi.

Ricordo che  il presidente Mantovani non era contento della mia scelta, avrebbe preferito un mio passaggio ad un altra squadra, ma io andai al Genoa di Aldo Spinelli.

Fu un passaggio delicato?

Io volevo dimostrare all’ambiente doriano che avevano fatto un errore nel lasciarmi libero.

Ero motivato e stavo bene fisicamente.

Feci due anni bene in rossoblu, segnando anche un goal decisivo a Modena per mantenere la categoria.

La tifoseria rossoblu come prese la sua decisione?

La tifoseria del Genoa m’ha sempre trattato bene.

Il pubblico del grifone è un pubblico caldo che ti spinge sempre se tu dai il cento per cento.

E’ un pubblico autonomo, intenditore e molto riconoscente.

Al contrario, se sei dotato tecnicamente, ma passeggi per il campo ,si fa sentire per spronarti a darti una mossa.

Il Genoa è tornato in serie A dopo solo un anno posso chiederti i meriti a chi vanno maggiormente?

In genere si danno i meriti a giocatori e società. Io vado in contro corrente e dico che i maggiori meriti vanno al mister Alberto Gilardino.

La squadra era già forte e costruita per salire in serie A.

Gilardino è stato decisivo per far cambiare passo alla squadra lavorando sulla testa dei giocatori.

Ora però la squadra va rinforzata per mantenere la serie A.

Son convinto la società terrà i giocatori più forti e integrerà la rosa attuale per accontentare le richieste dell’ allenatore.

Prima di Genova sei stato a Milano sponda nerazzurra?

A Milano son stato bene peccato ci sia arrivato forse troppo giovane.

Ho segnato, fatto segnare ed in una stagione ho messo tutti i numeri di maglia tranne quella del portiere…ero considerato poliedrico ma forse si è esagerato.

All’ Inter comunque son stato bene. Ho ancora strette amicizie con tanti di quella squadra del 1977 e del 1978 , a partire da Ivano Bordon, Gabriele Oriali ,Carlo Muraro,Nazzareno Canuti e tanti altri.

1978–79 Football Club Internazionale Milano

Il giocatore dell’ Inter che t’ ha colpito maggiormente?

Indubbiamente Giacinto Facchetti.

Un campione in tutto.

Un vero signore, era troppo buono Giacinto, mai una parola detta male ad un compagno.

L’ allenatore che porti maggiormente nel cuore?

Giovan Battista Fabbri.

L’ ho avuto sia a Livorno che ad Ascoli.

Ad Ascoli siamo arrivati quarti con Costantino Rozzi presidente.

Fabbri mi stimava molto mi diceva sempre che se mi fossi chiamato con un nome straniero avrei avuto molta più fortuna.

 

Hai chiuso la carriera ad Arezzo dopo l’esperienza al Genoa. Questo è l’ anno del centenario della squadra amaranto che è coincisa col ritorno in lega pro della squadra aretina,un ricordo di quella stagione?

Io ad Arezzo son stato benissimo, ero andato a giocare lì perchè mi aveva chiamato Claudio Nassi che era l’ attuale direttore sportivo.

Nassi nel calcio era una persona con la quale, da tempo, ero legato da profonda stima e collaborazione.

Son molto felice per la promozione dell’ Arezzo e faccio gli auguri per il centenario del club amaranto.

Da allenatore Alessandro hai allenato anche il Lecco che dopo 50 anni è tornato in serie B?

Si, nel 2001 ero subentrato a Roberto Donadoni ma non fu facile.

Provenivo da Como e tra Lecco e Como esiste molta rivalità per cui ci furono problemi da parte della tifoseria nei miei confronti.

Son comunque felice che la società del Lecco sia tornata in B la piazza se lo merita e spero facciano una squadra competitiva.

Un allenatore emergente che ti piace particolarmente?

Vincenzo Italiano della Fiorentina.

La squadra viola è giovane e gioca bene.

In questa stagione ha centrato due finali che sono state perse ma, per una piazza come Firenze, il lavoro di Italiano è da considerarsi ottimo.

 

Un ultima domanda sulla nazionale allenata dal suo ex compagno di squadra Mancini, piovono parecchie critiche. Sono giuste o esagerate ?

A mio parere Roberto Mancini paga il fatto di non essersi qualificato per il mondiale.

La mancata qualificazione è stata clamorosa purtroppo.

Il problema attuale è legato al fatto che non ci sono più i nuclei di giocatori nella stessa grande squadra.

Forse l’ unica, oggi, è l Inter ad avere cinque o sei giocatori italiani di buon livello in squadra.

Nelle grandi squadre devi sempre essere al cento per cento e devi sempre vincere cosa ben diversa negli altri club.

Avendo un nucleo numeroso in una grande squadra poi puoi inserire giocatori di squadre cosiddette non grandi e creare una squadra vincente.

 

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

2 Comments

2 Comments

  1. Sol

    Giugno 21, 2023 at 7:26 am

    Grande 👏👏

  2. Stefano

    Giugno 21, 2023 at 7:35 am

    Bellissima intervista
    Un pezzo di storia del calcio

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