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Serie A

Spezia: i mal di pancia di Gotti, la fuga di Pecini e il silenzio degli americani prima dello sbarco al Maradona

Cinque punti in cinque partite. Non sarebbe un brutto bottino per una squadra che deve pensare solo ed esclusivamente a salvarsi.

La classifica, però, resta l’unica nota lieta di una stagione che in casa Spezia si annuncia più tribolata del previsto. In questa annata unica nel suo genere, con un torneo iniziato prima di ferragosto e che vedrà quindici partite compresse in tre mesi prima della maxi sosta invernale dovuta ai mondiali in Qatar, era infatti fondamentale avere una rosa ampia, se non qualitativamente, almeno sul piano numerico.

Invece l’organico bianconero si è ulteriormente ridotto, perdendo pezzi che non sono stati rimpiazzati e abbassando la qualità tecnica senza avere alcuna alternativa in caso di (inevitabili) infortuni o squalifiche. Insomma c’è da sperare di arrivare al 15 di novembre senza che Gyasi e compagni non si prendano nemmeno un raffreddore. Ma è come affrontare il Polo Nord con una sola giacca autunnale. Un po’ pochino per sopravvivere.

A lanciare avvisaglie inquietanti all’ambiente è stato lo stesso mister. In ogni conferenza stampa il grido era sempre il solito: S.O.S. L’allenatore chiedeva il rispetto delle promesse fattegli dalla dirigenza in termini di acquisti, per lo meno per dare in attacco un’alternativa valida al più che dignitoso M’Bala N’Nola, ormai rilanciato dalla nuova guida ma troppo solo là davanti.

Anche difesa e mediana hanno bisogno di puntelli validi. E’ invece arrivato il mediocre Ampadu dal Venezia via Chelsea, peraltro con una clausola contrattuale quantomeno cervellotica (roba da Longobarda di Oronzo Canà) che impedirà al tecnico spezzino di fare giocare il difensore in un ruolo che non sia il suo, garantendogli, sempre da contratto, un numero minimo di presenze totali.

Nemmeno a CR7 alla Juventus era stato offerto tale trattamento. Ovvio che qualcosa non torna in casa Platek. E infatti il ds Pecini ha litigato con il presidente sbattendo la porta a stelle e strisce e lasciando sguarnito lo staff dirigenziale. Così gli affari in bilico prima della chiusura del mercato sono andati a monte e la rosa è rimasta quella che è, con lo stesso allenatore che ha fatto capire di essere vicino alle dimissioni, per adesso rimandate. Intanto i tifosi hanno chiesto chiarimenti alla proprietà americana, senza però aver ricevuto concrete risposte sul futuro.

In questa atmosfera torbida lo Spezia ha invece ben figurato in campo, prima nell’antipasto di Coppa Italia con il Como (superato con un secco 5-1), poi con la preziosa vittoria all’esordio in casa contro l’Empoli (1-0 firmato N’Zola).

La pesante batosta di Milano con l’Inter (3-0) è stata bissata dallo 0-2 patito sul campo della Juventus, ma sono sconfitte del tutto preventivabili per una quasi matricola come quella ligure. Si sono registrati invece due pareggi casalinghi, entrambi per 2-2 contro le emiliane Sassuolo e Bologna. Due punti guadagnati, certo, ma anche persi se si considera il vantaggio sprecato in entrambe le gare.

Con i neroverdi è stata l’assurda incomprensione tra il portiere polacco Dragowski e lo stopper Caldara ad aver consegnato a Pinamonti il gol del pari a inizio ripresa. Ma Dragoswski si è rifatto compiendo una parata a dir poco prodigiosa su Defrel al 95′, con un volo d’angelo a corpo morto che ha consegnato allo Spezia un punto di platino. Un po’ più di amarezza c’è stata per la sfida con i felsinei di Mihajlovic, che ha perso il posto proprio dopo il pareggio del Picco e sarà sostituito, guarda un po’, dalla vecchia conoscenza spezzina Thiago Motta. Quando si dice la combinazione.

In effetti, se non fosse stato per un mostruoso Arnautovic, il Bologna si è dimostrato pochissima cosa di fronte a uno Spezia povero ma agguerrito, con un super Simone Bastoni a dominare il campo (unico spezzino rimasto dopo le dipartite di Vignali e Maggiore) e a reggere, come si dice in questi casi, baracca e burattini.

Gol e assist, cuore e corsa, grinta e serenità: Simone da Follo è senz’altro il giocatore più importante dello Spezia in questo momento. E da tempo squadre come l’Inter e Atalanta lo stanno puntando seriamente.

Ora c’è da affrontare un’altra trasferta impossibile, quella del Napoli di Spalletti, che ha appena triturato una corazzata mondiale come il Liverpool di Klopp in Champions League.

Ma oltre all’impari sfida sul piano sportivo, non possiamo dimenticare la delicatezza del match a livello di sicurezza. Spezia e Napoli incrociano i guantoni a poco meno di 4 mesi dagli incresciosi fatti del 22 di maggio accaduti al Picco e nei suoi dintorni per l’ultima giornata dello scorso torneo.

La giustizia ordinaria ha calato la mannaia sulle due tifoserie, ma solo ieri il ministero ha impedito agli ultras ospiti di partire per il Maradona. Erano già annunciati i tafferugli e le coltellate di ordinanza, in questo “bellissimo” momento di sport.

Il campo del Napoli avrebbe dovuto essere squalificato mesi fa e la società partenopea punita per responsabilità oggettiva. Invece a pagare sono solo i tifosi spezzini, costretti a sperare nel miracolo alla rovescia di San Gennaro per portare a casa una vittoria insperata come capitato nelle ultime due stagioni.

Ma per favore, tenete lontano la partita dalla visione dei bambini.

Paolo Magliani

9/9/2022

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