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intervista a...

Sidio Corradi:”da bambino mangiavamo pane duro, riso e patate, poi quei sei gol sul campetto di Orbetello..”

Sidio Corradi, bandiera genoana e figura autorevole del mondo rossoblù, è nato a Porto Ercole il 7 novembre 1944.

Ala e seconda punta  del grifone dal 1970 al 1977, da 38 anni è impegnato nel  settore giovanile del Genoa.

Partiamo dalla tua infanzia. Com’è stato crescere a Porto Ercole in quegli anni?

Premetto che non mi è mancato nulla, anche se era dura arrivare a fine giornata.

La mia era una famiglia di tre figli con mamma e papà che  lavorava come pescatore. Un lavoro faticosissimo durante la pesca alla paranza stava fuori anche quindici giorni e tornava stremato mentre quando andavano a fare la pesca alla lampara si alzava alle 4 e tornava alla sera.

Alcune volte ho aiutato mio papà e quando tornavo a casa ero distrutto dalla stanchezza.

Mamma, a casa, ci diceva che quello era ciò che passava il convento, che papà lavorava duramente e che bisognava capire il prima possibile cosa si poteva fare e cosa no.

Noi, come figli, questa cosa l’abbiamo sempre avuta in chiaro.

Si mangiava quasi sempre pane duro con olio e sale e la sera riso e patate.

Io giocavo con una trottola, che mio padre aveva fatto con le sue mani, con tre biglie ed un cerchione di bicicletta che facevo correre a mano, per le strade.

Come hai iniziato con il calcio?

Dai dieci ai quattordici anni giocavo sempre a pallone nella piazza del mio paese a Porto Ercole.

Un giorno, mi vide un signore che trasportava bombole del gas da Porto Ercole a Orbetello e mi disse :” vieni a fare una partita di calcio che sei molto bravo proprio ad Orbetello?” mi dissi : “La fortuna passa per tutti nella vita ma va raccolta. Carpe diem” accettai.

Non ero mai stato in un campo da calcio, non avevo le scarpe adatte ma ero molto emozionato.

La partita finì undici a zero ed io feci sei goal.

I tuoi genitori come la presero questa tua partita?

Arrivato a casa mio padre si arrabbiò parecchio e dovetti andare a vivere sei mesi da mio zio, fratello di mia mamma. Erano tempi cosi’ e non fu certo ben accettata la mia decisione di andare a giocare a calcio.

Poco tempo dopo mio padre si ammalò di cirrosi .

Non c ‘era nulla in quegli anni nel tempo libero. Quel poco si passava a bere o a fare figli.

Ricordo ancora oggi con forte emozione mio padre sul letto morente che un giorno mi chiamò e mi disse nell’orecchio :” Sidio non fare la mia vita che è dura, faticosa e pericolosa, vai a fare il giocatore”.

Mio padre mi diede una spinta fortissima per fare il calciatore. Da quel giorno nella mia testa c’ era solo la voglia di diventarlo per mio padre.

Il giorno in cui ho esordito in serie A col Bologna il mio pensiero è andato a lui e gli sempre sarò grato per quello che ha fatto per me e la mia famiglia.

Bologna fu la prima tappa della tua carriera professionistica e fu subito scudetto.

Ero finito al Bologna perché ad Orbetello mi avevano notato emissari della Fiorentina, se non che il Bologna pagò un milione in più della viola ed andai a giocare con i felsinei.

Dal 1960 al 1964 con i rossoblù vinsi  lo scudetto 1963/1964 facendo anche l’ esordio in serie a il 14 febbraio del 1964.

L ‘allenatore era il mitico Fulvio Bernardini, il dottore, come tutti lo chiamavano, un uomo molto intelligente.

Ricordo bene che nella finale scudetto contro la grande  Inter di Helenio Herrera, imbrigliò la squadra nerazzurra, mettendo un certo Carra ad uomo su Mario Corso.

Dopo Bologna andai a Cesena in serie C. Fu una delusione all’inizio perché dalla serie A ero sceso in terza serie.

Il Cesena aveva dato un sacco di soldi al Bologna per comprarmi e in quegli anni non si poteva rifiutare il trasferimento.

Feci tre anni a Cesena, uno in C e due in B.

Poi andai a Varese e giocai con gente come Roberto Bettega e Ariedo Braida.

Infine finalmente nel 1970 arrivai al Genoa. Una storia d’ amore che dura ancora oggi…

Il presidente Fossati mi volle fortemente. Giocai  dal 1970 al 1977 con la maglia del Genoa segnando in massima serie poi in cadetteria ed in serie C,  oltre alla Coppa Italia.

Quest’anno ho compiuto anche 38 anni di settore giovanile rossoblù con svariati incarichi.

La stagione 1972/1973 fu una stagione memorabile con te e Antonio Bordon centravanti .

