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Serie A

Destino e classifica: chi vince?

La tecnica e l’immaginazione, la fatica e la disciplina, il caso e l’errore arbitrale, gli stati che salgono su per una gradinata e scendono giù come un ottovolante… Cosa decide una partita?
(Jorge Valdano)

O un campionato, aggiungerei.

La tecnica

Il livello tecnico è certamente importante, ma può essere, almeno in parte, sopperito dal gioco, dalla “fame”, dalla corsa o penalizzato da altri eventi/situazioni? Per rimanere in un contesto locale, senza scomodare squadre d’oltralpe, potremmo dire di avere 3 visioni e dunque risposte, diverse. La prima (per ordine di arrivo), la evidenzia la Sampdoria: la rosa denota una certa qualità, quindi la tecnica parrebbe dar ragione ai teorici del “se sei forte male non andrà”. Ma la seconda, il Genoa, come spesso gli accade, anche quest’anno, seppur salvandosi con 2 giornate di anticipo, sembrerebbe dimostrare che avere Strootman, Badelj, Zappacosta, Perin, Criscito, non è una garanzia. Ci sono molte contingenze che marchiano l’annata di una buona squadra (pensate al Cagliari). Nello specifico, gli infortuni, il Covid che blocca 18 giocatori, una partita persa malamente (Napoli)… forse un allenatore non adeguato, ma comunque che ha avuto poco tempo per assemblare la squadra, visto l’arrivo dell’ultimo minuto. E poi c’è la terza opzione, lo Spezia. Apparentemente formata da “sconosciuti” o scommesse, seppur alcune di una certa qualità oggi dimostrata (vd. intervista a Paolo Magliani), con un allenatore che ha guidato sì la cavalcata al limite del miracoloso da serie cadetta a maggiore, ma comunque esordiente, si trova oggi invischiata nella lotta salvezza con un margine di 4 punti sul più disastrato Benevento. Bel gioco, divertente in taluni casi, ma i limiti potrebbero esser dettati dalla tecnica dei singoli, dove corsa, organizzazione e voglia di mettersi in mostra non siano riusciti a sopperire il gap?

L’apparenza non inganna. La qualità alla lunga paga.

Immaginazione

Il fantasista può decidere la partita? L’invenzione del singolo può cambiarne le sorti di una gara? Il concetto può facilmente essere ricondotto alla qualità tecnica: per l’imbucata giusta, per l’invenzione sul passaggio, per il “cucchiaio” del momento, la riuscita passa dall’avere “piedi buoni”. Ma altri fattori, anche qui, incidono poi sul risultato: dal “predicatore nel deserto”, che di immaginazione ne ha fin troppa, ma non viene compreso dal compagno, passiamo all’inventore senza resa, ovvero quel giocatore che di fantasia, qualità e piedi ne abbia da vendere, ma non riesca ad esprimerli al momento giusto. Penso a Pjaca, quasi commovente in allenamento, che poi non riesce ad esprimersi allo stesso modo in partita.

Quindi tecnica + fantasia (non di uno solo, ma di più players) e circostanze positive che passano dallo stato di forma, dall’affiatamento, fino alla capacità di non farsi condizionare da fattori esterni.

Fatica e disciplina

Li inserisco insieme, poiché l’una deve includere l’altra: inutile che un giocatore sudi 12 maglie, se lo fa, per esempio, correndo a vuoto e senza un’idea tattica, di posizione, un obiettivo. Pensiamo ai calciatori di Gasperini, di De Zerbi, epr rimanere nel nsotro campionato: gli allenamenti sono intensi, durano un’ora e mezza massimo, ma prevedono concentrazione altissima e nessun tempo morto, nonché gestione della tensione (anche allenarsi a calciare i calci di rigore è mentalmente impegnativo). Ma questo impegno basta da solo?

Se così fosse, pure io potrei giocare a pallone in alta categoria… certo aiuta, penso a Ronaldo famoso per i suoi allenamenti extra, vita dedicata alla cura del fisico e quindi combinazione tra disciplina, fatica e “spirito di sacrificio”, ma non basta. Restiamo tutti CT, ma non giocatori

L’errore arbitrale

Può un errore arbitrale condizionare una partita? Assolutamente. Lo si vede ogni domenica, su molti campi. C’è sempre un qualcosa da recriminare per cui sarebbe potuta andare diversamente: un goal annullato, un rigore non dato, uno aggiudicato, un fuorigioco… Il Var avrebbe dovuto aiutare a ridurre al minimo tale confusione, ma dopo un inizio promettente, si è rivelato addirittura nocivo per alcuni interventi decisamente discutibili e per l’applicazione arbitraria di alcune norme.

