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Serie B

Spezia, non basta D’Angelo per volare via dal fango

Salvarsi così, “senza giacca e cravatta”. Questa sarà l’impresa, ad oggi molto ardua, del tecnico abruzzese Luca D’Angelo, chiamato da nemmeno due settimane sulla panchina dello Spezia a sostituire il fucecchiese Alvini dopo la peggiore falsa partenza della storia delle aquile in serie B.

La citazione sanremese dell’omonimo cantante napoletano era quasi d’obbligo.

Proprio ieri sera, in concomitanza con il debutto al Ferraris di mister Luca nel derby con la Samp, Nino “o’ scugnizzo” si esibiva in concerto al Teatro Civico della Spezia nel suo tour “Il poeta che non sa parlare”, alla vigilia del terzo anniversario della scomparsa di Diego Armando “D10S” Maradona. Quando si dice la combinazione.

Vite parallele che richiamano nella mente un’altra celebrità partenopea come Paolo Sorrentino, autore nel 2001 di un bellissimo film con a sfondo sia il mondo del calcio che quello dello spettacolo: “L’uomo in più”, pellicola che precedette capolavori come “Il Divo” e “La Grande Bellezza. Ma è meglio non divagare e tornare sul rettangolo di gioco di venerdì.

Gli aquilotti hanno almeno reagito dal punto di vista del carattere dopo l’imbarazzante pareggio interno per 2-2 contro la Ternana che ha costretto i vertici societari a voltare pagina dopo l’aspra contestazione della tifoseria bianconera fuori dai cancelli dello stadio. Una dirigenza ben consapevole degli spifferi sempre più insistenti che parlano di uno Spezia messo in vendita dalla proprietà americana e che dunque non vorrebbe spendere troppo in vista della smobilitazione generale.

Intanto l’ex guida del Pisa avrà un contratto fino a termine della stagione rinnovabile in caso di permanenza in B, ma ha preteso garanzie di immediati rinforzi sul mercato di gennaio.

Anche ieri, infatti, lo Spezia ha continuato a palesare evidenti limiti tecnico/strutturali (difficile segnare se non ti avvicini quasi mai alla porta, al di là dell’avversario che si affronta) e atletici (in grosso affanno a Genova dopo la prima ora di gioco).

Gli aquilotti hanno trovato il pareggio contro i blucerchiati di Pirlo (espulso per proteste a fine primo tempo) cinque minuti dopo il vantaggio firmato De Paoli grazie alla prima zampata vincente del talentuoso Kouda. Poi la squadra ha tenuto bene il campo, sospinta dai cori incessanti del tifo sprugolino, stipato come sardine nel settore ospiti del Marassi. Almeno fino a quando è durato l’ossigeno.

Perché a un quarto d’ora dal termine ancora De Paoli ha infilzato un titubante Dragowski con una zuccata non irresistibile che ha carambolato sul portiere polacco dopo aver spizzato il suo palo di sinistra. E la sconfitta è apparsa a tutti ineluttabile, dato che nel secondo tempo mai i bianconeri avevano impensierito la difesa avversaria.

La Samp non ha di certo impressionato per ritmo, e gioco qualità, ma ha dimostrato più voglia di vincere e dinamismo, creando quelle situazioni offensive che hanno legittimato la sua terza vittoria consecutiva di B.

Lo Spezia invece si lecca le ennesime ferite, pur pronta a ripartire in vista della capolista Parma del prossimo sabato pomeriggio.

Non è ora il momento dell’eleganza e della filosofia. Dimenticare la teoretica alviniana, sotto con la caparbietà e il carisma di un allenatore alla Cosmi, già capace di imprese quasi impossibili in altri lidi.

Spezia è tutta con D’Angelo, per uscire dall’inferno.

E questa non è una canzone ma l’attuale dura realtà.

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