Ci compensavamo bene, Bordon era un giocatore molto forte, prestante fisicamente,un numero nove in tutti i sensi, mentre io giravo intorno come seconda punta.

Quella stagione vincemmo meritatamente il campionato di serie B mentre l’ anno dopo faticammo..

 Eppure nella stagione 1973/1974 ci furono gli arrivi di campioni come Mario Corso e Roberto Rosato…

Erano grandi giocatori, però noi avevamo già chi copriva quei ruoli come Gigi Simoni.

Corso non serviva, quella poi fu un’annata dove si crearono due fazioni all’interno della squadra e fu complicato tutto.

Io non ero schierato.  A me interessava giocare, vincere e fare goal ma la squadra era spaccata e si retrocesse in serie B.

Quell’anno fummo tutti responsabili perche’ i giocatori, per rimanere nella massima serie, c’ erano eccome e fu un vero peccato retrocedere ma, nel calcio ,queste cose accadono come in tutti i mestieri.

Passiamo alla quotidianità, il Genoa attuale ti soddisfa?

La società ha lavorato molto bene.

Hanno fatto un’ottima squadra.  Da tanti anni non lo vedevo giocare cosi’.

Bisogna avere fiducia , ci sono giocatori forti ed il mister è bravo.

L’ anno scorso Gilardino è entrato, molto umilmente, nella testa dei giocatori ,si è immedesimato nel momento difficile che la squadra stava vivendo ed ha risollevato le sorti della stagione con una cavalcata stupenda.

Quest’anno la serie A è molto più difficile, l’ asticella s’ e’ alzata parecchio ma il Genoa farà bene.

E’ innegabile che sono stati buttati via alcuni punti in partite come contro il Torino e l’Udinese ma anche il mister lo sa benissimo che bisogna ancora migliorare parecchio.

Siamo sulla strada giusta questo è poco ma sicuro.

Anche col Milan domenica persi punti..

Lasciamo perdere. Ce ne han fatte di tutti i colori ed alla fine abbiamo perso per un goal irregolare. Il fallo di mani era netto non c’ era e non erano necessari ulteriori controlli. Il gol andava annullato e basta e chi dice il contrario è solo in malafede.

Il presidente Zangrillo ha fatto benissimo a protestare e non va dimenticata comunque la partita giocata perche’ la squadra ha fatto una grande prestazione con un superbo Vasquez e con il solito talentuoso Albert.

Sara’ l’ anno dell’esplosione definitiva del talento islandese ?

Se continua cosi’ sara’ un giocatore appetibile per tantissime squadre d’ alta fascia mondiale.

Noi ovviamente speriamo rimanga il più possibile al Genoa.

Albert e’ un giocatore al quale non devi dare compiti.

E’ enormemente talentuoso. Fa cose che gli sono state date da madre natura e salta l’ uomo con una facilità disarmante.

A me ricorda molto il danese Michael Laudrup.

Alberto Gilardino ultimamente con il suo modulo tre cinque due ha ottenuto prestazioni buone, pensa che sia il modulo migliore per questa squadra?

Tatticamente nel tre cinque due mettere a centrocampo e sugli esterni giocatori come Sabelli e De Winter avvantaggia i giocatori stessi e la squadra ha maggiore equilibrio.

Chiudiamo con la piazza di Genoa. Cos’ è per Sidio Corradi?

Io vivo ed ho il cuore qui, tutti lo sanno.

Il genoano e’ un tifoso passionale, lo stadio pieno anche quest anno la dice lunga.

Genova rossoblu è anche un ambiente non semplice, bisogna essere grandi giocatori per mettere la maglia rossoblu, è sempre stato cosi’ e sempre lo sarà.

Io sto dalla mattina alla sera in mezzo alla gente rossoblù,  molto umilmente come la mia vita mi ha insegnato, e questo mi piace molto.

Inoltre sento che questo amore è da sempre ricambiato con questo grande popolo e di questo sono molto fiero.

Sidio Corradi da bambino per quale squadra faceva il tifo ?

Da bambino tifavo Toro perché’ l’ eco del grande Toro, purtroppo stroncato dalla tragedia di Superga, mi aveva affascinato da piccolo, ma dopo l’ approdo in rossoblu la priorita’ e’ assolutamente per il grifone.

Ci sono solo due squadre che ti entrano dentro in questa maniera e sono proprio il Toro ed il Genoa che per la loro storia hanno qualcosa di diverso dalle altre.

Io sono la prova vivente che al contrario del detto “genoani si nasce” io genoano lo sono diventato e lo sarò sempre.

 

Vivo a Firenze. Sono appassionato di calcio e di tutto ciò che ruota intorno al pallone,ben oltre la mera cronaca sportiva . Sono papà di due bambini. Gioco da sempre a calcio e ho un innata ammirazione per chi non si arrende al conformismo.

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