Ma su di un campionato quanto incide? Il dirigente del Benevento è stato espulso per la violenza delle accuse nei confronti del fischietto di domenica scorsa in particolare, ma per una convinzione generale gli arbitri siano concausa della difficile posizione in classifica.

Certo, qualche punto perso potrebbe essere una facile recriminazione a fine anno, ma quando ci sia qualità e tecnica, si giochi bene, si meriti, alla fine magari non proprio nella posizione più giusta, ma di certo si finirà in quella appropriata…

Gli stati che salgono per la gradinata…

I tifosi fanno la differenza? In quest’anno di Covid, si dovrebbe essere compresa la risposta. In taluni casi, il tifo è la spinta, la forza della squadra, il 12° uomo in campo. In altri, può penalizzare quando il clima sia troppo teso, la contestazione si faccia pesante e la paura prenda giocatori meno esperti, mentre quelli più “corazzati” si convincano che forse cambiar aria… Quest’anno la differenza casa/trasferta non si percepiva quasi. Salvo per i derby di Genova, dove i tifosi si sono “riuniti” in vari luoghi e fuori dal Ferraris per sostenere la compagine amata, il vuoto regnava ed il silenzio rendeva semplice ascoltare le voci degli allenatori, le urla dei calciatori, le direttive dei “veterani” in campo.

Visto esserci salvati in anticipo, potremmo dire che talvolta… ma non è questo tempo né luogo. Di certo, un calcio senza (condizionamento) tifo, visto alla televisione e vissuto quindi sul divano, non fa bene al tifoso come al giocatore, che se in una certa situazione può esserne felice – penso allo scorso anno, in piena contestazione – per la maggior parte delle volte e del tempo, vive “per essere ammirato”

Cosa decide dunque una partita?

Come sempre, non esistono verità uniche, uniche soluzioni, unici motivi per una qualsiasi situazione complessa. Nel caso del calcio, parliamo di 22 giocatori in campo, con diverse caratteristiche e livello, 3 arbitri, 2 mister + i preparatori, compagni in panchina, tifosi, fortuna, rimpalli, infortuni … la partita la decide l’insieme, ma la qualità e la voglia decidono le sorti del campionato.

 

Genova, 26 Aprile 1977 “Io parlo di Comunicazione – ufficio stampa e media relation - Siti Web. Papà chiede quando smetterò di giocare e disegnare e mi troverò un lavoro vero. I genitori la sanno lunga...” Consulente per la comunicazione aziendale e politica da oltre 15 anni è socia della PVD Consulting insieme a Pietro Avogadro, sistemista ed esperto in privacy. Inizia il proprio percorso a Milano, in un’agenzia di comunicazione dopo uno stage legato al Master di specializzazione per tornare a Genova ed intraprendere il percorso lavorativo indipendente. Non è stato semplice, la sua città la accoglie con diffidenza: giovane donna, spesso si sentiva chiedere dove fosse il suo capo. Ma ha saputo destreggiarsi, crescere e creare un’impresa piccola, ma solida anche grazie alla continua voglia di evolvere, aggiornarsi e, soprattutto alla testardaggine: “E’ stato difficile affermarsi, ma l’entusiasmo che veniva percepito apriva lo spiraglio. Qualche volta non è bastato, altre è servito ad iniziare un percorso. Alla fine, posso dire essermi tolta molte soddisfazioni e qualche sassolino…” Consegue il titolo in diversi Master tra cui quello in “Ufficio stampa e media relation” del sole 24 Ore, “Digital marketing” con Studio Samo e “Consulente politico e marketing elettorale” con Eidos Communication. Tra Milano e Roma la voglia di migliorare si fa sempre sentire senza esaurirsi: “Forse è questo il mio jolly, non mi accontento mai”. Il ruolo che le piace più ricoprire è quello di addetto stampa, ma ama collaborazioni e consulenze che la portino a studiare nuove realtà e preparare i clienti ad affrontare il mondo della comunicazione sempre più visual ed incentrato sui social. I suoi clienti spaziano da realtà medio grandi di diversa natura, associazioni sportive, politici e liberi professionisti, a start up per cui studia piani di lancio. Sempre attiva, tanto da mettere il lavoro al primo posto, quando le si chieda come stia, risponde raccontando delle proprie giornate professionali. Per passione, entra in contatto con il mondo della televisione e della radio. In particolare, oggi, conduce insieme ad Angelo Arecco una trasmissione settimanale di informazione su Radio Skylab che vanta grandi ospiti e seguito. Ha scritto per alcune testate online, creato blog: “Non sono certa di dove mi condurrà la vita, amo cambiare e detesto i titoli sterili. Di certo scriverò. Questa è l’unica certezza: l’ho sempre fatto e so farlo bene!” Nell’ambito sociale, è responsabile regionale di Unavi (Unione Nazionale Vittime)

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